Il vaiolo era una malattia infettiva di origine virale, causata dal virus Variola, appartenente al genere Orthopoxvirus (la stessa di cui fa parte anche il vaiolo delle scimmie). L'organo più colpito dalla malattia era la pelle, interessata dalla comparsa di eruzioni cutanee, soprattutto sul volto, braccia e gambe. Ma anche la bocca e la gola venivano interessate dall'infezione, soprattutto nelle fasi iniziali dell'infezione. Il decorso poteva essere molto grave, con la comparsa di complicazioni a livello cardiocircolatorio, polmonare e neurologico. È stata una malattia con un elevato tasso di mortalità, antichissima, con testimonianze che risalgono agli antichi Egizi.
Chi colpisce
È la prima e unica malattia infettiva eradicata al mondo: nel 1980 l'Organizzazione mondiale della sanità dichiarava di aver debellato il vaiolo. Non esistono dunque da più di quarant'anni casi in natura di vaiolo - l'ultimo risale al 1977 in Somalia – e oggi il virus è mantenuto solo all'interno di due laboratori di sicurezza al mondo (negli Usa e in Russia). Storicamente la malattia ha avuto un tasso di mortalità elevatissimo: intorno al 30% e si stima che solo nel ventesimo secolo abbia causato la morte di 300 milioni di persone. In una delle forme di vaiolo, cosiddetto minor (o alastrim), la sintomatologia e la mortalità erano piuttosto ridotte (intorno all'1%).
Come si trasmette
La malattia si trasmetteva per via aerea, attraverso goccioline di saliva emesse da tosse e starnuti e anche per contatto diretto con le lesioni dei pazienti infettati. Anche il contatto con oggetti o indumenti contaminati dalle eruzioni cutanee – come le lenzuola – poteva veicolare l'infezione. La comparsa della febbre segnava l'inizio del periodo di infettività, che terminava dopo la caduta dell'ultima crosta delle lesioni della pelle.
Come si manifesta
Le prime fasi della malattia erano caratterizzate da febbre alta e dolori, cui seguiva, nel giro di due/tre giorni, la comparsa delle classiche eruzioni cutanee, generalmente prima nella bocca e nel viso per poi interessare tutto il resto del corpo. Nel corso della malattia queste eruzioni cutanee cambiavano: inizialmente comparivano come macchie rosse, poi si riempivano di liquido, fino a trasformarsi in pustole e infine a formare una crosta. La febbre, alta all’esordio della malattia, tendeva ad attenuarsi con la comparsa delle prime eruzioni, per poi risalire. La caduta delle croste – nel giro di circa tre settimane - si accompagnava alla comparsa di cicatrici, che rimanevano anche a distanza della malattia.
Il vaccino
La vaccinazione contro il vaiolo è stata la prima nella storia dell’immunologia. La sua introduzione si deve alle intuizioni del medico Edward Jenner, che aveva osservato e sperimentato come l’infezione con il vaiolo bovino proteggesse anche da quello umano. Il vaiolo è stata anche la prima e unica malattia infettiva a essere eradicata grazie ai vaccini e a un imponente programma di immunizzazione e sorveglianza epidemiologica, motivo per cui oggi la vaccinazione antivaiolo non è più raccomandata: in Italia è stata ufficialmente abolita nel 1981. I vaccini contro il vaiolo esistono ancora, ma è candidato a riceverli solo chi considerato ad alto rischio di contrarre la malattia, come il personale che lavora a stretto contatto con il virus del vaiolo o simili, in laboratori ad alta sicurezza. Scorte di vaccino sono mantenute in diverse aree nel mondo per renderle disponibili in caso di ricomparsa della malattia, per esempio in seguito a un attacco bioterroristico. I vaccini oggi disponibili contro il vaiolo contengono il virus del vaccino (Vaccinia virus), e sono in grado di innescare una risposta immunitaria capace di conferire protezione anche contro il virus del vaiolo. A seconda della tipologia di vaccino, possono essere somministrati per via percutanea o sottocutanea. Il vaccino che ha consentito l’eradicazione del vaiolo veniva somministrato tramite puntura sulla pelle, e generava nel sito di iniezione una piccola pustola, che una volta seccata lasciava una caratteristica cicatrice. Era efficace nel prevenire l’infezione e la malattia sia nelle persone mai esposte al virus sia in quelle esposte, purché somministrato nel giro di pochi giorni.