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In Veneto scappano i medici di base e chi li dovrebbe sostituire: «Su 10 in 4 lasciano il corso». Siamo già a -482

Gimbe: «Entro il 2025 perderemo altri 126 dottori». Scassola: «Hanno iniziato il corso 218 giovani medici ma lo completeranno in 130. Vogliamo tutti i dati dalla Regione»

Laura Berlinghieri
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Un medico di base al telefono con un paziente nel suo studio 

 (ansa)

I medici di famiglia che non si trovano sono una cartina tornasole di un settore – la sanità – in difficoltà. La fondazione Gimbe ha pubblicato un nuovo report, per dare la misura della crisi. Che non riguarda soltanto la nostra regione. Ma che, per alcuni aspetti, qui è più battente che altrove.

La situazione d’allarme in Veneto e le risposte

E quindi: soltanto in Veneto, dal 2019 al 2021, il numero dei dottori di base è calato del 4,3%. Il 67,5% dei medici che “resistono” si è laureato più di 27 anni fa. Questo porterà a un ulteriore aumento dei pensionamenti, nel giro di pochi anni. Di conseguenza, la stima di Gimbe: nel 2025 ci saranno 156 medici in meno di oggi.

In che modo si risponde alle carenze? Suddividendo gli assistiti tra i medici che restano. E questo porta il Veneto al terzo posto della classifica per numero medio di assistito per ciascun medico di famiglia: 1.461 il dato del primo gennaio 2022. Ma sei medici su dieci superano il massimale di 1.500 assistiti fissato dall’accordo collettivo nazionale. Infine, il numero che riassume tutti gli altri: i 482 medici che, calcola Gimbe, attualmente mancano dagli ambulatori del Veneto.

La tabella dei buchi: Veneto messo molto male

Le ragioni della fuga

Le ragioni di tutto questo le riassume Nino Cartabellotta, presidente della fondazione: «Mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un medico di famiglia vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute» .

E aggiunge: «Con questo livello di saturazione vengono meno il principio della libera scelta e la distribuzione capillare dei medici di base in relazione alla densità abitativa.

I rappresentanti dei medici: «Non ci sono sostituti»

Questioni non estranee ai sindacati dei medici di famiglia, che proprio in queste settimane stanno lavorando al nuovo accordo integrativo regionale con la dirigenza sanitaria veneta: l’assessora Manuela Lanzarin e il nuovo direttore Massimo Annicchiarico.

E aggiunge una questione ulteriore Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg: «L’elevatissimo numero di iscritti al corso di medicina generale che abbandona gli studi». La percentuale è impressionante: «Il 20% durante il corso di formazione e altrettanti alla fine del triennio. Magari dopo avere sostenuto i primi periodi di sostituzione».

Proprio un paio di giorni fa, l’assessora veneta alla Sanità Manuela Lanzarini inaugurava al padiglione Rama di Mestre il nuovo corso di specializzazione in medicina generale.

Di fronte a lei, una schiera di 218 giovani medici, che dovrebbero completare il periodo di formazione nel 2026, diventando a tutti gli effetti dottori di famiglia. Stando alle stime di Scassola, dovrebbe essere così per appena 130 di loro. Gli altri sono destinati alla disillusione, a lasciare prima di essere attratti dalla “macchina” ambulatoriale.

Conta di lavorare anche su questo Scassola, nei suoi rapporti con la Regione. «Abbiamo deciso di dare fiducia all’assessora Lanzarin e al dg Annicchiarico» dice, «Ma la base di questo percorso insieme devono essere i numeri.

Vogliamo conoscere tutti i numeri che riguardano la sanità veneta: zone carenti, dottori in formazione che abbandono il corso, proiezione dei pensionamenti. Noi, insieme ai cittadini, abbiamo il diritto di conoscere tutto quello che ha a che fare con la sanità pubblica».

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