Segretaria Nazionale Società italiana Pediatria
In questi giorni non si fa altro che parlare delle varianti del Covid-19: sul web, sui giornali, in televisione, ma anche all’uscita della scuola. Cresce infatti la preoccupazione tra i genitori che avvertono una concreta minaccia alla salute dei propri bambini da parte di un virus che proprio fino a poco tempo fa si diceva risparmiasse o quasi i più piccoli.
Ma le mutanti no, colpiscono anche i bambini, anche quelli italiani: è questa la percezione delle famiglie che si interrogano e cercano di scambiarsi informazioni.
Un primo quesito che in tanti si pongono è come mai circolano queste varianti del virus Sars-CoV 2 in Italia. Per questa domanda abbiamo una risposta, certa e scientifica. Tutti i virus possono mutare. In particolare i virus a Rna, come i coronavirus, possono presentare frequenti mutazioni del proprio genoma. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo, alcune possono conferire al virus qualche vantaggio in più sull’ospite. Ad esempio il virus può dotarsi di una maggiore trasmissibilità, una maggiore aggressività, portando a forme più severe di malattia, o può aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo tramite infezione naturale o vaccino. In questi casi, le varianti possono divenire motivo di preoccupazione, e richiedono di essere monitorate con attenzione.
Nel caso del virus Sars-CoV 2, fin dall’inizio della pandemia si sono registrate numerose mutazioni del virus un po' in tutto il mondo. Attualmente le varianti in circolazione sono veramente numerose, ma della maggior parte non abbiamo percezione perché si comportano in tutto e per tutto come il virus originale. Tra di esse però ve ne sono tre, l’inglese, la sudafricana e la brasiliana, che fanno più paura. La loro trasmissibilità è infatti più elevata, il che vuol dire che sono più contagiose. Il rischio di una maggior contagiosità non si limita all’area in cui sono state riscontrate inizialmente, ovvero la Gran Bretagna nel settembre 2020, il Sud Africa nell'ottobre 2020 e il Brasile a gennaio 2021. Dal Paese di origine, infatti, le tre varianti si sono diffuse anche in Europa, dove tuttora circolano. Per cui, pure da noi vi è il rischio di un aumento dei contagi che coinvolga anche i bambini.
A questo punto, una seconda domanda nasce spontanea: la salute dei nostri bambini è in pericolo? Al momento non vi sono prove di una maggiore patogenicità delle varianti. In altre parole, non vi è alcuna evidenza scientifica che le varianti inglese, sudafricana e brasiliana possano essere associate ad una maggiore aggressività clinica o colpire più selettivamente la fascia pediatrica. Infatti, fino a questo momento, le varianti non sembrano causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età. La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. Per cui, i bambini infettati con le varianti del virus Sars CoV2 al momento sviluppano per lo più sintomatologia lieve o addirittura assente.
Ad oggi non sono emerse evidenze scientifiche della necessità di cambiare le misure, che rimangono quindi quelle già consigliate, ovvero, l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e la corretta igiene delle mani. La possibilità di venire in contatto con una variante deve comunque indurre particolare prudenza e stretta adesione alle misure di protezione, anche se l’Rt nazionale si sta abbassando in molte regioni italiane e le misure restrittive agli spostamenti si stanno allentando.