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Tumore al polmone, la combo di terapie prima della chirurgia migliora la sopravvivenza

Tumore al polmone, la combo di terapie prima della chirurgia migliora la sopravvivenza
Aggiungere l'immunoterapia alla chemio prima dell’intervento riduce il rischio di recidiva, progressione o morte
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Agire prima dell'operazione chirurgica che elimina il tumore, per migliorare ancora di più l'esito finale. Si chiama terapia neoadiuvante e si sta diffondendo sempre di più nella pratica clinica. L'ultimo risultato che dimostra l'efficacia di questo approccio riguarda il tumore al polmone non a piccole cellule, il più diffuso. A farlo sono i risultati dello studio CheckMate -816, presentati al meeting annuale 2022 della American Association for Cancer Research e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine, che riguardano l'associazione di un farmaco immunoterapico, nivolumab, e la chemioterapia. “Anche se il carcinoma polmonare non a piccole cellule risulta in alcuni casi curabile, i pazienti presentano una elevata probabilità di recidiva dopo la chirurgia, da qui l’importanza di avere opzioni terapeutiche sistemiche efficaci per interrompere questa tendenza”, dichiara Nicolas Girard, M.D., Ph.D., sperimentatore dello studio CheckMate -816 e professore e responsabile del Thorax Institute Curie-Montsouris. “I risultati di CheckMate -816 rappresentano la prima conferma di benefici evidenti e significativi con un trattamento neoadiuvante a base immunoterapica rispetto alla sola chemioterapia in questi pazienti, inizialmente intesi come risposta patologica completa ed ora come superiore sopravvivenza libera da eventi e una tendenza positiva nella sopravvivenza globale. Mentre il nostro impegno per trovare la cura per questi pazienti continua, questi dati rivelano possibili migliori risultati a lungo termine con nivolumab in associazione a chemioterapia”.

I risultati


Lo studio ha mostrato che il trattamento neoadiuvante con tre cicli di nivolumab in associazione a chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da insorgenza di eventi, rispetto alla sola chemioterapia. Ad un follow-up minimo di 21 mesi, nivolumab con chemioterapia, somministrato prima della chirurgia, ha ridotto il rischio di recidiva di malattia, progressione o morte del 37% nei pazienti randomizzati. Nei pazienti trattati con l’associazione, la sopravvivenza mediana libera da eventi è risultata di 31,6 mesi, rispetto a 20,8 mesi nei pazienti con la sola chemioterapia. Inoltre, sebbene i dati siano ancora immaturi e l’analisi non abbia raggiunto la significatività statistica, sono stati osservati risultati iniziali favorevoli di sopravvivenza globale con nivolumab in associazione a chemioterapia. A due anni, l’83% dei pazienti trattati con nivolumab e chemioterapia neoadiuvante era vivo, rispetto al 71% con la sola chemioterapia. La sopravvivenza globale continuerà ad essere monitorata per future analisi. CheckMate -816 rappresenta il primo studio di Fase 3 di una associazione a base di immunoterapia che mostra un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da insorgenza di eventi, oltre che dell’altro endpoint primario di risposta patologica completa, nel setting neoadiuvante del carcinoma polmonare non a piccole cellule. 

“La chirurgia è tuttora la pietra angolare nella cura dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule”, afferma Jonathan Spicer M.D., Ph.D., sperimentatore dello studio CheckMate -816, professore associato di Chirurgia alla McGill University, chirurgo della divisione di Chirurgia toracica e del tratto gastrointestinale superiore al Montreal General Hospital, McGill University Health Centre. “Il fatto che nivolumab con chemioterapia neoadiuvante abbia permesso di effettuare interventi più brevi, meno invasivi e meno estesi, senza aumentare le complicazioni o gli eventi avversi, è di importanza fondamentale per i chirurghi toracici e per i pazienti. Questi risultati, insieme ai miglioramenti della sopravvivenza, offrono la possibilità di cambiare completamente la modalità di collaborazione dei chirurghi con gli oncologi nel trattamento dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile”.

“L’immunoterapia ha inaugurato una nuova era dei trattamenti dei tumori metastatici, cambiando le aspettative di sopravvivenza dei pazienti con carcinoma polmonare e con diverse altre forme tumorali. Più recentemente, la comprensione della biologia del sistema immunitario e del cancro ci ha indotto ad esplorare il ruolo dell’immunoterapia nei setting neoadiuvante, adiuvante e peri-operatorio”, sostiene Abderrahim Oukessou, M.D., vice president, thoracic cancers development lead, Bristol Myers Squibb. “I dati di CheckMate -816, compresi i risultati iniziali positivi di sopravvivenza globale, confermano l’importanza della ricerca immunoterapica negli stadi iniziali di malattia, e con grande desiderio vogliamo continuare a vedere la scienza tradursi in benefici tangibili per i pazienti e per le loro famiglie”. Sulla base dei risultati di sopravvivenza libera da insorgenza di eventi e di risposta patologica completa dello studio CheckMate -816, a marzo 2022 la Food and Drug Administration americana ha approvato nivolumab in associazione a una doppietta chemioterapica a base di platino ogni tre settimane per tre cicli nei pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile (tumori ≥4 cm o linfonodi positivi) nel setting neoadiuvante, e ulteriori applicazioni sono in corso di revisione da parte delle autorità sanitarie globali.