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"Fucilare tutti i preti pedofili"Predica choc nel Trevigiano

Durissima la posizione don Maurizio Dassié, parroco di Miane, che ha seguito tre ragazzi abusati

2 minuti di lettura
MIANE. «Il Papa va preso sul serio anche in tema di pedofilia. Chi si macchia di questo crimine e chi lo copre va mandato a processo, sia anche un vescovo o un cardinale, e pertanto scomunicato». A sostenerlo è don Maurizio Dassié, parroco di Miane. «Solo la trasparenza ci salva presso i nostri fedeli, non i mezzi sorrisi, tanto meno il silenzio di quelli che irridono perfino il Papa». E dal pulpito ha tuonato: «I pedofili andrebbero fucilati: so bene cosa voglia dire per un bambino subire violenza. Ho avuto a che fare con tre casi devastanti».

Don Maurizio ha 63 anni, si è fatto prete a 50. Ha avuto modo di seguire tre vicende drammatiche, di altrettanti ragazzi abusati: uno da un prete, un altro da un operaio, il terzo da un militare. «Ho ben presente il dramma che queste persone attraversano anche ad anni di distanza. Uno di loro, all'età di 24 anni, voleva suicidarsi».

E' per questo che ha dichiarato, anche dal pulpito, che i pedofili andrebbero fucilati?
«Certo. Debbono conoscere già qui le pene dell'inferno che patiranno nell'Aldilà. L'abuso di un ragazzo è l'assassinio psicologico di questa persona. La pedofilia, dunque, non è un peccato, è un crimine».

Ma un uomo di Chiesa dovrebbe essere misericordioso, esercitare il perdono.
«Macché misericordia. Queste persone e chi li tiene in qualche considerazione, anche se è un cardinale, devono sapere che non c'è peggiore crimine sulla Terra. Il Papa e altri suoi collaboratori lo dicono chiaramente. Altrove, invece, riscontro un silenzio assordante. Forse perché fino a ieri, fino a prima che Ratzinger parlasse, in qualche modo si è fatta copertura».

Non ovunque. Proprio a Vittorio Veneto, per esempio, l'allora vescovo Magarotto non aspettò un secondo ad assecondare la richiesta di denuncia di un prete da parte dei familiari di ragazzi da lui abusati.
«Va dato atto a Magarotto. Oggi i nostri fedeli sono i primi a chiedere trasparenza».

Lei, dunque, parlando chiaro, trova seguito da parte della sua gente.
«Mi dà fiducia, come la dà al Papa. Forse si risentono i soliti bacia-banchi. I quali probabilmente preferirebbero che si parlasse di chiacchiericcio, come ha avuto modo di dire un autorevole porporato, poi accusato di clamorose coperture».

La prassi della copertura è stata spesso motivata con il fatto di non creare danni peggiori.
«Il Padreterno fa venire al pettine tutti i nodi. Non esiste una copertura a fin di bene, come si suol dire. I turpi protagonisti di vicende come questa vanno consegnati alla giustizia, quanto prima, perché non arrechino altro male. E se per i divorziati la punizione è, in qual che misura, l'impossibilità di comunicarsi, quindi di accedere all'Eucarestia, non vedo perché a questa gente debba essere consentito di fare tutto quello che facevano prima, anche i preti».

Non è vero, vengono ridotti allo stato laicale.
«In alcuni casi no. I casi, appunto, di copertura».
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