In che modo i fattori di rischio modificabili, come alcol, fumo e elevato indice di massa corporea (bmi), sono associati al rischio di malattia e alla neurodegenerazione in pazienti con sclerosi multipla? Una risposta definitiva ancora non c’è, ma per cercare di fare un po’ più di chiarezza un team di ricercatori dello University College London ha condotto un ampio studio epidemiologico, ottenendo la conferma del ruolo importante svolto dall’abitudine al fumo e dall’obesità sullo stato di malattia, e anche qualche dato “strano” sugli effetti dell’alcol.

Atrofia cerebrale
Che l'abitudine al fumo e l’obesità siano fattori di rischio per la sclerosi multipla e la progressione della malattia è suggerito da tempo da diversi studi, mentre il ruolo ricoperto dal consumo di alcol è meno definito.
Ancora meno chiare sono le conseguenze di questi fattori di rischio modificabili sull’atrofia cerebrale, cioè la diminuzione del volume del sistema nervoso centrale. L’atrofia cerebrale è un parametro utilizzato per definire lo stadio della malattia e si è visto che più avanza, maggiori sono le disabilità sperimentate dai pazienti, soprattutto a livello cognitivo. Per questo capire se sia possibile intervenire per bloccare o rallentare la neurodegenerazione, magari modificando le proprie abitudini di vita, sta diventando un obiettivo clinico particolarmente importante.

Lo studio
Per valutare gli effetti individuali di alcol, fumo e elevato indice di massa corporea (bmi) sulla neurodegenerazione e lo stato di malattia dei pazienti, i ricercatori hanno analizzato i dati clinici (in particolare hanno valutato il grado di atrofia cerebrale sulla base dell’esame dello spessore retinico) e le abitudini di 71.981 persone, di cui 20.065 soggetti sani di controllo, 51.737 soggetti di controllo con comorbidità e 179 soggetti con diagnosi di sclerosi multipla.
Ne hanno concluso che il fumo si conferma un fattore di rischio per la sclerosi multipla così come un elevato indice di massa corporea (sebbene gli effetti dell’obesità non siano più significativi quando si confrontano pazienti con sclerosi multipla e i controlli con comorbidità), mentre l’interpretazione del ruolo giocato dal consumo di alcol è più ambigua. “Si può dire che il consumo di alcol non è protettivo nei confronti del tessuto nervoso e che se si ha una diagnosi di sclerosi multipla qualsiasi insulto al sistema nervoso centrale può essere deleterio”, commenta Marco Salvetti, ricercatore Fism (Fondazione italiana sclerosi multipla), professore ordinario di Neurologia alla Sapienza di Roma e direttore della neurologia dell’Ospedale S.Andrea di Roma.
Si parla, in particolare, di consumo elevato (definito nell’articolo come quotidiano o quasi), ma sorprende il dato che, invece, un consumo moderato nelle persone non affette da sclerosi multipla sia associato a una protezione nei confronti della malattia. “Un dato controintuitivo, ma assolutamente possibile”, aggiunge Salvetti. “D’altra parte si tratta di uno studio epidemiologico che, anche se ha il pregio di essere molto ampio, ha dei limiti in quanto tale, soprattutto non può dirci nulla sui meccanismi che potrebbero sottendere all’osservazione”.
Indicazioni da approfondire, dunque, ma che per gli autori sottolineano quanto le raccomandazioni valide per la popolazione generale sulla necessità di evitare il fumo e di moderare il consumo di alcol siano ancora più rilevanti per le persone con sclerosi multipla e per chi ha fattori predisponenti.