Poliziotti violenti a Verona, Ilaria Cucchi: “Non c’è limite al cinismo della propaganda di destra”
La sorella di Stefano Cucchi, senatrice dell’ Alleanza Verdi e Sinistra, scrive sugli arresti nella città scaligera: “Voglio che La Russa, Salvini e Meloni incontrino quegli agenti”
Ilaria Cucchi *
Voglio che il presidente del Senato Ignazio La Russa incontri gli agenti di polizia che hanno torturato quei poveri indifesi nel nome di mio fratello. Voglio che ci vada in delegazione con il ministro Salvini e la premier Meloni per guardare loro negli occhi mentre auspica che vengano dichiarati innocenti. Mentre li rassicura che ciò accadrà perché verrà abolito il reato di tortura. L’unico che garantirebbe la punibilità di quei comportamenti criminali. Hanno pronunciato il nome di Stefano Cucchi irridendolo mentre si accanivano umiliando i corpi inermi e senza sensi. Stefano Cucchi è stato ammazzato “perché era un tossico di merda” e la sua vita non valeva nulla. Meno di niente. Come quelle vittime. È diventato, suo malgrado, un simbolo di riscatto per lo Stato capace di processare se stesso facendo giustizia e restituendo dignità a quel corpo senza vita con i segni evidenti delle violenze subite.
Non c’è più alcun limite al cinismo di una propaganda che dimostra di poter contare sul fatto che i terribili comportamenti di Verona vengano in un qualche modo accettati o addirittura condivisi dai loro elettori. Che addirittura possa trovare consenso la loro difesa e giustificazione. Poco conta il dolore di una famiglia distrutta perché Stefano era solo un ultimo senza diritti. Un tossico di merda. Me lo ripeto continuamente perché non riesco proprio ad accettare tutto questo.

Conta solo distruggere quel simbolo di riscatto dello Stato perché costituisca un monito per tutti coloro che si ribellano alla negazione dei propri diritti fondamentali. Questo è il messaggio che si vuole lanciare oggi. Lo Stato non è dalla parte dei diritti dei più deboli ma di quella di coloro che li calpestano usando come bandiera l’uccisione di Stefano Cucchi. Esprime la frustrazione e il rancore intimo per le nostre faticosissime vittorie nelle aule giudiziarie. Inconcepibili perché mai Davide può vincere contro Golia. Mi sarei aspettata la solidarietà di quelle cariche istituzionali ma era soltanto un utopia. D’altronde, mi dicevo, lo era pure l’aspettativa di ottenere verità e giustizia per la morte di Stefano.
I fatti di Verona assomigliano in modo inquietante a quelli verificatesi nella Caserma dei carabinieri di Piacenza qualche anno fa. Nessuno si interroga su come tutto ciò sia potuto accadere.
Mi sento sola. Comprendo che sono tempi difficilissimi per la tutela dei diritti umani di coloro che amo definire, come mio fratello, ultimi. Penso a Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, che non è stata lasciata in pace nemmeno dopo le sentenze definitive che avevano condannato coloro che avevano ucciso suo figlio. Penso a quegli applausi. Il messaggio che colgo per noi nel negazionismo di questi atti criminali e delle sentenze che li hanno certificati è che non ci sarà mai pace per noi perché noi non possiamo vincere. Non può vincere il diritto sul potere.
Sono sola, sì. Ma tanta gente mi ha votato per quel che rappresento e per quel che ho fatto non solo per me. Non mi interessa il facile consenso, ma solo la gratitudine delle persone che rivedono in me la possibilità di far valere i propri diritti, fino a quando ne avrò possibilità. Non mi arrendo. Nel nome di mio fratello e di quel che rimane della mia famiglia.
* Senatrice
Alleanza Verdi e Sinistra
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