Sentire la testa che gira, vedere tutto nero, avere vertigini, in certi casi fino allo svenimento: molti di noi hanno sperimentato almeno una volta qualcuno di questi sintomi nell'atto di alzarci in piedi. In generale chi ne soffre è colpito da ipotensione ortostatica, una condizione clinica dovuta a un abbassamento significativo della pressione sanguigna nel passare dalla posizione seduta o sdraiata a quella eretta. In molti casi il disturbo è lieve e i sintomi scompaiono nel giro di pochi istanti, mentre in altri, in casi specifici, può essere grave, ad esempio causando cadute e svenimenti ripetuti.
Per questo oggi, uno studio condotto dall'Università di Calgary, in Canada, propone un metodo semplice, basato su esercizi e movimenti corporei, per prevenire il problema. I risultati del lavoro sono pubblicati su Heart Rhythm, la rivista ufficiale di due società internazionali (Società di Elettrofisiologia Cardiaca e Società di Elettrofisiologia Congenita e Pediatrica).
Un calo brusco della pressione
Si parla di ipotensione ortostatica quando la pressione sistolica (la massima) si abbassa di almeno 40 mmHg e la minima di almeno 20 mmHg. La brusca variazione è probabilmente dovuta a una forte attivazione dei muscoli che devono portarci nella posizione eretta. In questo caso si verifica una vasodilatazione eccessiva, responsabile della rapida e marcata diminuzione della pressione. La spiegazione, dunque, si troverebbe nello sforzo dei muscoli: per questo gli autori hanno pensato di prevenire il problema agendo proprio su di loro e attivandoli in maniera mirata, sia prima sia dopo che ci siamo alzati. La ricerca ha coinvolto 22 donne di età media di 32 anni colpite in maniera significativa da questa condizione, soggette a svenimenti ripetuti.
La soluzione? Muovere le gambe
Le strade scelte sono due. La prima si basa sulla pre-attivazione dei muscoli, con il protocollo PREACT, quando si è ancora seduti. Le donne muovevano le gambe alzando e abbassando le ginocchia più volte e solo dopo si alzavano in piedi.
La seconda strategia, detta TENSE, si svolge quando si è già in piedi e prevede di tendere e allungare i muscoli delle gambe. In pratica, subito dopo essersi alzati si devono incrociare le gambe, come a formare una x, e poi rimetterle dritte e tenderle allungandole. La ricerca ha mostrato che con entrambi i metodi i sintomi si sono attenuati.
Con la strategia Preact questo è avvenuto aumentando la gittata cardiaca mentre con l'esercizio Tense potenziando la gittata sistolica - due parametri legati alla quantità di sangue pompato ed espulso. Si tratta di una tecnica senza costi e non basata su trattamenti farmacologici, come sottolineano gli autori, che può fornire dei benefici reali.
I consigli dell'esperto
"Lo studio è interessante", commenta Marco Mettimano, Responsabile del Centro di Ipertensione Arteriosa e Rischio Cardiovascolare presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, non coinvolto nel lavoro, "dato che riprende e struttura un approccio già utilizzato nella pratica clinica". In generale, il consiglio per chi ne soffre è quello di non alzarsi bruscamente dalla sedia o dal letto.
"Se si è sdraiati, meglio prima passare seduti e restare un po' in quella posizione", spiega l'esperto, "e, da seduti, fare dei movimenti con le mani prima di passare in piedi. Per esempio stringere le mani, facendo reciproca pressione dell'una sull'altra e torcendole leggermente verso destra e sinistra aiuta a rialzare la pressione. Un rimedio utile è poi indossare calze elastiche al momento di alzarsi" per aiutare a far ritornare il sangue al cuore. Inoltre, si deve prestare attenzione quando si passa nella posizione eretta. "Soprattutto per chi ha sintomi rilevanti e per le persone anziane - rimarca Mettimano - è bene assicurarsi, quando ci si alza, di avere un sostegno che aiuti a evitare le cadute".
Nei casi in cui il disturbo compaia all'improvviso oppure sia associato a sintomi importanti o frequenti è bene rivolgersi al medico. "Il medico potrà prescrivere esami ed eventualmente indirizzare il paziente dallo specialista, solitamente il cardiologo o il neurologo", aggiunge l'esperto. "Chiedere aiuto al medico serve anche a escludere patologie sottostanti e potenzialmente importanti".
Chi è più a rischio
Secondo quanto riportato nello studio, a soffrire di una qualche forma di ipotensione ortostatica sarebbe ben il 40% della popolazione generale, con sintomi di entità differente. "Non per forza e non solo chi ha una pressione in generale bassa può andare incontro a episodi di ipotensione ortostatica", chiarisce Mettimano."Fra i fattori di rischio c'è l'età, le persone anziane sono più soggette".
Il nostro organismo è dotato di una sorta di sensori naturali, chiamati barocettori, sensibili alle variazioni della postura e adattano rapidamente la risposta pressoria. "Negli anziani questo sistema si "arrugginisce" e impiega più tempo nello svolgimento di questo compito", prosegue l'esperto. "Questo può favorire l'ipotensione ortostatica".
Ma a contribuire al problema può essere anche l'utilizzo di alcuni farmaci, conclude il medico, la presenza di alcune patologie del sistema cardiovascolare, come patologie ischemiche, e di malattie neurologiche come il Parkinson, che può essere alla base di un'importante disregolazione posturale.