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Contro l'insonnia una passeggiata all'aria aperta. Così si cancellano le conseguenze della pandemia

Contro l'insonnia una passeggiata all'aria aperta. Così si cancellano le conseguenze della pandemia
Secondo uno studio, le restrizioni hanno ridotto del 58% il tempo che trascorriamo fuori, con conseguenze sulla nostra salute. Gli esperti: "Uscire di casa e recuperare i ritmi perduti"
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Uscire da casa per dormire meglio. Quello che potrebbe sembrare un ossimoro in realtà è la migliore "cura" per riallineare i ritmi circadiani alterati dalla pandemia. Le restrizioni imposte da quarantene e lockdown ci hanno portato a trascorrere decisamente meno tempo all'aperto. E anche se ora la situazione sta tornando alla normalità, ci stiamo portando dietro le conseguenze di oltre un anno trascorso in casa: è aumentato il tempo che trascorriamo quotidianamente davanti a uno schermo, un'abitudine difficile da abbandonare, ma soprattutto continuiamo a perderci in termini di sonno, benessere, muscoli e produttività. Perché?

Secondo uno studio israeliano su 7.517 persone, le restrizioni Covid-19 hanno ridotto del 58% il tempo medio che trascorriamo all'aperto. E l'unico modo che abbiamo per recuperare il tempo perso è uscire: stare fuori casa, ben esposti al sole, più tempo possibile. Non è una novità che una minore esposizione alla luce naturale sia collegata a un peggior benessere psicofisico e a una qualità del sonno più scadente: ora sappiamo che la pandemia ci ha tolto il sonno e che, per tornare a dormire bene, non c'è rimedio migliore di una passeggiata all'aria aperta. Anche in città.
 
"La luce è un importante regolatore della fisiologia umana quotidiana e le restrizioni imposte dal coronavirus hanno alterato drasticamente le routine e limitato l'esposizione alla luce causando una riduzione significativa della qualità del sonno, dell'attività fisica e della produttività lavorativa", scrivono i ricercatori. In particolare, "la durata del sonno non è più associata all'esposizione alla luce del giorno all'aperto". E questa perdita ha sballato a lungo termine i ritmi sonno-veglia, facendoci dormire peggio, portando a risvegli notturni e a un sonno poco riposante anche se lungo.
 

L'effetto della luce

Lo studio condotto dall'Ariel University ha coinvolto studiosi di Israele, Portogallo, Germania, India, Giappone, Russia ed è stato appena pubblicato dal Journal of Sleep Research. "Gli effetti della luce dipendono dall'ora del giorno, dalla durata, dall'intensità e dalla sua lunghezza d'onda. Quella del mattino può compensare i deficit cognitivi, la fototerapia è ampiamente utilizzata per il trattamento della depressione e i disturbi dell'umore mentre la terapia della luce può attivare il ciclo dopaminergico, adrenergico e serotoninergico, che possono influenzare emozioni, umore e la produzione di melatonina - scrive la dottoressa Maria Korman, specializzata in Neuromodulazione delle abilità cognitive - . Con questo studio abbiamo appurato l'associazione tra i cambiamenti nel sonno-veglia durante la pandemia e la qualità della vita e ora possiamo raccomandare che le future strategie pubbliche incoraggino attivamente a trascorrere più tempo all'aperto per aumentare il sonno e il benessere e, nel caso di Covid, anche a tornare in forma dopo la guarigione".
 

 

Il tempo all'aria aperta

In media l'outdoor daylight exposure, ovvero il tempo che trascorriamo all'aperto quotidianamente, è passato da 1 ora e 47 minuti del 2019 ai tre quarti d'ora di oggi: 62 minuti in meno. Lo studio ha anche stimato una riduzione della qualità della vita per il 49,6% delle persone, dell'attività fisica per il 51%, della produttività per il 66,8% e del tempo libero per il 74,3%. Le donne hanno riportato una qualità del sonno inferiore rispetto agli uomini, anche se le differenze fra sessi a livello di conseguenze nella vita quotidiana sono trascurabili. I ricercatori hanno preso in esame anche coloro che hanno smesso di utilizzare la sveglia durante la pandemia e appurato che seppur ci abbiano guadagnato in qualità del sonno, ne hanno perso in produttività.
 
"Ogni restrizione sociale ha generato un cambiamento nel tempo trascorso all'aperto: questo può non influire direttamente sul sonno - il 43% del campione non ha riportato significativi cambiamenti nella durata del riposo - spiega ancora l'esperta - ma ha comunque avuto una conseguenza sulla qualità della vita. E' plausibile che le restrizioni sociali influiscano attraverso meccanismi di stress che, proprio come la mancanza di luce naturale, alterano i tempi circadiani". Questo spiega anche l'aumento di sintomi depressivi.
 

 

Recuperare con una passeggiata al giorno

Per recuperare i ritmi perduti, per gli esperti la soluzione è fare una passeggiata al giorno, ancor meglio se almeno di un'ora e al mattino: "L'esposizione alla luce naturale non è solo un fattore di resilienza durante la pandemia, ma può essere a tutti gli effetti una strategia per migliorare il benessere anche in condizioni di restrizioni sociali e per accelerare il recupero dal Covid. Per tutti questi motivi, i governi dovrebbero incoraggiare attivamente la popolazione a trascorrere più tempo all'aperto".