Sei casi su 10 di tumore del rene sono individuati per caso. Non c’è, infatti, un esame per la diagnosi precoce. Cosa può fare, allora, la differenza? “Due cose: la prevenzione primaria, cioè lo stile di vita, e, una volta che viene diagnosticato, non perdere tempo e riferirsi immediatamente a un centro multidisciplinare specializzato per il tumore del rene”, risponde Tonia Cinquegrana, Presidente e tra le fondatrici di Anture, Associazione nazionale tumore del rene che oggi, in occasione della giornata dedicata a questa neoplasia ha organizzato una conferenza stampa virtuale (disponibile sul suo canale Facebook), grazie al sostegno non condizionato di Ipsen.
La giornata dedicata all’importanza di parlare della cura
La giornata è stata istituita dall’International Kidney Cancer Coalition (IKCC), la rete internazionale e indipendente di associazioni di pazienti provenienti da quasi 45 Paesi diversi.Quest’anno è dedicata alla dialogo tra medici e paziente sulle diverse possibilità di trattamento (“We need to talk about treatment options”). “Diversi studi - prosegue Cinquegrana - hanno dimostrato che i risultati migliori si ottengono quando i pazienti e i medici prendono insieme le decisioni terapeutiche. A seconda della tipologia di tumore, del suo stadio e delle priorità del malato ci sono infatti diverse possibilità. Uno degli obiettivi dell’edizione di quest’anno della Giornata Mondiale è proprio quello di favorire il dialogo tra gli specialisti e i malati. Vogliamo poi in questa occasione sottolineare l’importanza dei test genomici anche in questa neoplasia: devono essere resi disponibili a tutti i pazienti che ne hanno necessità sull’intera penisola”. Un altro aspetto importante è l’accesso agli studi clinici: secondo un recente sondaggio mondiale dell’IKCC, l’89% dei pazienti con tumore del rene prenderebbe in considerazione l’idea di far parte di una sperimentazione, ma a meno della metà viene fatta questa proprosta.
Le testimonianze di due pazienti
Per far toccare con mano l’importanza sia della condivisione delle scelte terapeutiche per migliorare la qualità di vita, sia delle sperimentazioni, due pazienti hanno raccontato la loro esperienza: Virginio e Veronica, il cui tumore oggi è in remissione completa grazie all’immunoterapia. “La possibilità di raccontare la mia storia è quasi un miracolo”, dice: “Il tumore è stato scoperto 8 anni fa. Sono stata operata, ma poco dopo ho avuto una recidiva. Ho avuto la possibilità di partecipare allo studio clinico e sebbene la mia situazione fosse davvero critica, grazie a questa opportunità oggi la malattia non c’è più, se così si può dire”. “Gli studi clinici sono fondamentali per aumentare le nostre conoscenze sul cancro e al tempo stesso possono fornire ai malati l'accesso a trattamenti innovativi”, commenta Giuseppe Procopio, Direttore dell’Oncologia ASST di Cremona: “Per questo duplice obiettivo la ricerca è fondamentale e deve essere sempre promossa. Ci ha permesso di ottenere risultati straordinari soprattutto per quanto riguarda la personalizzazione delle terapie”.
Come cambia la cura
L’incremento della sopravvivenza è dovuto all’introduzione delle terapie target innovative che, nell’ultimo decennio, in particolare per la fase avanzata della malattia. “L’introduzione dei farmaci biologici prima e poi di quelli immunoterapici ha rivoluzionato la pratica clinica e può restituire speranza”, aggiunge Sergio Bracarda, Presidente Incoming della SIUrO - Società Italiana di Urologia Oncologica: “I notevoli risultati positivi in termini di efficacia sono però accompagnati anche da alcuni effetti collaterali temporanei. I più frequenti sono debolezza, stanchezza, nausea, vomito, perdita di appetito, anemia e alterazioni cutanee. Potenziare il dialogo tra specialista e paziente può favorire anche una migliore gestione di queste controindicazioni”.
Il test genomico
Per personalizzare sempre più le terapie, anche nel tumore del rene il test genomico può avere un ruolo importante. “Questo test, che deve essere fatto solo su indicazione dell’oncologo - permette di identificare le mutazioni driver, che possono diventare bersagli di terapie mirate, quando disponibili”, spiega Camillo Porta, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università Aldo Moro di Bari e Direttore della Divisione di Oncologia Medica del Policlinico di Bari: “Purtroppo il test non è ancora rimborsabile dal sistema sanitario”.
Il tumore del rene in Italia
In Italia ogni anno si contano circa 13.500 nuovi casi, di cui - come dicevamo - oltre 8 mila individuati tramite esami, come l’ecografia dell’addome, eseguiti per altri motivi. La malattia colpisce tre volte più gli uomini che le donne e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è intorno al 70%. Ad oggi si stima che nel nostro Paese vivano circa 144 mila persone con una pregressa diagnosi di tumore del rene. Nel 55% dei casi, quando viene scoperto il tumore è confinato solo al rene, mentre in circa il 30% si è già diffuso e ha dato metastasi. “Una preziosa arma nelle nostre mani è la prevenzione primaria”, conclude Porta: “Sono documentati da molte ricerche i collegamenti tra la malattia e il fumo di sigaretta, l’obesità o l’eccesso di peso o l’abuso di alcol, oltre che con patologie molto diffuse come l’ipertensione arteriosa o la malattia cistica renale”. Per la sua campagna di sensibilizzazione, Anture ha realizzato alcune interviste con pazienti, che è possibile vedere sul suo canale YouTube.