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Maxi frode fiscale all’ombra di Gaiatto, quattro condanne e due patteggiamenti. Tutti i nomi

Seguendo i soldi del broker finanziario gli investigatori sono arrivati a un giro di fatture false e riciclaggio. Condanne per 10 anni e confische per 2 milioni

1 minuto di lettura

Un'unità di analisi finanziaria della guardia di finanza

 

Seguendo i soldi di Fabio Gaiatto, gli investigatori sono arrivati a un giro di fatture false e riciclaggio costato condanne per 10 anni e confische per 2 milioni di euro. Si chiude così, con quattro condanne in abbreviato e due patteggiamenti, la vicenda giudiziaria legata alla maxi frode fiscale nel Veneto orientale.

L’indagine e la maxi truffa

Un’indagine, nata da una costola della truffa Venice, che ha tenuto a lungo impegnati gli investigatori della Guardia di finanza di Portogruaro.

Sette gli indagati per due filoni principali: il riciclaggio, sulla scia di quanto emerso nel corso di un interrogatorio nella vicenda Gaiatto, ed emissione di fatture false per operazioni inesistenti grazie una serie di società cartiere che il procuratore Raffaele Tito e il pubblico ministero Monica Carraturo hanno ricostruito minuziosamente.

I condannati

Il giudice dell’udienza preliminare Monica Biasutti ha condannato in abbreviato Severino Pivetta (68 anni), di Fossalta di Portogruaro, Renzo Bertacco (68 anni) di Cessalto, Michele Battain (48 anni), sanvitese residente a Portogruaro, e Marco Bonaveno (45 anni), di Motta di Livenza e domiciliato a San Michele al Tagliamento.

Pivetta (condannato a 4 anni e 4 mesi), Bertacco (condannato a 2 anni, pena sospesa) e Battain (condannato a un 1 e 11 mesi, pena sospesa) sono stati ritenuti responsabili di riciclaggio ed emissione di fatture false, Bonaveno (condannato a 2 anni, pena sospesa) di emissione di fatture false.

I due patteggiamenti

Altri due imputati, Mauro Bellotto e Luca Trebbi, hanno scelto la strada del patteggiamento (1 anno, pena sospesa per Bellotto).

Inoltre, secondo gli inquirenti, nell’ambito dei reati fiscali un corriere aveva il compito di portare contanti tra Portogruaro e Padova, con l’obiettivo di interfacciarsi con alcuni imprenditori cinesi.

La posizione dell’unico indagato di nazionalità cinese, però, non è ancora stata definita. Ha scelto il rito ordinario: il gup l’ha rinviato a giudizio. —

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