VENEZIA. È svanita come un fiocco di neve al sole l’ultima ordinanza di Luca Zaia e con essa le misure più stringenti adottate sul versante del contrasto all’epidemia.
Entrati in vigore il 16 novembre - e “riaggiustati” il 22 con il ripristino dell’apertura di medi e grandi negozi - i provvedimenti regionali decadono venerdì: «Il nuovo decreto del Governo introduce pesanti blocchi e divieti, sarebbe inconcepibile inasprire ulteriormente le restrizioni a carico dei cittadini, per il Veneto già si profila simil lockdown nel corso delle festività», la motivazione della rinuncia a prorogarne l’efficacia.
Sospiro di sollievo per i negozianti (non tutti, però) costretti finora alla chiusura domenicale e ancor più per outlet e megastore soggetti allo stop nell’intero week end e clamorosamente “graziati” anche dal nuovo Dpcm. Ancora, cessa il contingentamento dei clienti in ambito commerciale: il Veneto, unico in Italia, l’aveva fissato in via cautelativa in una presenza ogni 20 metri quadrati con segnalazione della capienza massima all’esterno e analoghe regole di sicurezza valevano per le bancarelle dei mercati, circoscritti e vincolati a varchi unici di ingresso e uscita.
Assai minore - perché largamente superato dalla “cura da cavallo” del premier Giuseppe Conte che imporrà blocchi entro i confini comunali a Natale, Santo Stefano e Capodanno, vietando tout court gli spostamenti extraregionali dal 21 dicembre al 6 gennaio - le limitazioni al movimento in ambito urbano, leggi sport e passeggiate, fino a ieri consentire all’aperto e nel verde ma proibite sia nei centri cittadini che nelle località di mare o montagna. Un’opzione, en passant, soggetta alla rivalutazione ministeriale del grado di rischio infettivo attesa per oggi, con il territorio veneto in fascia gialla a rischio di “stretta” arancione.
In verità lo stesso Zaia è parso deluso circa l’esito degli infiniti appelli alla prudenza rivolti dai microfoni dell’unità di crisi a Marghera: «Mi sembra che l’invito ad evitare assembramenti non abbia raccolto molto successo», le sue parole « e ancor meno la raccomandazione di riservare agli over 65, più fragili ed esposti al contagio, la prima fascia oraria di apertura dei supermercati. È un peccato». —