Cara Maria,
il giorno in cui mi ha detto «non ti AMO più», è stato come precipitare, allargare le braccia ed annaspare nell'aria gelida e senza luce, nel vuoto che come una spirale mi inghiottiva in un vortice dove i pensieri li elaborava lo stomaco, che salendo si chiudeva all'altezza della gola, dove un grappolo di pungenti emozioni pulsava e non chiedeva altro che esplodere.
Aveva usato le parole come bisturi, sapeva perfettamente come sminuzzare il mio cuore, il mio orgoglio, la mia flebile dignità. Cosa cercava? Comprensione? Conforto? Come se il suo dolore dovesse travasarsi in me ed epurare fluido e indenne, senza lasciare traccia. Cosa voleva dire con « mi sono innamorato» ? Lui aveva già una moglie a cui davanti a Dio aveva giurato Amore. Come poteva usare un termine così prezioso per parlare di un’ altra?Mi incarto, terrorizzata dal dolore della solitudine, del fallimento, del rifiuto. Ed io? Mi resta qualcosa che possa innamorarlo ancora? Nulla. Io non posso più nulla, sono un libro aperto che ha iniziato a leggere 20 anni fa, e non c'è riga della mia anima che lui non sappia a memoria.
Era maggio con tutti i colori della primavera, il giorno in cui mi veniva tolto lo scettro ed il mio ruolo di moglie veniva calpestato, il giorno in cui la promessa di essermi fedele veniva infranta. Quello è stato il giorno in cui ho partorito me stessa, un parto lungo e doloroso. Affogavo nelle mie stesse lacrime. Io nascevo sola senza mio marito, che si liberava di me, lasciandomi orfana del suo amore, della sua vitale protezione. Per la prima volta nella mia vita ero sola. È andato via dopo undici mesi di stupide riflessioni, ipocrisie e falsa gentilezza. Lo sapevamo che non c'era nulla da riflettere, la magia dell'amore eterno ci aveva svelato il suo inganno. Tutto era un inganno, anche ciò che di lui vedevo era un inganno.
Non è mai stato come i miei sensi lo percepivano, l'ho vestito di una nobiltà che non è mai riuscito ad indossare. Oggi il «re è nudo», davanti ai miei occhi che guardano un corpo sgraziato, vestito di egoismo, sterile di qualsiasi sentimento di umanità, di empatia nei miei confronti, presuntuoso, arrogante, narcisista, vigliacco, che mi investe di accuse, mi insulta, riempie la mia fragile anima di sensi di colpa, calpesta il mio orgoglio, disintegra la mia autostima. Vengo scartata, gettata via per un'altra donna. A me toglie lo scettro, il privilegio di unica donna della sua vita, a me a cui la natura ha fatto dono di una bellezza che molte invidiano, ma che non ha fatto da scudo a questo immenso dolore che oggi mi strazia, mi toglie il respiro e con esso la gioia di vivere. Undici mesi di litigi, accuse, recriminazioni, mesi cattivi, rancorosi, che avrebbero dovuto ammortizzare il momento dell'abbandono. Non sono serviti. Ci sono zone nella mente che non ho mai frequentato, cassetti chiusi che non so come aprire. Sento minate tutte le mie certezze. Non sono più io se non sono sua moglie, il pensiero mi smarrisce. Chi sono?
Ciò di cui non riesco proprio a fare a meno, è questo insopportabile senso di colpa. Dove ho sbagliato? Cosa potevo fare per noi ? Cosa non va in me? Perché non sono riuscita a tenermi mio marito? Lei cosa ha più di me?Mi guardo intorno e non vedo altro che coppie felici, complici, affiatate, sembra che tutto il mondo sia in coppia tranne me. Infilandomi nel letto ho tra le mani il libro “ Una donna spezzata” di Simone De Beauvoir, eccomi sono io.
Il tempo passa e finalmente, lentamente, realizzo che merito di più, sono troppo per lui, quel troppo che crea disagio, e lo ha portato a farmi sentire inadeguata. Oggi comincio davvero a sentirmi nuovamente serena, mi sono allontanata abbastanza per capire cose che prima vedevo sfocate, cose che l'amarezza oscurava, oggi so perché è finita, e posso dire di non sentirmi più io la vittima; io sono il carnefice. Lui era ed è un narcisista, ha sempre amato dell'altra l'amore che ella prova per lui, ha sempre amato lo specchio di se che vede riflesso negli occhi di chiunque, non sopporta che le sue esigenze non vengano per prime, non mi permetteva di contraddirlo, di pensare in modo diverso, mi dava della stupida quando accadeva. Mi ha lasciata perché nei miei occhi non c'era più il riflesso che cercava, e questo per un narcisista è letale.
Oggi mi amo e sono grata alla vita per ciò che ho vissuto. Sono grata alla vita per il dolore lacerante che ha cambiato la mia anima, e mi ha fatto diventare la donna che sono, senza rancore, senza cattiveria. Lui mi ha lasciata mentre io non l'avrei mai fatto, ed è stata la più grande delle mie fortune.
Serena
Hai ragione cara Serena,
lui ti ha lasciata ed è stata una fortuna. Lo è sempre quando qualcuno, anche se solo per puro egoismo, ci toglie da un pantano emotivo. Tu eri lì che annaspavi, fingendo che le acque reflue del tuo matrimonio fossero cristalline, aggrappandoti a quelle promesse di matrimonio che andavano a fondo insieme ai tuoi sogni, alle tue illusioni. Ci sono persone che si ostinano a stare aggrappate al passato, all’infelicità, alle convenzioni e che si vedono passare la vita davanti come un lungometraggio di cui rimangono per sempre comparse. Lui ti ha lasciata regalandoti una nuova possibilità per essere felice, per scoprire chi sei da sola, senza che la gabbia della coppia (così tu l’hai vissuta) ti soffocasse. Non hai più scuse per non uscire allo scoperto, rischiando, soffrendo, ridendo, scoprendo quello che veramente vuoi. Come stai facendo. Ora sta a te guidare la partita, finalmente libera da un rapporto stanco e dalle tue paure. Stai scoprendo quanto può essere rasserenante stare con se stesse, tornare a casa la sera e non trovare un coinquilino disinteressato e anche rancoroso che ti fa sentire una Cenerentola. Tu la scarpetta l’hai raccolta e calzata per ballare serena, orgogliosa di quello che sei, senza che sia necessario lo specchio di un «lui», di una fede al dito, di una rassicurazione sociale. Innamorarsi è bellissimo, anche di se stesse.