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Poliomielite

Poliomielite
2 minuti di lettura

La poliomielite è una malattia infettiva molto contagiosa. A causarla è il poliovirus, un virus che infetta le cellule di orofaringe, tonsille, linfonodi del collo e dell'intestino tenue. Può colpire il sistema nervoso centrale, distruggendo i neuroni motori del midollo spinale e provocando una paralisi che, nei casi più gravi, può diventare totale.


Chi colpisce 


La malattia si manifesta soprattutto nei bambini sotto i tre anni, ma possono essere colpite persone di tutte le età. La mortalità nella forma paralitica acuta è del 2-5% per i bambini e del 15-30% per gli adolescenti e gli adulti. La vaccinazione ha permesso di eradicare il virus in gran parte del mondo, compresa l’Italia dove l’ultimo caso è stato registrato nel 1982. L’eliminazione completa della malattia in Europa e in molti altri paesi nel mondo, però, è stata raggiunta solo nel 2002, e nel 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato libera dal virus anche l’Africa. Gli unici due paesi in cui l’infezione è endemica sono Afghanistan e Pakistan. I bassi livelli di immunizzazione della popolazione in alcune aree del mondo, tuttavia, stanno portando a un amento dei casi: nel 2020 sono stati registrati 1106 casi in 27 paesi contro i 378 segnalati nel 2019 in 20 paesi.


Come si trasmette

L’infezione si trasmette per via oro-fecale, ingerendo acqua o cibi contaminati, o attraverso la saliva e le goccioline emesse con colpi di tosse e starnuti da persone infette o portatori sani. 

Come si manifesta

Una volta avvenuto il contagio, il periodo d’incubazione varia tipicamente dai 7 ai 14 giorni. La malattia, poi, si manifesta in forma asintomatica, oppure in forma lieve con sintomi quali febbre, mal di testa e mal di gola. Se l’infezione raggiunge il sistema nervoso, invece, si può presentare come meningite asettica non paralitica attraverso febbre, indebolimento, mal di testa, vomito, costipazione, indolenzimento del collo e dolore agli arti. Nell’1% dei casi (uno su 200 secondo i dati OMS), inoltre, il virus può interessare i nervi della colonna vertebrale e della base del cervello e causare la poliomielite paralitica, la forma più grave che si manifesta con paralisi asimmetrica delle gambe (forma spinale), indebolimento dei muscoli, difficoltà a respirare, deglutire e parlare (forma bulbare), o con una combinazione di entrambi questi sintomi (forma bulbo-spinale).

Dalle forme asintomatiche, lievi e di meningite asettica si può guarire completamente. Quelle paralitiche comportano invece un rischio di paralisi permanente e di tetraplegia, se l’infezione è estesa a tutti gli arti, di sviluppare deformità scheletriche, blocco delle articolazioni o difficoltà di movimento (ad esempio il piede equino). Nei casi più gravi si può arrivare alla paralisi respiratoria fatale. Alcuni disturbi associati a una precedente infezione da poliovirus possono manifestarsi a distanza di anni, dando luogo alla sindrome post-polio, che non è contagiosa ma può provocare debolezza muscolare o dolore alle articolazioni, affaticamento, difficoltà a respirare o deglutire.

Il vaccino


Il vaccino anti-polio somministrato oggi in Italia è un vaccino inattivato, cioè prodotto utilizzando virus uccisi tramite esposizione al calore oppure con sostanze chimiche. Nei bambini si effettua di norma con il vaccino esavalente: la prima dose viene somministrata al 3° mese di vita, la seconda al 5° mese, la terza all’11° mese e la quarta a 5-6 anni. Per gli adulti non vaccinati, sono raccomandate 2 dosi a distanza di 4-8 settimane, seguite da una terza dose dopo 6-12 mesi.