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Truffa con il “Bonus facciate”, tra gli indagati nomi vicini a camorra e ’ndrangheta

Sono Luigi Criscuolo, coinvolto nell’inchiesta di Eraclea, e Francesco Moscato, fratello di un killer calabrese ora pentito

Federico Cipolla
1 minuto di lettura
Il comandante provinciale della Finanza Francesco De Giacomo che ha guidato le indagini 

All’interno dell’inchiesta sulla truffa messa in atto attraverso “il Bonus facciate” spuntano nomi vicini ai casalesi e alla ’ndrangheta. Tra coloro che avevano fatto gli incassi più ricchi, ci sono infatti Luigi Criscuolo, coinvolto nell’inchiesta sull’infiltrazione dei casalesi ad Eraclea, e Francesco Leonardo Moscato, fratello di un killer della ’ndrangheta pentito.

I due fanno parte dei venti indagati dalla Procura di Treviso per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato.

 Sia Criscuolo che Moscato, come fatto dagli altri indagati, avrebbero aperto partite Iva ottenendo subito lauti guadagni, dichiarando falsi lavori con il Bonus facciate, e usufruendo così dei crediti fiscali corrispondenti.

A Luigi Criscuolo, 55enne residente a Eraclea, la Guardia di Finanza trevigiana ha sequestrato qualcosa come tre milioni di crediti. Anche lui si era rivolto al ragioniere di Ponte di Piave Giorgio Scarso, considerato dalle Fiamme Gialle guidate dal comandante provinciale Francesco De Giacomo, la mente della truffa.

Criscuolo avrebbe affidato l’apertura della partita Iva e l’invio telematico della documentazione del Bonus facciate all’Agenzia delle Entrate allo studio di consulenza trevigiano. Criscuolo è diventato un nome noto della cronache, quando è finito all’interno dell’inchiesta sugli affari dei casalesi ad Eraclea. Il 55enne era un operaio di Luciano Donadio, presunto boss dei casalesi, recentemente scarcerato. Criscuolo, arrestato per spaccio nel 2009, è diventato poi un pentito. E ha deciso di parlare dei rapporti con la criminalità organizzata, dopo che Antonio Pacifico, altro uomo di Donadio, offrì alla famiglia di Criscuolo il sostegno economico durante la sua detenzione. Ad una condizione: che la moglie diventasse la sua amante.

Francesco Leonardo Moscato è uno degli indagati a cui più è stato sequestrato: 8 milioni di crediti. Il trentenne di Vibo Valentia non si sarebbe però rivolto a Scarso, ma ad altri la cui posizione è ora sotto l’occhio di Procura e Finanza. Il suo nome è comparso in alcune inchieste di ’ndrangheta: era accusato di aver favorito la latitanza del boss Salvatore Tripodi. Il trentenne calabrese inoltre è fratello di Raffaele Moscato, 37enne di Vibo Valentia, collaboratore di giustizia dal 2015, e fino a quel momento killer della cosca dei Piscopisani.

Arrestato per l’omicidio di Fortunato Patania di Stefanaconi, per sua stessa ammissione in aula è stato autore di omicidi, estorsioni e reati in materia di droga. Moscato e Criscuolo - oltre a Giorgio Scarso - sono gli unici indagati ancora in Italia.

Gli altri, perlopiù albanesi, serbi, macedoni e kosovari, si trovano già all’estero. Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dai sostituti procuratori Giovanni Valmassoi e Valeria Peruzzo, non sono concluse e nelle prossime settimane il numero degli indagati potrebbe aumentare. Le Fiamme Gialle trevigiane stanno approfondendo poi come sia avvenuto il coinvolgimento di Criscuolo e di Moscato.

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