Passare dalla teoria alla pratica. Difficile, anche quando in gioco c'è la salute dei propri figli. Così se è vero che l'80% dei genitori sa che il papilloma virus può causare alcune forme di tumore, sebbene esista un vaccino in grado di abbassare il rischio di contrarre l'infezione, il tasso di adesione vaccinale è ancora molto basso. A livello nazionale solo il 32% delle undicenni (coorte delle nate nel 2009) ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione, passando da un massimo del 61% registrato nella Provincia Autonoma di Trento al minimo del 5% del Friuli Venezia Giulia. Leggermente migliore è la situazione per la coorte del 2008 dove però solo la metà delle giovani ha ricevuto le due dosi di vaccino. Per quanto riguarda i maschi nelle coorti del 2009 e del 2008 le percentuali sono solo del 26% e del 44%. Questi dati sono emersi durante il convegno nazionale "Eliminare il cancro alla cervice uterina: i bilanci e le prospettive a due anni dalla call to action dell'OMS" a cui hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni sanitarie nazionali, delle Regioni, dei clinici e delle associazioni dei pazienti.
Un'occasione per rilanciare il Manifesto voluto due anni fa da Fondazione Umberto Veronesi, Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Fondazione IncontraDonna, CittadinanzAttiva, ThinkYoung, Consiglio Nazionale dei Giovani, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e ACTO - Alleanza Contro il Tumore Ovarico. I firmatari del documento hanno proposto al Governo cinque punti d'intervento per consentire entro il 2030 all'Italia di diventare il primo Paese europeo a eliminare il tumore ginecologico causato dal papilloma virus, secondo gli obiettivi sanciti dall'Oms.
"È questo l'obiettivo della call to action promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - afferma Walter Ricciardi, Presidente del Mission Board on Cancer -. Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per raggiungerlo e la vaccinazione è il primo pilastro su cui lavorare per eliminare il cancro cervicale anche nel nostro Paese. Purtroppo siamo ancora lontani da coperture vaccinali ottimali nella popolazione target prevista dal nostro Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Pertanto, sarà necessario implementare il più possibile gli interventi di prevenzione oggi disponibili, quindi vaccinazione anti-HPV e screening, per raggiungere l'ambizioso obiettivo promosso dall'OMS. Saranno, infatti, le azioni e le politiche di ciascuno Stato, oltre all'interazione e al confronto di gruppi multistakeholder, a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell'obiettivo globale di eliminazione del cancro cervicale e nel controllo di tutti gli altri tumori HPV-correlati".
L'Hpv, di cui si riconoscono oltre 100 tipi diversi con differente aggressività e capacità di causare neoplasie, è responsabile di praticamente tutti i tumori del collo dell'utero nelle donne (99%) e di parte dei tumori di ano, vulva, vagina, pene e gola. Ogni anno in Italia si registrano più di 3.000 casi di tumore della cervice uterina causati dal papillomavirus. Il tumore al collo dell'utero rappresenta ancora un'importante causa di morte per le donne. Si stima che, tra i nuovi casi, nel 2020 sono state 1.011 le donne decedute per questa patologia. Secondo l'ultima indagine Censis, i genitori che hanno deciso di vaccinare contro il Papillomavirus almeno un figlio sono aumentati nel tempo, passando dal 33,3% nel 2017 al 43,3% nel 2019 (il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 ha allargato l'indicazione gratuita ai maschi), fino al 46% di oggi. Aumentano rispetto al 2019 anche le persone interessate alla vaccinazione anti-Hpv che non hanno ancora vaccinato i figli, passate dal 25,4% al 28,1%, e in parallelo sono in riduzione i genitori che affermano di non essere interessati alla vaccinazione (erano il 30,6% nel 2017, sono l'11,3% nel 2022).