Si parte scartando il classico pacchetto di sigarette e si prosegue alternando le “bionde” con le sigarette elettroniche. L’ordine dei fattori non è fondamentale, ma si può ricostruire così la giornata classica del fumatore “duale”, che magari tenta di attutire i danni del fumo di sigaretta evitando di portarla alla bocca e sostituendola, a volte, con lo svapo. Chi crede però che con questa strategia si possano limitare i pericoli per il cuore e le arterie – il fumo rimane uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare – probabilmente dovrà ricredersi. Almeno per quanto riguarda gli effetti sui marcatori d’infiammazione e di stress ossidativo, che si riflettono pesantemente sui pericoli per i vasi sanguigni, rappresentando elementi in grado di correlare con eventi cardiovascolari, dall’infarto allo scompenso cardiaco.
Ad aggiungere un ulteriore tassello nelle conoscenze su questa modalità di fumo che prevede l’alternanza della classica sigaretta con quella elettronica, conoscenze che sono in continuo divenire, è una “Research Letter” che appare su Circulation, rivista dell’American Heart Association. Lo studio, che ha come primo autore Andrew C. Stokes dell’Università di Boston, porta ad una conclusione chiara, seppur solamente in chiave biologica e non certo epidemiologica: se è vero che appare in calo il consumo di sigarette classiche a favore dello svapo, il fumo “duale” non va consigliato come strategia per limitare i danni.
Quattro categorie sotto esame
La ricerca ha preso in esame le informazioni relative a più di 7000 persone maggiorenni, ricavate dallo studio PATH (Population Assessment of Tobacco and Health), rappresentativo della popolazione americana, di cui erano disponibili campioni di sangue ed urine su cui sono stati esaminati i parametri da valutare. Per valutare lo stress ossidativo sono stati considerati i valori di proteina C reattiva, di Interleuchina-6, del fibrinogeno (che entra in gioco nel processo di coagulazione) e molecole specifiche, mentre per lo stress ossidativo sono stati considerati i livelli di 8-isoprostano urinario, che può offrire indicazioni indirette di eventuale azione dello stress stesso sui vasi coronarici. Tutti questi parametri sono poi stati “mescolati” tra loro a disegnare un percorso di rischio e correlati con le abitudini al tabagismo e allo svapo nei 30 giorni precedenti i controlli da parte delle persone incluse nella ricerca, divise in quattro gruppi: nel primo sono stati inseriti i non fumatori (quasi il 60% del totale), nel secondo i soli svapatori (più o meno il 2%) , nel terzo i soli fumatori di sigarette tradizionali (30%) e nel quarto i cosiddetti “duali” che alternano quindi sigarette elettroniche e tradizionali (circa il 10% dei partecipanti).
Risultato: chi si è limitato a svapare ha presentato un profilo di stress infiammatorio e ossidativo simile a quello dei non fumatori o a chi usava sigarette elettroniche. Al contrario, sia chi fumava solo le classiche sigarette sia chi aveva un comportamento “duale” presentava mediamente valori più elevati dei parametri considerati rispetto a chi non fumava o usava solo sigarette elettroniche. Si tratta, sia chiaro, di misurazioni esclusivamente biologiche e non cliniche, ma comunque la ricerca segnala come l’associazione tra “bionde” e sigarette elettroniche possa indurre comunque alterazioni dei parametri infiammatori e di stress ossidativo, quindi non può essere indicata come alternativa valida in termini di salute. Quindi il fumo “duale”, almeno in base a questo studio, non è certo consigliabile per chi vuole ridurre i potenziali effetti del tabacco sull’organismo.
Cosa pensano gli esperti
“Lo studio è sicuramente tra i più ampi sul tema, ma bisogna prestare attenzione a due aspetti: si impiegano criteri indiretti per valutare il rischio per cuore ed arterie, come appunto i parametri dell’infiammazione e dello stress ossidativo, e soprattutto ha il limite di avere un unico punto di rilevamento – commenta Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia. Tuttavia offre un’indicazione molto chiara: chi pensa di ridurre la quantità di sigarette classiche aggiungendo quelle elettroniche non modifica, sotto questi aspetti, il profilo di rischio cardiovascolare. Quindi questo approccio, in termini di riduzione del rischio non ha significato. Bisogna poi prestare attenzione anche allo “svapo” da solo. Su questo fronte l’Esc (Società europea di cardiologia) ha recentemente prodotto un documento in cui riporta un aumento delle e-cigarettes negli adolescenti e nei giovani e ricorda che i dati ad oggi disponibili non sono sufficienti per dire che le “e-cigarette” sono esenti da rischi”.
Di certo c’è che sempre di più, anche in Italia, l’abitudine al fumo sta mutando. Ed anche Covid-19, con il lock down, ha influito in questo senso. Lo segnala tra gli altri una ricerca condotta dal CoEHAR dell’Università di Catania, in collaborazione con l’Università di Roma Sapienza e la Liaf, Lega italiana Anti Fumo, apparsa su Health Psychology Research. Stando allo studio, che ha coinvolto circa 2000 persone, in tempi di Covid-19 (l’indagine è stata condotta nel primo periodo di lock down) si registra un calo nel numero di sigarette fumate nei consumatori di sigarette convenzionali e in chi ha l’abitudine del fumo “duale”.