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Marangoni, addio gare. Diventa tecnico

Stop all’agonismo, sarà coordinatrice della commissione della specialità del pattino in linea e allenatrice: «No al doping»

di Salima Barzanti
2 minuti di lettura

ODERZO. Silvia Marangoni appende i pattini al chiodo: la stella delle Fiamme Azzurre annuncia ufficialmente il suo ritiro dalle competizioni. Cala il sipario su un’era del pattinaggio a rotelle inline, che ha visto l’opitergina regina assoluta, con 11 titoli mondiali conquistati dal 2002 al 2015. Per la trentunenne ora un futuro da tecnico federale, coordinatrice della commissione della specialità del pattino in linea e allenatrice. Tra i tanti attestati di stima, anche quello, via Twitter, del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Cara Silvia, eri, sei e sarai sempre una Grande!»

E grande, la trevigiana, lo è stato per davvero. Non solo per il palmarès che parla da solo, ma anche per il modo in cui ha costruito le sue vittorie e ha saputo rinascere dopo l’infortunio di fine 2013. «Credo che essere campioni significhi anche sapere quando dire basta, quando fermarsi» spiega Marangoni «lo devo al lavoro, alle medaglie che ho vinto, al mio talento e soprattutto a tutte quelle persone che credono in me ed ai bambini e alle bambine che alleno ogni giorno. Ho deciso di dire basta perché fisicamente ero al limite e soprattutto l'ultimo infortunio mi ha insegnato che dopo tanti anni che tiravo il mio corpo al massimo era necessario rallentare. Ho deciso di dire basta perché sentivo che anche le motivazioni venivano a mancare. Testa e cuore mi hanno fatto capire che era il momento di appendere i pattini al chiodo. Noi campioni siamo un esempio: ora posso insegnare ai giovani che tutti possono vincere, ma il segreto è fare sport con passione e per piacere come dice Carl Lewis».

Il punto più elevato della carriera della trevigiana la vittoria del decimo mondiale. «Dopo la vittoria del 10° titolo con la prestazione migliore di sempre credevo di poter gareggiare per altri 10 anni, ma a poche settimane è arrivato l’infortunio l’ernia cervicale che ha compromesso la preparazione mondiale ed è stato un miracolo esserci a Reus anche se sono arrivata seconda» afferma «lì mi sono “detta dimostra al mondo che sei la più forte. Rialzati e poi allenati al 200%”. Così è stato e a Calì sono riuscita a riprendermi ciò che era mio: la medaglia d’oro. Crederci sempre e mollare mai. È il mio motto. La mia stella polare. Ho capito però che ero arrivata. Dopo quella vittoria gli infortuni sono stati più frequenti e l’ernia ha ricominciato a darmi fastidip». Un grazie sincero va alla sua famiglia e a tutti coloro che le sono stati accanto, «da chi mi ha trasformato da un'atleta vincente ad una campionessa: Samo Kokorovec, il mio allenatore un fuoriclasse assoluto che mi ha insegnato tecnica e mentalità», a coloro che l’hanno seguita con dedizione e professionalità «Andrea Barbieri, Michele Petranzan, Alex Rossi, Massimiliano Zappalà, Luigi Tonetto e Cesare Stallone» e a «Giovanni Malagò, un grande presidente che ha saputo dare attenzione e sensibilità ad uno sport come il pattinaggio artistico che non è sempre sotto la luce dei riflettori, mi ha fatto un bellissimo regalo con il Collare d’Oro e mi è sempre stato vicino».

Di tempo ne è passato da quando ha iniziato a calcare le piste di pattinaggio, con il body dello Skating Club Oderzo. Poi la grande soddisfazione vestire la maglia delle Fiamme Azzurre, gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria. D’ora in poi allena e allenerà alla Polisportiva Dilettantistica di Spinea, all’Accademia Pattinaggio a San Vendemiano e all’Italian Show Motta di Livenza. «Se posso lanciare un messaggio ai giovani che si avvicinano allo sport è questo: dite sempre no al doping» ribadisce «un doppio no senza se e senza ma. La ricetta vincente è una sola: lavoro, lavoro, lavoro. Il talento è fondamentale, ma va allenato. Questo cerco di insegnare ai giovani talenti che ogni giorno vedo in pista». Se da un lato finiscono le competizioni, di certo non finisce la sua immensa storia d'amore con il pattinaggio.

«Ora che è ufficiale posso dire grazie al presidente della mia federazione Sabatino Aracu, al responsabile di settore Ivano Fagotto e al consigliere federale Marika Kullmann e a tutta la Federazione Italiana Sport a Rotelle che mi hanno nominato tecnico federale e coordinatrice della commissione della specialità del pattino in linea. Proprio in questi giorni sto scrivendo il regolamento per i prossimi anni». Anche qui, c’è da scommetterlo, tenterà di ottenere il punteggio più alto. Sognando, magari un giorno, di accompagnare una nuova “Silvia Marangoni” in quelle Olimpiadi alle quali avrebbe tanto voluto partecipare.
 

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