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Imprenditore disperso in Turchia dopo il sisma, il collega di lavoro e amico: «Gli ho scritto, non mi ha risposto»

La drammatica testimonianza di un operaio che ha lavorato con lui e che è rimasto in contatto. «Angelo è bravo, un grande lavoratore sempre paziente e disponibile: speriamo che lo trovino»

maria ducoli
2 minuti di lettura

Angelo Zen con Suleyman Hilmi Metin nel 2021, quando hanno lavorato insieme

 

l messaggio su WhatsApp ha una spunta sola. Il ragazzo mostra lo screenshot di una chat senza risposta, quella tra lui e Angelo Zen. Suleyman Hilmi Metin ha trent’anni e fa l’operaio manutentore. Ha conosciuto Angelo Zen nel 2021, per un lavoro compiuto insieme a Istanbul, la riparazione di un macchinario di una ditta per cui lavorava il giovane turco. Dopo quell’occasione, sono rimasti in qualche modo in contatto.

E l’altra notte, dopo la scossa e sapendo che Angelo si trovava in Turchia, lo ha prima chiamato e poi mandato un messaggio WhatsApp. Senza risposta. «Angelo è una persona straordinaria. Lavorare con lui è sempre un grande piacere» commenta il giovane operaio turco.

Nel profilo social del tecnico di Maerne compare una foto di loro due insieme sorridenti, dentro a un laboratorio. Angelo Zen ha un fare paterno: quel ragazzo potrebbe essere suo figlio. La foto risale al 2021, in occasione del lavoro condiviso: «Ma siamo rimasti in contatto. Ci sentivamo di tanto in tanto. Sapevo che si trovava a Kahramanmaras in questi giorni» racconta Metin.

E infatti il turco gli scrive la notte stessa, poco dopo il terremoto: «L’ho chiamato non appena ho saputo cosa fosse successo. Poi gli ho anche scritto. Ma niente, nessuna risposta.

 Un messaggio semplice, spontaneo. Un messaggio che vuole semplicemente accertarsi che stesse bene, a poche ore dal terribile sisma. Ma il messaggio non arriva, sul cellulare di Metin non appare la doppia spunta di notifica. Il giovane turco pensa adesso alla famiglia di Angelo. «Dev’essere una situazione terribile non sapere cosa ne sia stato di lui, come stia». Ma Metin è convinto: «Lo troveranno, di sicuro».

Poi lascia trapelare un po’ di emozione in più. Vacilla quando ricorda le macerie, la distruzione, l’urlo lancinante dei sopravvissuti. «Almeno, spero che sia così. Deve essere così anche per sua moglie e i suoi figli». Metin mette la sua foto con il tecnico veneto nella sua pagina Instagram, un omaggio all’amico italiano, grande lavoratore.

Il messaggio di WhatsApp senza risposta tra Metin e Angelo Zen

 

Nel 2021, dopo quei giorni trascorsi a lavorare insieme, Metin aveva scritto: «É stato un piacere conoscerti». Poi aggiunge: «Angelo è gentile e paziente. Ripara i macchinari sempre con il sorriso in volto. Spero tanto che questa storia possa avere un lieto fine e che Angelo torni alla sua famiglia».

La speranza non manca. Nonostante tutto, sembra essere il lanternino che in queste ore guida un intero paese nelle ricerche dei dispersi. «Tutte le unità di soccorso della Turchia sono al lavoro per cercare di raggiungere tutti i cittadini, sia quelli vivi che quelli che non ce l’hanno fatta» commenta raccontando delle sirene che suonano giorno e notte, dei pompieri che non smettono un attimo di rovistare sotto i calcinacci.

«Siamo stremati, è una situazione terribile. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutta l’umanità» commenta. I suoi occhi scuri sono lucidi. «Spero che anche voi, in Italia, possiate aiutarci» continua pensando ai suoi connazionali colpiti dal terremoto.

La disperazione è toccante, in un inglese perfetto racconta il dolore nel vedere il proprio paese a pezzi e i propri connazionali rimasti senza nulla. Senza casa, senza lavoro, senza vita. Un dramma che sta sconvolgendo l’intero pianeta. A tratti, però, la speranza continua ad emergere, come se fosse il carburante necessario per poter sopravvivere a questi lunghi giorni di macerie e feriti.

«Ogni ora che passa - conclude - i soccorsi trovano nuovi superstiti, tirandoli fuori vivi dalle macerie degli edifici. Speriamo sia così anche per Angelo». Ed è a quel filo di luce che spunta tra i calcinacci a cui si aggrappano tutti coloro che sono alla ricerca di un proprio caro. Tutti coloro che ogni sera, come la famiglia di Angelo Zen, devono fare i conti con una sedia vuota e un telefono che non suona mai.

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