L'epatite B è una malattia del fegato causata da un virus a DNA appartenente al genere Orthohepadnavirus, chiamato virus dell'epatite B (HBV). Si tratta di uno degli agenti virali più infettivi al mondo. Il virus una volta entrato nell’organismo si moltiplica principalmente nel fegato.
Solo il sangue, lo sperma e le secrezioni vaginali sono associati alla trasmissione dell’infezione probabilmente a causa del livello elevato di virus al loro interno. Altri fluidi, contenendo modeste quantità di virus, non sono stati ritenuti responsabili del contagio.
Chi colpisce
L'OMS stima circa 257 milioni di portatori cronici dell’infezione da epatite B, di cui solo il 10% consapevole del proprio stato. La più alta incidenza di infezioni croniche è segnalata nel Pacifico occidentale e in Africa. In Italia il numero annuo di nuovi casi da epatite B acuta è progressivamente diminuito negli ultimi 25 anni soprattutto grazie all’introduzione della vaccinazione.
Come si trasmette
Può essere trasmessa mediante l’uso di sostanze stupefacenti iniettive, attraverso rapporti sessuali praticati senza l’uso del preservativo, tramite la pratica di tatuaggi e piercing, trattamenti medico/chirurgici e dentari in ambiente non igienico e con strumenti o attrezzature non sterilizzate. Si trasmette da madre a figlio al momento del parto, e mediante trasfusioni in paesi dove le donazioni di sangue non sono controllate. Il contagio è possibile anche attraverso la condivisione di spazzolini da denti, rasoi, strumenti per manicure e pedicure, tramite punture accidentali con aghi usati su persone infette, mediante il contatto con il sangue proveniente da ferite, tagli o graffi di una persona con epatite B.
Come si manifesta
Spesso l’infezione non causa alcun disturbo evidente, in questo caso si parla di infezione asintomatica, ma la presenza del virus nel sangue e nei fluidi corporei può comunque contagiare altre persone. Quando invece l'infezione provoca danni al fegato si parla di epatite B, che può essere acuta o cronica: nel primo caso si manifesta subito dopo l’ingresso del virus nel corpo e può guarire spontaneamente, nel secondo lavora silenziosamente e produce progressivamente un danno alle cellule del feagto. Negli adulti, nella maggioranza dei casi (95%) l’infezione acuta va incontro a guarigione spontanea entro qualche mese senza necessità di alcuna cura. Nei bambini, minore è l’età, meno frequente è la guarigione spontanea, può infatti variare dal 10% nei neonati che contraggono l’epatite dalla madre al momento del parto, al 20-30% nei bambini che contraggono l’infezione nei primi anni di vita.
Raramente, meno di 1 caso su 100, l’infezione può manifestarsi come epatite fulminante, in tal caso, il sistema immunitario del malato, nel tentativo di eliminare il virus, attacca il fegato in maniera esagerata, danneggiandolo cosi gravemente da bloccare le normali funzioni svolte dall’organo. In questi casi, l'infezione può essere mortale.
Mella maggior parte dei casi l’epatite B, sia acuta che cronica, non provoca disturbi, chi è portatore del virus spesso non ne è consapevole e scopre di averla contratta molti anni dopo solo quando compaiono problemi legati alla funzionalità del fegato. Nei casi in cui i disturbi sono presenti tendono a comparire a distanza di 2-3 mesi dal contagio, si tratta di sintomi influenzali, inclusa stanchezza, febbre, malessere generale e dolori, perdita di appetito, diarrea, dolori addominali, colorazione giallastra della cute e delle sclere, urine scure e feci chiare.
Il vaccino
Il vaccino dell’epatite B è un sospensione sterile contenente particelle dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg) prodotte in laboratorio. Contenendo solo una parte del virus non è assolutamente in grado di produrre la malattia ma è sufficiente a indurre la risposta del sistema immunitario. Esiste un vaccino combinato contro l’epatite A e B. In Italia dal 1991 la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e fino al 2003 lo è stata anche per gli adolescenti. La protezione dura almeno 20 anni.