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I trent’anni del Ballo del Doge al Carnevale di Venezia

La stilista Antonia Sautter racconta la festa che si terrà sabato 18 febbraio alla Misericordia. I costumi, le scenografie e gli ospiti in arrivo da tutto il mondo

Manuela Pivato
2 minuti di lettura
Una passata edizione del Ballo del Doge” che tornerà sabato 18 febbraio alla Scuola Grande della Misericordia di Venezia dove festeggerà i trent’anni 

Tutti la cercano, tutti la vogliono, le televisioni francesi, i giornali tedeschi, come se fosse la prima volta e la storia dovesse ancora essere scritta. Il tempo, che agisce per sottrazione, qui ha lavorato all’incontrario; e i molti anni spesi a inventare ogni volta qualcosa di nuovo, di sorprendente, ora risarciscono la fatica delle notti insonni, occhi chini sui velluti e le sete, mani veloci a cucire bottoni, asole, orli.

Dal 1994 la stilista veneziana Antonia Sautter imbandisce il Ballo del Doge resistendo dritta come un fuso alle crisi, all’acqua alta, alla pandemia e anche alla trasformazione viscerale dello stesso Carnevale. Circondata da uno stuolo di sarte, costumiste, collaboratori, Antonia Sautter si è ritagliata una bolla felice, dove tutto è grazia e bellezza, e anche per questo ora tutti la cercano.

Sabato 18 febbraio, alla Scuola Grande della Misericordia, il Ballo del Doge celebra trent’anni e già nel titolo – The Greatest Dream. Yesterday. Today. Forever… Antonia – c’è l’antologia di quello che hanno vissuto nelle precedenti edizioni Bebe Vio, Myrta Merlino, Joacquìn Cortés, Alberta Ferretti e che quest’anno vedranno, tra gli altri, Federica Pellegrini, Zucchero, forse Alba Parietti, e i 500 ospiti che hanno prenotato da un anno per l’altro e a giugno avevano già scelto il costume.

Com’è cambiato il Ballo nel corso degli anni?

«Dagli anni Novanta a oggi è cambiato l’intero mondo intorno a noi, basti pensare che quando abbiamo iniziato non c’erano telefonini né social. Sono cambiata anche io, naturalmente. Ho iniziato rendendo omaggio alla storia della Serenissima raccontando Venezia in tutte le sue epoche, anche in quelle più goliardiche, tra cortigiane e seduttori».

Poi?

«Poi negli ultimi anni mi sono appassionata al tema delle regine, della storia e della fantasia. Per me sono una fonte d’ispirazione per raccontare, a modo mio, l’empowerment femminile, un tema che mi sta molto a cuore. Quello che non è mai cambiato, invece, è l’entusiasmo con cui gli ospiti de Il Ballo del Doge partecipano al gioco collettivo più intrigante del mondo: il Carnevale veneziano».

Com’è iniziato?

«L’idea prese forma nel 1994 quando, per una serie di circostanze inaspettate, entrò nel mio piccolo negozio di artigiana Terry Jones, storico membro dei Monty Python, che mi coinvolse nella realizzazione di uno spot per una compagnia aerea inglese. Mi parlò anche della sua intenzione di girare per la BBC un docu-film dedicato alla quarta Crociata, che doveva essere rappresentata attraverso la metafora di una grande festai. Quell’incontro ha gettato il seme di quello che sarebbe diventato Il Ballo del Doge. Convinsi Terry Jones ad affidarmi parte dell’organizzazione. Fu un tale successo che i miei amici, reclutati per fare le comparse, mi incoraggiarono a continuare l’anno successivo».

Il Ballo 2023?

«Il tema è quello di lasciarsi andare e volare con la fantasia. Sarà un viaggio onirico, una celebrazione di trent’anni di emozioni e passione con la gioia di mostrare con orgoglio quello che noi veneziani possiamo fare».

Quante persone lavorano per questo evento?

«Ci sono sarte, scenografi, falegnami, tappezzieri, mascherai, modelliste, artigiani. Il cast artistico è composto da 23 ballerini, e poi acrobati, verticalisti, saltimbanchi, giocolieri, trampolieri, attori della commedia dell’arte, un soprano e un tenore. Il catering de La Dogaressa arriverà con cento dipendenti, di cui sessanta camerieri. Altre trenta persone lavorano con me tutto l’anno. Dietro l’effimero c’è una grande macchina che dà lavoro, quasi come la produzione di un film che però dura solo una notte».

I costumi?

«Vengono realizzati nel corso dell’anno, anche se incoraggio sempre gli ospiti a portare con sé il proprio abito per creare maggiore aspettativa. Per aiutare gli ospiti a indossarli ci saranno sessanta vestieriste».

Federica Pellegrini ha già postato su Instagram un abito bianco.

«Sì, ma la sera del Ballo ne indosserà un altro».

Da dove arriveranno gli invitati?

«Da Stati Uniti, Regno Unito, molti da Francia e Germania. Ci sarà anche una famiglia thailandese e un tavolo di otto ragazze degli Emirati Arabi che festeggeranno l’addio al nubilato».

I prezzi?

«Dagli 800 ai 3.500 euro, già sold out. Il Ballo del Doge è autofinanziato, il ricavato dei biglietti va interamente allo spettacolo».

Cosa indosserà?

«Un abito dal colore cangiante, luminosissimo. So già che darà l’ultimo punto al costume tre minuti prima dell’inizio della festa, ma il mio è il meno importante.

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