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Il dentista “caduto” nella rete Nft: così ho perso i miei soldi con le criptovalute

Il titolare di uno studio ha investito 90 mila euro con la società veneta che non paga più. «Entrato con il passaparola di amici. Non so se riuscirò a rivedere il mio denaro»

2 minuti di lettura

Il denaro sequestrato dalla Guardia di finanza a uno degli indagati nel crac Nft

 

La cifra – premessa – lui non la conferma. «Non lo voglio dire, sono cose personali, potrebbero essere di meno o anche di più». A riferircela – novantamila euro – è stata la fonte che ci ha fatto il suo nome, nell’ambito dell’indagine sulla New Financial Technology.

Lui è un noto dentista della zona del Montebellunese. Contattato, dietro garanzia di anonimato, ha accettato di raccontarci come è finito in quello che voleva essere un investimento redditizio, ma si è rivelato un buco clamoroso. «Conosco dai primi anni la New Financial Technology, come struttura, come società – racconta il dentista – ho fatto un investimento credendoci, come tutti».

Quando? «All’inizio dello scorso anno. Ci sono tante forme di investimento, dal finanziario all’immobiliare passando per le criptovalute». Chi l’ha convinta a puntare su Nft? Un intermediario di zona? «Sono amicizie che me l’hanno proposto, tutti sono rimasti incagliati in questo fango, io lo chiamo così». Ha presentato denuncia, ora? «No, per il momento no. Hanno promesso la restituzione, vediamo». Ha rivisto qualcosa? Si fida? Promettono da mesi.

«No, non ho riottenuto nulla. Ho fatto un investimento e ora mi sono messo il cuore in pace: se i miei soldi tornano indietro bene, sennò amen». Perché non vuole dire se la cifra di 90 mila euro che ci è stata riferita è corretta? «Sono fatti personali. So di persone che hanno messo la quota minima, diecimila euro, ma che erano i loro unici risparmi. E penso che qualcuno ci abbia messo anche qualche milione di euro».

Conosceva le criptovalute o si è buttato? «Le conosco, ho seguito conferenze, incontri. Avevo già un mio wallet personale». Tecnicamente come ha versato? Nelle ricostruzioni fatte finora dagli inquirenti ci sono anche bonifici su banche dei paesi baltici. «Io ho trasferito il denaro direttamente su una piattaforma di exchange che le ha convertite in cripto e poi girate a Nft». La società alla fine della raccolta ha proposto anche una propria monete, una “coin”, rivelatasi un altro buco: ha messo soldi anche lì? «Qualcosina, ma ho recuperato in tempo riuscendo a vendere subito».

Rendimento per dieci

Proprio in merito alla coin lanciata il 4 giugno dello scorso anno a Lugano con quello che fu definito un «evento mondiale» dagli stessi promotori, nella presentazione della moneta a firma di Kristian Gallina, uno degli ultimi iscritti sul registro degli indagati per la vicenda con l’accusa di essere un intermediario che portava clienti alla società, si legge «Potenzialità: 1€ come ipotesi estremamente conservativa (vedi Whitepaper». Tradotto, per una moneta in vendita in “private pre-sale” a dieci centesimi: si decuplica il vostro investimento.

I nuovi indagati

La lista degli indagati si è allargata con l’iscrizione di cinque nomi nuovi. Oltre a Gallina ci sono Simone Rizzato (fratello di Mauro, socio di Christian Visentin ed Emanuele Giullini nella società) e Daniele Pianon, destinatari anche di misure di sequestro di beni, da auto di lusso fino a immobili e un vigneto. Gli altri due sono Massimiliano Musto, 48 anni, ed Elena Zanardi, quarantenne di Roncade. Secondo la Procura, svolgevano tutti un ruolo attivo di intermediazione per portare nuovi clienti – e quindi denaro fresco – nel sistema Nft, l’ormai noto investimento in un presunto arbitraggio sulle criptovalute che in realtà, secondo gli investigatori, si è rivelato una truffa in stile Ponzi. 

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