L’autonomia continua a dividere: sindacati ostili, artigiani favorevoli
Le audizioni in commissione al Senato. No categorico della Cgil, ostilità della Uil, Cisl possibilista. Bocciatura dall’Europa e dal M5S (anche a nome di FdI e FI)
Filippo Tosatto
L’ingresso a Palazzo Madama, sede del Senato
Esaurite le schermaglie, sul versante dell’autonomia differenziata si è accesa la battaglia in commissione Affari costituzionali del Senato, scoglio iniziale di legittimità nel percorso parlamentare del disegno di legge del ministro Roberto Calderoli.
Inaugurata dall’apologia di Luca Zaia – che ha contrapposto “Rinascimento federale” e “Medioevo centralista” – la fitta sequenza di audizioni esalta la tendenza divisiva del dibattito. Su sponde avverse, così, ritroviamo amministratori del Nord e del Sud, associazioni d’impresa e (in ordine sparso) sindacati dei lavoratori, esponenti del centrodestra e dell’opposizione, giuristi liberali e costellazione rossoverde.
Le voci. Netta la contrarietà di Ivana Veronese (Uil) che segnala la «grande criticità rappresentata da 19 potenziali Regioni a statuto speciale» e il conseguente rischio di «minare il carattere pubblico di istruzione e sanità, riducendo a spezzatino comparti quali l’energia, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro». Ancor più drastico il giudizio di Christian Ferrari (Cgil) che non esita a definire l’autonomia a geometria variabile «un colpo mortale all’identità culturale del Paese». Cauto consenso invece da Michela Toussan (Ugl), convinta che il federalismo fiscale rappresenti un «traguardo fondamentale per riavvicinare i cittadini alle istituzioni» purché accompagnato dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep).
Possibilista la Cisl: «Non abbiamo una visione pregiudizievole, l’autonomia potrebbe migliorare i servizi, non deve però compromettere la coesione sociale», afferma Ignazio Ganga.
Radicale l’attacco di Libera e dei Comitati del No: «La potestà esclusiva delle Regioni fino a 23 materie certificherebbe il primato del profitto rispetto ai bisogni».
Ad arginare le critiche ci prova Mario Bertolissi, il costituzionalista del Bo che opera nella delegazione trattante del Veneto: «Ipotizzo di essere l’avvocato difensore del ddl dinanzi alla Consulta e sottolineo due circostanze: il valore dei referendum consultivi celebrati nel 2017 e il diritto non espropriabile del Parlamento di valutare le intese raggiunte». Poi, la zampata: «A ciascuno il suo mestiere, Ernesto Galli Della Loggia (politologo ostile alla devolution ndr) scrive di ciò che non conosce, prima di esternare sarebbe meglio studiare».
Gli amministratori, si diceva. Un sì argomentato arriva da Massimiliano Fedriga, il presidente del Friuli Venezia Giulia a capo della conferenza delle Regioni – «C’è un’esigenza di compensazione e solidarietà, nessuno dovrà restare indietro» – mentre Antonio Decaro, il leader dell’Anci, lamenta lo scarso coinvolgimento degli enti locali. In proposito, Davide Carlucci, che guida l’alleanza dei sindaci meridionali, profetizza «l’indebolimento del sentimento nazionale che con tanta fatica coltiviamo sul territorio».
Le forze sociali e produttive? Gli artigiani di Cna, per voce di Marco Capozi, salutano con favore una riforma capace di «sburocratizzare e snellire le procedure di intervento pubblico», e indica nella digitalizzazione la via maestra per colmare i ritardi del Mezzogiorno, ventilando però i rischi di un inasprimento fiscale dettato dalla crescita del debito pubblico. «Attenzione ai conti» raccomanda Andrea Stabile di Confartigianato e al riguardo è di queste ore il country report della direzione generale Affari economici della Commissione europea, convinta che il processo federalista «metta a repentaglio la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica». Secca la replica dell’eurodeputato veronese Paolo Borchia (Lega): «A qualche funzionario di Bruxelles non piace l’autonomia differenziata? Se ne faccia una ragione, noi andiamo avanti».
Ma la sostenibilità dell’operazione è un nodo dirimente. E il M5S, definito il progetto «un treno in corsa distruttivo che va fermato con ogni sforzo possibile», sollecita al Senato «un’immediata indagine conoscitiva sui profili finanziari del ddl, con particolare riferimento alle stime sui fabbisogni finanziari». Vox clamans in deserto? Non proprio. Per la gioia del Carroccio, si apprende, la richiesta è stata condivisa da FdI e Forza Italia. Il duello rusticano continua.
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