NEW YORK - La Grande mela pare rinata, e con lei anche la sua moda. Prim’ancora che in passerella è nelle strade che l’aria è cambiata: sono tornati i turisti, ma soprattutto sono tornati i newyorchesi dopo i quasi due anni di Covid che avevano svuotato Manhattan. Negozi, ristoranti e locali sono stracolmi anche se i prezzi sono alle stelle; tutto questo è vitale per chi fa vestiti, perché i designer che vi lavorano hanno sempre fatto leva sull’energia della città. Adesso che lo spirito è tornato alto, la moda americana si è messa in scia: più sfilate, più eventi, più prime file piene di star, uno dei maggiori asset che New York offre. E pazienza se a dominare la tornata di sfilate sia stato il gossip sulla neo-coppia Leonardo DiCaprio e la top model Gigi Hadid, o se i selezionatissimi party degli stilisti siano stati presi d’assalto da orde di imbucati allertati via TikTok: è questo che ci si aspetta da New York. E la metropoli non ha deluso.

Star

Gigi e Bella Hadid in look disco anni 80. E impazzano i rumors sul flirt con Leonardo DiCaprio

di Alessandra D'Acunto 15 Settembre 2022

A chiudere il calendario è stato lo show di Tom Ford. Il texano, nel pieno dei revival delle sue collezioni per Gucci degli anni Novanta, ha calcato la mano sui suoi stilemi: il maschile riadattato, la femminilità sfacciata, le tenute da rodeo, le paillettes, il nude-look, le pettinature a schiaffo. Pochi sanno trattare il glamour come lui e il suo messaggio alla GenZ è chiaro: perché cercare pallide copie, quando c’è l’originale a disposizione?

A disegnare il guardaroba di una vita ideale a Manhattan è Michael Kors, “tipico” designer statunitense votato al classico funzionale. La sua prima fila è stata la più rimarchevole della settimana, con Serena Williams che se la chiacchierava con Anna Wintour, mentre Anne Hathaway le osservava in silenzio come fosse una scena de Il diavolo veste Prada. Kors parla di un guardaroba ispirato alla giungla e ai resort, ma il risultato, complice l’uso di pezzi molto misurati e cittadini, è più adatto alla metropoli. 

Tory Burch si allontana dalla sua visione della New York downtown bohémien, e si concentra su minimalismo, tessuti tecnici, garze che fasciano il corpo e che, a onor del vero, sembrano comode. Niente stampe, ricami, disegni. Pochi colori. Una virata inaspettata da parte sua. Torna negli Usa anche Chiara Boni con il suo La petite robe: la scelta di sfilare qui la stilista l’ha presa anni fa, visto che gran parte delle sue clienti vive negli Stati Uniti. Lei dà loro ciò che vogliono: abiti da sera, da cocktail e da cerimonia adatti a una vita sociale di nuovo a pieno regime.

È rientrato in patria anche Tommy Hilfiger, dopo anni di eventi in giro per il mondo. Per presentare la collezione, già in vendita, lo stilista ha messo su una sfilata-kolossal a Green Point, all’aperto sotto la pioggia battente, con i modelli in perfette tenute a stelle e strisce: divise da football, giubbotti da college, completi alla Wall Street, jeans casual. Guest designer è l’ottimo Richard Quinn, l’inglese primo vincitore quattro anni fa del Queen Elizabeth II Award for British Design (lo aveva premiato la regina stessa). 

Tra i debutti sul suolo americano va segnalato Marni, in trasferta da Milano. Francesco Risso ha portato oltreoceano, per la precisione nel Joralemon Tunnel a Dumbo, la sua comunità di alternativi, modaioli intellettuali e star (l’arrivo di Madonna ha causato un putiferio). Punto di partenza i colori all’imbrunire, con la silhouette costruita su completi di maglina aderente, tuniche che sembrano un unico drappo e impalpabili ragnatele ricamate; Risso è in mezzo all’orchestra, a suonare il violoncello. Il risultato è a tratti caotico, ma anche emozionante e denso di pathos: inaspettato, in una città pragmatica come New York.