Nel processo attualmente in corso di “normalizzazione” di ogni tipo di corpo, di demolizione dei canoni imposti dal mondo patinato, di accettazione e body positivity, sono diventati grandi protagonisti: parliamo dei peli delle ascelle, emblema di emancipazione per una grossa fetta di universo femminile, ma anche considerati oltraggiosi, addirittura disgustosi, da parte di chi li disapprova. Ogni volta che una celebrità sfoggia l’ascella non depilata parte il carosello dell’indignazione (solitamente a mezzo social), che non è mancato di animare anche il post con cui Adidas ha presentato la nuova linea sportiva nata in collaborazione con Stella McCartney.
La modella che indossa i capi sponsorizzati è la pole dancer britannica Leila Davis, la quale sfoggia ascelle non depilate, e con i peli bene in vista. Il post, risalente a qualche giorno fa, conta oggi più di quattromila commenti (a fronte di una media che si aggira tra i 30 e i 100 negli altri post). Il dibattito è sempre lo stesso: da un lato, chi li trova orribili, e lo dichiara apertamente o a mezzo emoticon, dall’altro chi festeggia la scelta del brand e della modella di rappresentare un tipo di donna sicura di sé e non schiava della dittatura estetica che per anni ha imposto al corpo femminile di dover essere perfettamente liscio, identificandosi o quantomeno sostenendo il movimento che porta il tag di #nowax. La discussione rappresenta in piccolo un interessante spaccato di società, divisa tra coloro che credono che le ascelle non depilate di una donna non si dovrebbero mostrare, e chi pensa che non è più tempo di imporre canoni di alcun genere. “Sono anti-igienici” chiosa qualcuno, “Fanno schifo”, “Siete ridicoli”, scrivono alcuni utenti indignati. A fronte, tantissimi altri commenti celebrano la normalizzazione di una parte del corpo assolutamente naturale, la positività, la libertà di essere chi si desidera essere.
Quando i peli delle donne sono diventati un problema?
Quella del doversi depilare è solo una delle tante imposizioni che negli anni la società ha imposto alle donne. Sembra che alcune civiltà antiche la praticassero (gli Egizi, per esempio), ma era un costume sia maschile che femminile, poiché la pelle liscia era considerata indice di appartenenza a classi sociali agiate. La depilazione femminile di ascelle e gambe è diventata un diktat estetico solo a partire dagli anni '20 del 1900, quando furono messe in commercio le prime lamette pensate per la donna. Da lì in avanti, una massiccia campagna di marketing iniziò ad indicare la donna con la pelle liscia come "bella", mentre quella che non si depilava divenne oggetto di biasimo. Le pubblicità del XXesimo secolo – così come quelle di oggi – puntarono tutto sulla necessità di essere glabre per essere desiderabili, e poter così scoprire sempre più centimetri di pelle, visto che anche la moda stava cambiando. A partire dagli anni '90 le donne sulle riviste patinate divennero non solo depilatissime, ma lisce e lucide come se mai peluria si fosse permessa di crescere sul loro corpo. In relativamente pochi anni si è passati dall’avere dei naturalissimi peli al considerarli “schifosi”, retaggio ancora vivo e vegeto, ma che inizia ad essere pesantemente scalfito.
Con la grande discussione culturale in corso oggi, tra body positivity e femminismo, fluidità di genere e riappropriazione della propria libertà estetica, molte donne e molte celebrità stanno abbracciando lo spirito no-wax. Lo ha fatto Emma Corrin, la “Lady Diana” di The Crown. Ashley Graham, paladina della body-positivity. Lourdes Leon, la figlia di Madonna, oggi modella. Emily Ratajkowski ha posato con le ascelle non depilate per Harpers Bazaar US, rivista per cui ha scritto un articolo sull'importanza del poter scegliere chi si vuole essere e come. A Sanremo Veronica Lucchesi (La Rappresentante di Lista) è salita sul palco dell’Ariston addirittura con i peli tinti di rosa. Loro e molte altre donne si sono fatte portatrici di istanze di accettazione, normalizzazione, libertà.
Tornando a adidas, non è la prima volta che il brand utilizza modelle e testimonial non depilate per pubblicizzare i propri capi: tre anni fa la modella e artista Arvida Bystrom ha “urtato la sensibilità” di molti mostrando i peli sulle gambe, scatenando il putiferio social e attirando su di sé le ire funeste di molti utenti (incluse minacce). Le immagini che oggi il marchio propone hanno come soggetti donne di ogni taglia e colore, con pelli non photoshoppate (o, almeno, non all’inverosimile), imperfezioni visibili. La strategia è chiara: normalizzare tutti i corpi e smettere di patinarli fino a renderli irreali. Puro marketing? Se lo chiedono in molti, e forse in parte lo è, ma di sicuro è un modo efficace di rappresentare una società in piena evoluzione, rivolgendosi soprattutto alla Generazione Z che più di ogni altra è avulsa agli stereotipi e alle imposizioni.