Lega, l’accusa di Boron: «Non vogliono avversari al congresso. Salvini mi guardi e spieghi»
Pesa la rottura del consigliere regionale padovano con il luogotenente dei “lumbàrd” Bitonci. «Presenterò ricorso»
Luca Preziusi
Massimo Bitonci con Boron
Il “casus belli” è il sostegno al candidato sindaco di Mestrino opposto alla Lega alle ultime elezioni. Ma dietro c’è un anno di accuse pesanti ai vertici cittadini, provinciali e regionali, che hanno di fatto decretato da tempo l’addio di Fabrizio Boron alla Lega.
Il consigliere regionale è stato espulso direttamente dal segretario Matteo Salvini, che aveva dato il compito al consiglio di disciplina e garanzia del federale di monitorare l’ultima campagna elettorale e raccogliere segnalazioni su eventuali “tradimenti”.
Tradimento che Boron avrebbe messo in atto in provincia di Padova, a Mestrino, quando invece di sostenere il candidato sindaco della Lega, l’uscente Marco Agostini, avrebbe pubblicamente appoggiato l’ex vice di Agostini, Mario Fiorindo.
Boron, però, nega: «Io non ho ricevuto ancora nessun provvedimento, per cui ormai dobbiamo parlare di raccomandata a mezzo stampa - dice il consigliere regionale -. Detto questo, non ho mai sostenuto pubblicamente nessuno, né a Mestrino, né in altri Comuni e sfido a dimostrare il contrario.
A Mestrino sono andato ad ascoltare i militanti espulsi o a cui non è stata rinnovata la tessera, che ormai da un anno subiscono l’autarchia di chi a Padova e provincia ha un po’ di potere. Sono andato dove doveva andare il consiglio di disciplina invece di espellere me e tanti altri o i famosi leghisti con la poltrona a Roma».
E, realisticamente, è qui che nasce l’espulsione di Boron. Dalla distanza ormai incolmabile tra lui e Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova, oggi sottosegretario, ma fino a settembre commissario cittadino e salviniano di ferro.
È lui che ha scelto il candidato sindaco di Padova, puntando sull’imprenditore Francesco Peghin, poi sconfitto da Sergio Giordani.
Insieme a lui Alberto Stefani, commissario regionale, sindaco di Borgoricco e parlamentare. Anche lui nel mirino di Boron da più di un anno.
Il caso Mestrino quindi sarebbe il pretesto, anche se poi nel provvedimento di quello si parla. Si fa riferimento, infatti, a ripetuti comportamenti durante la campagna elettorale 2023 a sostegno di liste concorrenti a quelle del movimento, anche partecipando ad iniziative elettorali e pubbliche. Ora però, come confessa lo stesso Boron, la spaccatura è profonda.
«Io sono fatto così: per i miei ideali sono disposto a tutto, anche se qualcosa magari non va come speri o immagini. Questa espulsione non mi scalfisce, anche se ovviamente presenterò ricorso al consiglio di disciplina e garanzia, ma se anche stavolta non dovessero rispondermi, mi rivolgerò alla giustizia ordinaria. Devono ascoltare anche me».
Espulsione politica? «È ovvio che parliamo di scelta politica: qualcuno non aveva i numeri che credeva di avere al congresso e ora sta eliminando gli avversari. So di dare fastidio, ma sto anche ricevendo decine di messaggi di solidarietà da consiglieri regionali, parlamentari e militanti. Non credano di essere in maggioranza. Se c'è qualcuno che ha sbagliato in questi anni non sono io».
L’espulsione potrebbe portare Boron verso altri lidi. Già in passato aveva annunciato di potersela cavare da solo: «Sono militante da trent’anni, nel mio Dna c’è la Lega, ma la passione per la mia città resta ed andrà avanti».
Al di là di Bitonci e Stefani però, la decisione di tirare fuori il cartellino rosso è stata di Matteo Salvini: «Dovrebbe imparare ad ascoltare non solo chi gli è vicino, ma anche chi invia grida di dolore dai territori - chiude Boron - .Perché sono quelli che lo hanno sostenuto, vogliono il suo bene, ma che non gradiscono più l’arroganza. Spero che lui abbia il coraggio di guardarmi negli occhi e spiegarmi il perché di questa scelta, visto che l'ha presa grazie ai racconti di qualcuno che non vuole il bene del partito».
Boron, oltre all’esplicito sostegno ad un candidato che correva contro la Lega, secondo il consiglio di disciplina e garanzia federale risulterebbe anche insolvente rispetto ai versamenti previsti nei confronti del partito.
I commenti dei lettori