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Sexy ricatto al calciatore Balotelli, condannato l’avvocato trevigiano che lo accusò

Due anni e tre mesi per il legale Roberto Imparato: dovrà pagare 80 mila euro di risarcimento

r.r.
2 minuti di lettura
Mario Balotelli mentre entra in aula: condannato il legale trevigiano che lo ha accusato 

Due anni e tre mesi di reclusione e 80 mila euro di risarcimento danni nei confronti della parte offesa, ovvero dell’ex centravanti di Inter, Milan, Liverpool e Nazionale (tra le altre) Mario Balotelli.

È la sentenza pronunciata martedì 23 maggio dal giudice del tribunale monocratico Claudia Molinaro nei confronti di Roberto Imparato, il legale trevigiano, difeso dall’avvocato Ernesto De Toni, ritenuto responsabile di una tentata estorsione ai danni del calciatore (ora in forza al Sion team della Super League svizzera) rappresentato dall’avvocato Enrico Baccaro.

La sentenza

Il giudice (che ha indicato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza) con il suo pronunciamento ha accolto in toto la richiesta che era arrivata dalla procura che aveva, appunto, sollecitato per Imparato la pena di due anni e tre mesi di reclusione. Il legale trevigiano aveva domandato a Balotelli la somma di 150 mila euro per una brutta vicenda legata a un rapporto che il calciatore aveva avuto con una ragazza vicentina all’epoca dei fatti ancora minorenne. Dal canto suo “super Mario” si era costituito parte civile avanzando una richiesta di risarcimento danni di 200 mila euro.

L’accusa

Secondo l’accusa, la ragazza vicentina (con cui Balotelli aveva sempre raccontato e confermato di avere avuto dei rapporti consenzienti) spinta dall’avvocato Imparato aveva poi accusato il calciatore di averla violentata (il caso del presunto stupro era stato archiviato).

Lo stesso Imparato però aveva minacciato l’attaccante di vendere la notizia ai giornali e in cambio del silenzio gli aveva chiesto la somma di 100 mila euro.

«Imparato mi chiedeva soldi per non fare uscire quella falsa notizia - aveva raccontato Balotelli nel corso della sua testimonianza in aula resa il 27 maggio dello scorso anno - Io alla ragazza avevo chiesto scusa perché non ci sarebbe stato un futuro, ma non certo perché c’era stata violenza. Non c’è mai stata violenza; i rapporti che abbiamo avuto sono sempre stati assolutamente consenzienti. Io le ho detto che se stava facendo quello (ovvero di voler far uscire la falsa notizia dello stupro, ndr) lo stava facendo solo per ledere la mia immagine, perché era tutto falso quello che raccontava».

Il processo

Nel corso del dibattimento che si è concluso con l’udienza del 23 maggio (passaggio che era stato calendarizzato per consentire alle parti eventuali repliche che però non ci sono state) erano stati prodotti testi di messaggi e trascrizioni di colloqui telefonici; foto di profili Instagram, registrazioni e screenshot di Whatsapp.

Tutto materiale che era stato raccolto dall’ufficio della polizia giudiziaria della procura nel corso delle indagini preliminari che si erano poi concluse con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Imparato. Mentre la posizione della minorenne (anche lei indagata per tentata estorsione) era finita al vaglio della procura dei Minori di Venezia.

Il dibattimento conclusosi il 23 maggio è stato un processo lungo e complesso che il giudice Molinaro, a un certo punto, aveva anche disposto venisse celebrato a porte chiuse. E invocando inoltre l’articolo 114 del codice di procedura penale, il magistrato aveva anche messo il silenziatore a tutto quello che sarebbe stato detto in aula. Ieri pomeriggio però la sentenza è stata pronunciata a porte aperte.

Le reazioni

Tramite il suo legale, l’avvocato Baccaro, Balotelli ha voluto far sapere la propria soddisfazione per la conclusione della vicenda: «Il mio cliente è soddisfatto che si sia fatta chiarezza sui fatti e che siano state accertate le responsabilità in capo a chi era stato chiamato a rispondere del reato».

Non è invece arrivato nessun commento da parte della difesa di Imparato. Che, adesso, una volta depositate le motivazioni della sentenza emessa dal giudice Molinaro (novanta giorni è stato il termine fissato dal magistrato per depositare le motivazioni che hanno portato al pronunciamento di condanna) potrà decidere se, tramite il suo legale difensore, impugnare o meno il verdetto davanti alla Corte di Appello di Venezia.

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