Gaming e beauty non sono mai stati così vicini, grazie a Rihanna. L'ultima collezione trucco di Fenty Beauty, realizzata in collaborazione con il collettivo di artisti americano MSCHF, è una palette in edizione limitata con all'interno sei pacchetti che possono contenere ketchup o il lucidalabbra Gloss Bomb di Fenty Beauty. "Ketchup or makeup?" è il nome della palette, che ha anche un sito tutto suo e, nelle immagini di campagna, gioca sulla similitudine tra la texture rossa del ketchup e quella rossa e glitterata del gloss, che coprono la bocca di una modella.
Quante bustine con il ketchup e quante con la texture del lucidalabbra ci siano in ogni scatola non è dato saperlo: il bello del gioco è proprio la sorpresa di scoprirlo solo una volta acquistata la box rossa (un pack che allude chiaramente al mondo del gioco d'azzardo) per $25. Ed è proprio del prezzo che i follower del brand si sono lamentati di più su Instagram: "Mi dispiace ma chi vuole spendere $ 25 per avere dei pacchetti di ketchup", "Rihanna è ancora in congedo di maternità... chi ha firmato?"; si legge tra i commenti del post che ha annunciato il nuovo lancio. Non sorprende però che l'unboxing della geniale collezione sia già diventato virale sui social, dove molte ragazze si ritrovano ad assaggiare il lucidalabbra o a stendere sulle labbra il ketchup.
Prima di collaborare con Fenty Beauty e con Rihanna, il collettivo MSCHF ha lavorato con diversi artisti, tra cui il rapper Lil Nas X con cui ha lanciato le scarpe da ginnastica sataniche "Satan shoes", delle Nike Air Max 97 personalizzate con sangue umano (fortemente criticate, da cui la Nike ha preso le distanze facendo poi causa al rapper). Con questa sua 83esima creazione, che gioca sul fortunato match tra cibo e beauty, il collettivo lancia così una nuova provocazione per riflettere sulla cultura del consumismo e sulla nostra (in)consapevolezza. La domanda che sottende il prodotto si solleva mentre si prova sulle labbra la texture di ogni bustina, per capire se è condimento per patatine o lip gloss: cosa e quanto sappiamo davvero di quello che ci spalmiamo addosso?