La difterite è una malattia infettiva acuta di origine batterica, a causarla è il Corynebacterium diphtheriae. L’infezione colpisce più di frequente la gola, il naso, la faringe, la laringe, la trachea e le tonsille, ma esiste anche un altro tipo di batterio, presente soprattutto nelle zone tropicali, che provoca ulcere della pelle. Di rado, possono essere coinvolti la vagina o la congiuntiva, la mucosa trasparente che ricopre la superficie interna delle palpebre e quella anteriore del bulbo oculare. Alcuni ceppi di Corynebacterium diphtheriae producono una tossina che può danneggiare gravemente tessuti e organi, come cuore, rene e sistema nervoso.
Chi colpisce
Pur colpendo a qualsiasi età, la difterite interessa soprattutto i bambini non vaccinati ed è diffusa nei paesi con clima temperato, dove l’incidenza è più alta nei mesi più freddi. Nel 5-10% dei casi si tratta di una malattia letale, ma nei paesi sviluppati oggi l’infezione è rara, mentre è diffusa in quelli più poveri, dove le risorse igienico-sanitarie sono più scarse e il ricorso alla vaccinazione è ancora poco diffuso.
Secondo i dati Oms, i casi mortali nel 2011 in tutto il mondo sono stati circa 2.500, mentre nel 2013 quelli segnalati 4.680. In Italia, dal 2015 al 2017 sono state registrate 8 infezioni confermate: di queste, un caso era dovuto a Corynebacterium diphtheriae, produttore di tossina responsabile di difterite cutanea, tutti gli altri, invece, ad altri ceppi che non producono tossine.
Come si trasmette
La difterite si trasmette per contatto diretto con goccioline di saliva di persone infette, attraverso colpi di tosse e starnuti. Più raramente, il contagio può avvenire da indumenti od oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni dei pazienti. Chi contrae l’infezione può trasmetterla anche se non manifesta alcun sintomo.
Come si manifesta
Il periodo di incubazione va dai dai due ai cinque giorni. In caso di difterite respiratoria, i primi sintomi sono mal di gola, perdita d’appetito, malessere generalizzato, e febbre leggera. Entro due o tre giorni, sulla superficie delle tonsille e della gola si forma una membrana grigiastra spessa e dai margini infiammati. Talvolta, queste lesioni possono sanguinare e assumere un colore verdastro o nero. Altri sintomi associati all’infezione possono essere ingrossamento dei linfonodi del collo e ostruzione respiratoria, che si verifica quando la membrana nelle alte vie respiratorie è talmente estesa da ostacolare il passaggio dell’aria.
Quando invece la difterite è cutanea, l’infezione provoca delle ulcere, cioè delle lesioni sulla pelle che di solito compaiono sulle braccia e sulle gambe. Queste si presentano come zone escavate ricoperte da patina grigiastra e causano arrossamento, dolore e gonfiore.
Nella maggior parte dei casi, la malattia ha un decorso benigno, ma in alcuni casi possono insorgere complicanze gravi a livello del sistema nervoso (neuropatia periferica), dei reni (insufficienza renale) e del cuore (aritmie, con rischio di arresto cardiaco, miocardite, insufficienza cardiaca progressiva).
Il vaccino
Disponibile fin dagli anni Venti del secolo scorso, il vaccino contro la difterite contiene la tossina difterica, modificata in modo da non essere più pericolosa e in grado di stimolare l’organismo a produrre anticorpi protettivi contro la malattia. Oggi la vaccinazione si effettua di norma con una formulazione trivalente, che contiene anche quelli contro il tetano e la pertosse. Nei nuovi nati, inoltre, si tende a utilizzare il vaccino esavalente, che protegge oltre che da tetano, pertosse, anche da poliomielite, epatite B e da emofilo tipo B. La vaccinazione è consigliata ai bambini nel primo anno di vita, agli adulti non vaccinati e a chi si deve recare nei paesi dove la malattia è endemica.
Il ciclo di base prevede tre dosi somministrate al terzo, al quinto e al dodicesimo mese di vita. Vengono poi eseguite due dosi di richiamo, a 6 e 14 anni, a cui possono seguire richiami decennali per mantenere un’immunità duratura.