Greco: «Vi spiego i “metaversi”. Dalla realtà virtuale alle esperienze reali»
Giampaolo Greco si occupa per Uqido di XR, che comprende realtà aumentata e metaverso. «L’obiettivo è aiutare le aziende a crescere attraverso tecnologie emergenti
l.r.
Giampaolo Greco, direttore creativo del team XR Uqido
Giampaolo Greco si occupa per Uqido, una società di software con sede a Milano e Padova, di XR, ovvero di realtà estesa che comprende anche la realtà aumentata, realtà virtuale e metaverso. Il 26 maggio sarà tra gli ospiti di Digitalmeet a Pieve di Soligo.
Cominciamo dal capire di cosa si occupa Uqido?
«Si occupa di trasformazione digitale, laddove non si sia ancora approdati al digitale. Il nostro obiettivo è aiutare le aziende a crescere attraverso tecnologie emergenti e innovative. Applichiamo tecnologie innovative a problemi vecchi. L’azienda è specializza anche in extended reality, per l’appunto».
Di cui il metaverso è una delle tecnologie. Cosa si intende con metaverso?
«Innanzitutto a me piace sottolineare che è più corretto usare la parola “metaversi”, perché ne esistono tanti e molteplici e tutti con caratteristiche diverse. È come essere davanti a una pagina web tridimensionale, puoi entrare all’interno e incontrare un personaggio con cui rapportarti. Entri cioè in un’ulteriore dimensione».
Chi è l’utente del metaverso?
«È frequentato dai ragazzi dai 14 anni, provenienti dal mondo del gaming, ma anche moltissimi appartenenti al mondo della moda e delle aziende. Sicuramente l’utente del metaverso è dentro perché vuole vivere un’esperienza: siamo nell’era dell’experience economy».
Cioè?
«Un tempo una signora per fare una torta per il compleanno del figlio si recava nel negozietto sotto casa a prendere gli ingredienti, quella era la commodity economy. Poi siamo passati alla service economy, cioè il momento in cui la signora sceglie di affidarsi ad una pasticceria. Oggi siamo alla experience economy, per comprare è necessario vivere l’esperienza. La torta la creo direttamente in ludoteca durante la festa. Abbiamo sete di esperienza».
Dunque il metaverso offre esperienza?
«È un luogo dove poter vivere esperienze, ma è importante che sia collegato al mondo reale. Per funzionare deve esserci uno scambio tra mondo reale e virtuale. È uno strumento che sarà molto utile per le aziende, che lo inseriranno nella strategia marketing. Dal punto di vista di opportunità aziendali, una tra le più evidenti è che il metaverso offre uno spazio persistente online».
Cosa significa?
«Per esempio che i documenti rimangono sempre in quel determinato luogo virtuale, cosa molto utile in un contesto di remote working. Ma i vantaggi in ambito di business sono diversi: molte compagnie si stanno muovendo per creare una presenza digitale al posto di quella fisica. Nel metaverso con alcune tecnologie e particolari device è possibile replicare lo sguardo. Potrebbe diventare un modo di lavorare. Oggi è ancora poco diffuso e sperimentale, ma nei prossimi anni potrebbe essere la normalità».
Quali sono i vantaggi in ambito professionale?
«Il metaverso può essere utilizzato in ambito di training, oppure in occasione di presentazione di nuovi prodotti oppure per visite aziendali per offrire un’esperienza alle persone che non possono essere presenti fisicamente in un posto reale, ma possono comunque emozionarsi e soprattutto essere parte di qualcosa di esperienziale».
Cambierà anche la nostra vita quotidiana?
«Saremo tutti più connessi e interconnessi e vivremo esperienze che coinvolgono anche altri sensi, come quello che accade con un videogioco che ti coinvolge maggiormente rispetto alla lettura di un blog. Probabilmente anche i social si sposteranno, come già ha fatto qualcuno, sul metaverso e l’interazione con le persone potrà cambiare, dal dibattito politico o magari vedere un posto di villeggiatura prima di partire. È una questione comportamentale, probabilmente cambieranno i comportamenti delle persone».
Il metaverso potrebbe essere messo al servizio delle colline del Prosecco?
«Sicuramente si potrebbero fare moltissime cose, cominciando dal creare proprio il metaverso dell’intera zona geografica e poi coinvolgere le varie cantine e offrire alle persone un viaggio esperienziale “virtuale” tra questi luoghi, magari coinvolgendole con qualche iniziativa che poi spinga gli utenti a recarsi nel luogo fisico. Studi psicologici dicono che le persone si ricordano maggiormente dell’interazione». — l.r.
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