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Questione di punto di vista (maschile)

Questione di punto di vista (maschile)
Questa volta a scrivermi è Amedeo che ragiona sulle molestie ma anche su come le donne si debbano prendere la loro parte di responsabilità per una società "maschilista" che fatica ad abdicare a un modello paritario e inclusivo. E ha qualcosa da dire anche rispetto al fatto che tra la popolazione fenninile, sempre secondo lui, continua ad essere vincente il modello "cattivo ragazzo" 

Per chi volesse scrivermi la sua storia o semplicemente una storia: maria.corbi@lastampa.it 
2 minuti di lettura

Scrivo in risposta alla lettera pubblicata il 3 ottobre, quella in cui F. si lamenta di attenzioni moleste ricevute da un anziano alla fermata dell’autobus.
Quest’estate, in vacanza al mare mi sono trovato in una situazione speculare a quella vissuta dalla vostra lettrice. Alla fine di una chiacchierata e dopo un drink, una signora di 75 anni mi ha fatto intendere che se avessi voluto ci sarebbe potuto essere un «seguito» (io ho 40 anni).
Non mi sono sentito molestato, ho semplicemente declinato l'invito e sono andato per la mia strada tra un misto di incredulità, sorpresa e, lo ammetto, un filo di divertimento.
Con questo episodio non voglio certo dire che il comportamento del signore che ha “agganciato” la giovane lettrice alla fermata del bus sia condivisibile. Di certo è stato inopportuno.
Però, voglio dire che, probabilmente noi uomini abbiamo determinati "anticorpi" verso certe situazioni, che nel giusto processo verso la parità di genere, anche le donne devono acquisire.
Vorrei richiamare l'attenzione dei lettori al martellamento continuo, al “picconamento” senza sosta che da anni subisce la “classe” del maschio. Sicuramente la società attuale (o forse sarebbe meglio dire la società di ieri) è stata influenzata, ed in un certo senso espressa dagli uomini. In questa società purtroppo è presente una certa quantità di violenza fisica e psicologica, che spesso ha per oggetto le femmine.
E' giustamente stigmatizzato un modello di mascolinità che sottomette e condiziona la donna. Ma non dimentichiamo che per la quasi totalità, l'educazione dei figli (e delle figlie) è attuata dalle madri. Chi allora trasferisce questo tipo di comportamento alle persone (maschi e femmine)?
Mi ha colpito e mi ha fatto riflettere recentemente, la canzone di Elettra Lamborghini «Pistolero».Il testo recita: «Dimmi se sei un uomo, vero. Un pistolero. Sai già dove mirare, amore criminale... Dimostrami chi sei oppure vai... Io voglio un bandito con me... Poi dimmi una bugia per farmi solo tua... Amore criminale».
Ora, non è una novità che i “bravi ragazzi” abbiano qualche “punto in meno”, nel corteggiamento,rispetto a chi si atteggia a “ragazzaccio”.
L'enorme successo dei tatuaggi, dei piercing e di certi atteggiamenti strafottenti degli ultimi decenni non sarà di certo sfuggito a nessuno.
A chi giova dunque far passare come vantaggioso, questo modello di uomo? Non di certo alla società... Forse alla libido di qualche ragazzina o a chi ha interessi commerciali.
Fatto sta che le stesse donne, molto spesso «premiano», per così dire, un certo tipo di mascolinità. Con questa mia lettera non voglio di certo difendere comportamenti irrispettosi delle persone, ma voglio solo richiamare l'attenzione sulle responsabilità educative, che seppur condivise, forse non sono poi così equamente ripartite tra padri e madri.
Amedeo

Caro Amedeo, 
sono contenta della tua lettera perché mi da l’occasione di smascherare ragionamenti, come il tuo, che minano un reale cambiamento nella società. Ci saranno sicuramente uomini molestati da donne, non lo metto in dubbio, ma questi comportamenti non sono un fenomeno, una «malattia» sociale, un retaggio di millenni di patriarcato (non so in che altro modo chiamarlo), una modalità per tenere la donna in stato di allerta, di sottomissione, di marginalità. Tu hai avuto una donna che ci ha provato con te. Punto. F. ha invece subito una molestia, percepita come tale proprio perché il fenomeno è talmente diffuso, atavico, insidioso da fare subito alzare l’antenna del pericolo e del disagio, anche in caso di “attenzioni” solo verbali.
E’ vero che le donne educano i figli, ma lo fanno in un mondo, in una società dove il potere e la prepotenza del genere maschile hanno sempre la meglio. Una società imbottita di stereotipi di genere che faticano a cadere. Mi parli di Elettra Lamborghini e della sua canzone, francamente orribile. E sinceramente non credo che sia degna di un ragionamento perché qualsiasi cosa dicessi servirebbe comunque ad accreditare un brano che merita solo l’oblio. Il cortocircuito di genere, su questo hai ragione, esiste. Ci si batte per l’uguaglianza, per uomini e donne consapevoli, complici, pari. E poi sopravvivono stereotipi come quelli dell’uomo forte che ci protegge e della donna accudente e seduttiva da proteggere. Il cambio culturale è lento, molto lento, troppo lento. E questo sì, anche per colpa di noi donne che non ci decidiamo a dare una spallata al sistema, senza se e senza ma. E soprattutto unite.