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Cacciari: “La sinistra vince dove la gente sta bene”

L’analisi dopo il ballottaggio di Vicenza del filosofo ed ex sindaco di Venezia: «Con Zaia non c’è partita, neanche se scoppia l’atomica»

Enrico Ferro
2 minuti di lettura

L'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari

 

Professor Massimo Cacciari, lei crede all’asse A4 dei sindaci democratici?

«Ma è possibile che scopriate sempre l’acqua calda? Prenda la carta geografica, è una cosa che va avanti da 30 anni».

Ce lo può spiegare lei?

«Nelle città medie e grandi su quest’asse, dove c’è un’industria forte, non ci sono problemi di disoccupazione anzi, si cerca disperatamente forza lavoro, i redditi sono medio-alti, la borghesia è forte, e il lavoro dipendente protetto, in queste città dove il 50-60% di popolazione sta bene, vince il centrosinistra».

E nel resto d’Italia?

«Poi c’è un’altra parte d’Italia, la neoplebe generalizzata, i disoccupati, fasce di popolazione che soffrono le disuguaglianze, lì il centrosinistra l’hanno mandato a quel paese. E hanno ragione, perché una sinistra che non protegge i più deboli è una sinistra del c...».

Questa è la spiegazione, dunque...

«La ragione per cui si vince in queste città è la composizione sociale. Una volta la sinistra vinceva dove stavano quelli che avevano bisogno, ora dove ci sono quelli che stanno bene. Il mondo capovolto. Molto semplice».

In questo contesto quanto conta la scelta del candidato?

«La scelta del candidato conta, è chiaro. Se prendi un candidato del c..., come a Venezia. Fino a dieci anni fa c’era il centrosinistra più forte del Veneto, poi la città è stata travolta da idiozie che si commettono in sede locale. Ma quella dei suicidi locali è un’altra storia, che non deve coprire la realtà generale».

Come mai c’è questo scollamento tra le regionali e le amministrative?

«Perché a livello regionale la Lega non ha amministrato male e perché non contano solo grandi e medie città. A livello regionale non votano solo Padova, Venezia e Vicenza. E appena ci si allontana dai centri storici, il centrosinistra prende meno. È matematica».

Cosa pensa delle alleanze possibili nel centrosinistra?

«Alle amministrative i Cinque stelle non esistono, non hanno radicamento sociale. È un voto di opinione. Esisteranno per le europee ma non sono un partito radicato territorialmente. Sono personaggi che nessuno conosce, cooptati da qualche vertice ignoto. Ma vale anche per il Pd eh... Guardi che fine hanno fatto i leader del Pd nei loro collegi. Veda Fassino. E allora? Scoprite l’acqua calda?».

Noi vogliamo sentire la sua analisi.

«Ma lo dico da cento anni, basta, no! È chiaro come il sole. Dai, forza».

Ha una ricetta per le prossime amministrative a Venezia?

«Bisogna trovare qualche obiettivo concreto, credibile e mobilitante. E bisogna trovare qualcuno tipo Possamai: ha già esperienza, è attivo, capace. Ma a Venezia è difficile, perché hanno fatto terra bruciata. Con le ultime politiche hanno massacrato i pochi che avevano rappresentato il territorio in modo decente alla Camera e al Senato. Non so se troveranno qualche candidatura decente. Certo non sarà Martella a trovarla».

E per il dopo Zaia?

«Con Zaia non c’è partita, a meno che non scoppi la bomba atomica. Condurrà lui la campagna, proporrà il suo successore, sarà sempre presente. Il centrodestra si compatta sempre».

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