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Riconoscere, trovare e mantenere amicizie autentiche: missione possibile

Photo by Sam Manns on Unsplash
Photo by Sam Manns on Unsplash 
Un libro svela miti e ambiguità dei legami tra amici, a qualunque età. Perché non possiamo fare a meno di creare relazioni con il prossimo e come cambiano diventando grandi? Ne abbiamo parlato con l’autrice Simonetta Tassinari
3 minuti di lettura

Trovare amici veri è, per tanti, l'obiettivo di una vita. E il mantenimento di questi legami, nonostante gli impegni che prendono il sopravvento e i ritmi che cambiano in età matura, diventa una missione da perseguire con volontà. Spesso però la miticizzazione dell'amicizia vera spinge a credere che esista solo un tipo di amicizia, quella storica e rafforzata dal tempo, restituendoci l'immagine univoca di un amico eterno, leale e affidabile. Ma è un tipo di amicizia che esiste veramente o sarebbe meglio parlare di amicizia imperfetta? 

L'importanza culturale dell'amicizia

Da sempre l'amicizia garantisce benessere psico-fisico, consolida il senso di appartenenza a un gruppo (soprattutto in adolescenza), aumenta i livelli di autostima e stabilità. Sul tema la ricerca "Friendship Importance Around the World: Links to Cultural Factors, Health, and Well-Being", pubblicata nel 2021 sulla rivista accademica Frontiers in Psychology, definisce la valenza dell'amicizia in contesti non soltanto culturali, tenendo conto dei modi in cui si imbastisce (e si mantiene) nelle diverse aree del mondo. 

Tra i temi affrontati nello studio ci sono l'impatto degli affetti sulla vita quotidiana, sia sul piano individuale che su quello collettivo, e le derive delle relazioni virtuali diventate così importanti la GenZ. Ma è davvero possibile creare un identikit dell'amico ideale - e poi, soprattutto, trovarlo - oppure si tratta soltanto della costruzione di un mito?

Per una contro-filosofia dell'amicizia

Il libro Contro-filosofia dell'amicizia, appena pubblicato da Feltrinelli Editore, di Simonetta Tassinari, professoressa di Storia e Filosofia che con il suo lavoro editoriale e nelle scuole si occupa di psicologia evolutiva, relazionale e counseling filosofico, punta a costruire una guida controcorrente delle relazioni analizzando credenze, aspettative, evoluzioni dell'amicizia, con un focus sulle diverse fasi psicologiche in cui questa nasce e si sviluppa (dall'infanzia alla maturità). Ne abbiamo parlato con l'autrice.

Perché abbiamo bisogno degli amici?
"Non siamo progettati per star da soli. Per noi vivere significa vivere con, anche dal punto di vista biologico. Abbiamo la necessità di essere accuditi per un lungo tempo prima di diventare autonomi, benché autonomi, nel senso di completamente autosufficienti, in realtà non lo si diventi mai. Il gruppo ci protegge, ci conforta, ci dice chi siamo. Non per niente la solitudine reale, o anche soltanto percepita, è una vera malattia".

L'amicizia evolve con il tempo? 
"Man mano che la nostra personalità si definisce e le esperienze aumentano, cambiano anche le esigenze di socialità (che raggiungono la massima intensità durante l'adolescenza). In quanto esseri sociali continuiamo ad avvertire l'esigenza di mantenere delle relazioni al di fuori della famiglia, soprattutto come forma di confronto. In sintesi, meno insicuri e consapevoli diventiamo con l'età, più si differenzia l'esigenza dell'amicizia".

Come trovare nuovi amici, soprattutto quando lavoro e famiglia rendono più rare le occasioni di incontro? 
"Adattarsi al proprio contesto è sempre un buon inizio: spesso è solo una questione di approccio e di buona volontà, gli amici si trovano ovunque, perché anche gli altri hanno i nostri stessi bisogni. In ogni ambiente, anche in quello che può sembrare il più strutturato, formale e freddo, ci sono persone che come noi vorrebbero stringere rapporti più calorosi. Credere che nessuno è adatto a noi, non è soltanto poco costruttivo ma fa assumere un atteggiamento di indisponibilità verso il prossimo che tiene lontani gli altri. Spesso non troviamo ciò che cerchiamo perché in testa abbiamo un'idea preconcetta, e sbagliata, di ciò che è l'amicizia. I sociologi parlerebbero della "profezia che si autoavvera", quando ciò che ci aspettiamo si realizza solo per il fatto di averlo immaginato. Ovunque ci siano spazi di vita comune ci sono potenziali amici: il nostro atteggiamento è fondamentale per individuarli". 

In che modo i miti influiscono sulla costruzione dell'amicizia perfetta?
"I miti hanno un forte valore simbolico, ma spesso andrebbero presi per quello che sono: delle belle favole, degli esempi che ovviamente non rispecchiano la realtà. Cercare di adeguarsi al mito dell'amicizia perfetta è per l'appunto cadere rovinosamente nella buca della realtà per aver guardato troppo il cielo perdendo di vista l'ostacolo, per citare il filosofo Talete. L'amicizia perfetta è un mito fondativo della civiltà, ma dovremmo sentirci ugualmente felici di coltivare un'amicizia imperfetta con i suoi alti e bassi". 

Un'amicizia di valore è necessariamente un'amicizia di lunga durata?
"Quel che per qualcuno sembra perfetto, ad esempio un'amicizia che ci segua fedelmente per tutta la vita, non esercita su chiunque il medesimo fascino. Non sempre la lunga durata di una relazione d'amicizia è sinonimo di felicità. Peraltro un rapporto di lunga durata è sovente è un'amicizia esaurita, incapace di generare nuovi stimoli. Associamo alla transitorietà emozioni negative ma non sempre - soprattutto quando parliamo di amicizia - è una verità assoluta".