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Ipertensione, ecco perché qualche volta i farmaci non funzionano

Ipertensione, ecco perché qualche volta i farmaci non funzionano
Se la pressione non cala nonostante la terapia l’origine potrebbe essere un nodulo delle ghiandole surrenali. Una Tac con speciale tracciante ed esame urine aiuta ad individuarlo
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Quando si parla di pressione alta, nella stragrande maggioranza dei casi si pensa all'ipertensione essenziale, ovvero senza una causa specifica. Ma non bisogna dimenticare che a volte, seppur raramente, l'aumento dei valori pressori può essere legato alla presenza di specifiche lesioni in grado di alterare i livelli di sistolica e diastolica. Una di queste situazioni è rappresentata dalla presenza di noduli delle ghiandole surrenali. Se l'esame standard per riconoscere un eccesso di produzione di aldosterone (responsabile dell'aumento di pressione) è il cateterismo delle vene surrenaliche, che può essere fatto solo in centri altamente specializzati e non sempre consente di arrivare alla diagnosi, ora una ricerca inglese mostra che una TAC (anche se sarebbe più corretto parlare di TC) di dieci minuti può arrivare ad identificare le piccole lesioni. Come? Grazie ad un tracciante specifico che va ad addensarsi nel nodulo, colorandolo. Così, in futuro, sarà più facile individuare queste alterazioni delle surrenali che portano a quadri di ipertensione spesso resistente ai farmaci. A far sperare è uno studio condotto dagli esperti dell'Università Queen Mary di Londra insieme a studiosi dell'Ospedale Barts e dell'Ospedale Universitario di Cambridge, coordinati da Morris Brown e William Drake, pubblicato su Nature Medicine

Perché occorre studiare le surrenali

Nella maggior parte delle persone con ipertensione, la causa è sconosciuta. L'unica terapia possibile mira quindi ad abbassare i valori pressori elevati, con trattamenti su misura caso per caso, al fine di ridurre il rischio cardiovascolare. Ma attenzione: gli stessi studiosi dell'Università Queen Mary negli anni scorsi hanno svelato che in almeno cinque persone su cento con ipertensione esisterebbe una sorta di "stigmata" genetica che porta le ghiandole surrenaliche a produrre una quantità anomala di aldosterone. Questo ormone porta a trattenere il sodio, con incremento della pressione. Per questo chi ha eccesso di aldosterone nel sangue tende a non rispondere ai trattamenti con i farmaci disponibili e a mantenere livelli di sistolica e diastolica abnormemente elevati, con conseguente rischio di infarto ed ictus in aumento. "L'origine di questa eccessiva attività endocrina potrebbe essere in un nodulo monolaterale delle ghiandole surrenali, non visibile con ecografia o TAC tradizionale e, quindi, diagnosticabile solo grazie ad una procedura complessa come il cateterismo selettivo delle vene surrenaliche - spiega Claudio Ferri, direttore della Cattedra di Medicina Interna dell'Università de L'Aquila".

Una "spia" individua i noduli

La ricerca britannica ha preso in esame 128 soggetti con ipertensione legata all'eccesso di aldosterone. Grazie alla TAC mirata si è visto che in circa due terzi dei casi l'ipertensione (spesso è resistente alle cure) era legata alla presenza di un nodulo, del tutto benigno, che si trovava in una delle due strutture che si trovano come veri e propri "cappelli" sopra il rene. E soprattutto, si è visto che questa lesione poteva essere asportata senza problemi. Come si è arrivati a scoprire il nodulo patologico? Grazie ad un colorante radioattivo capace di legarsi solo alla lesione che produce aldosterone in eccesso. Il composto si chiama metomidato. La TAC dura solo 10 minuti ed associandola (in caso di nodulo "caldo") ad un test per la ricerca degli ormoni sulle urine può consentire di individuare i pazienti che meglio rispondono ai farmaci. 

Verso una terapia su misura

"Lo studio mostra che la TAC fatta con uno speciale tracciante potrebbe rendere più specifica, rapida e semplice l'individuazione del nodulo surrenalico secernente aldosterone e favorire così una diagnostica più snella - segnala Ferri - ma soprattutto evitare la mancata diagnosi di una ipertensione arteriosa risolvibile con l'opportuna terapia chirurgica da anni, per altro, effettuabile anche in via laparoscopica". La ricerca ha preso in esame soggetti che sono stati sottoposti a cateterismo selettivo delle vene surrenaliche o TAC con metomidato, che poi sono stati "incrociati", per cui tutti hanno effettuato prima il cateterismo selettivo delle vene surrenaliche e poi entrambe le strategie diagnostiche. "I risultati dello studio sono molto interessanti: dimostrano la sicurezza della procedura non invasiva con la TAC e la sua accuratezza nel sostituirsi ad una complessa procedura, di difficile esecuzione se non in mani esperte e, per altro, notoriamente nemmeno eseguibile in diversi ospedali - conclude l'esperto".