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Tre regole d’oro migliorano i test con gli animali

Tre regole d’oro migliorano i test con gli animali
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La ricerca biomedica si è riunita a Milano, con il sostegno dell'Assessorato al welfare della Regione Lombardia, per battezzare il primo corso dedicato a come migliorare l'utilizzo del modello animale, in considerazione della sua assoluta importanza per il progredire della medicina.

Un esempio? Roberto Furlan dell'Istituto San Raffaele ha spiegato come la sclerosi multipla, fino a 20 anni fa, fosse considerata una malattia incurabile e come oggi, grazie ai progressi della ricerca indotti dalla sperimentazione animale, sia ormai sotto controllo. «È stata fatta una corsa entusiasmante - dice Furlan - per cui una donna, se la malattia è diagnosticata in giovane età, grazie a una dozzina di potenti farmaci può pensare di condurre una buona vita per almeno 20 anni».

Ma l'elenco dei successi è lungo, visto che la sperimentazione animale è obbligatoria per legge nello sviluppo dei farmaci. L'alternativa sarebbe quella di sperimentare direttamente sull'uomo, con conseguenze anche letali facilmente immaginabili.

I ricercatori comunque si pongono anche temi etici legati alla loro attività, tanto che l'argomento del corso è stato «3R e neuroscienze», ovvero come applicare a questa branca della medicina i seguenti principi: «Refinement» (raffinamento delle condizioni sperimentali per ridurre la sofferenza dell'animale), «Reduction» (riduzione del numero di animali utilizzati, ma tale da ottenere una quantità di dati significativa) e «Replacement» (sostituzione degli animali con metodi alternativi come obiettivo finale).

Gli interventi e il dibattito finale hanno chiarito tre aspetti: si è lontanissimi da una completa sostituzione, perché ci sono ambiti di ricerca nei quali è fondamentale avere a disposizione un organismo vivente, quali le neuroscienze, l'oncologia o la cardiologia. Il mondo della ricerca sarebbe ben felice di trovare alternative al modello animale, che pesa tanto da un punto di vista economico: un animale va allevato, curato, fatto vivere in condizioni igienico-sanitarie perfette, dalla temperatura dell'ambiente all'alimentazione idonea, tanto che, per esempio, all'Istituto San Raffaele gli stabulari sono la seconda voce di costo dopo le risorse umane.

La riduzione è un obiettivo in parte già raggiunto grazie alle nuove tecnologie e allo sviluppo della ricerca stessa, che ha consentito - per esempio - la realizzazione di una pelle dalle caratteristiche quasi identiche a quelle umane, tale da poter testare pomate o deodoranti senza ricorrere alla sperimentazione animale. Anche i modelli «alternativi», che i ricercatori preferiscono definire «integrativi», sono sviluppati dalla ricerca biomedica, dai modelli in vitro agli organoidi.

Insomma, il mondo della ricerca rivendica il suo ruolo sociale nel miglioramento delle condizioni di vita dell'uomo. La sperimentazione animale ha consentito lo sviluppo del vaccino per l'epatite B, che ha salvato migliaia di vite e consente la sopravvivenza dell'Istituto Pasteur di Parigi. Ricerca che oggi trova un rimedio al morbo di Parkinson grazie alla «deep brain stimulation». «Con l'impianto di un elettrodo - spiega Luca Bonini, dell'Università di Parma - che funziona come una sorta di pacemaker cerebrale, vengono fermate le convulsioni». Lo dimostra anche uno straordinario video realizzato da ricercatori irlandesi (https://threadreaderapp.com/thread/1050483990489116672.html).

Il corso verrà riproposto tra un anno e sarà dedicato a «3R e oncologia», a dimostrazione dei passi da gigante che fa la ricerca nella lotta ai tumori grazie anche a cure sempre più personalizzate, nelle quali sono determinanti i «pdx», «Patient derived xenograft»: si tratta di modelli in cui cellule cancerose umane sono impiantate in topolini di laboratorio, che vengono così definiti come «umanizzati».