Se pensate che quello della consulenza d’immagine sia un settore effimero, legato al mondo patinato e non "reale", conoscere Rossella Migliaccio vi farà ricredere. La fondatrice dell’Italian Image Institute, primo istituto italiano dedicato alla consulenza di immagine, non solo ha reso "pop" (sua definizione) la materia, ma l’ha arricchita di contenuti importanti come la body positivity e l’accettazione. Parlando con lei di stile si toccano argomenti che vanno dall’inclusività al femminismo, perché il suo lavoro parte da un presupposto solidissimo: nessun corpo è sbagliato, è l’abito ad esserlo. O, come dice lei, “La bellezza diventa un problema quando le diamo un nome e un cognome”.
Temi attualissimi, che la consulente d’immagine, imprenditrice e docente ha fatto suoi e ha divulgato grazie a libri (Armocromia è diventato un best seller, ed è ora tradotto persino in Corea, racconta), ai social, a una comunicazione sempre capace di unire molta sostanza a temi che potrebbero sembrare tutta apparenza. Messaggi veicolati in modo "leggero", ma pieni di contenuto: “La consulenza d’immagine ti aiuta ad avere consapevolezza dei tuoi punti forti e dei punti deboli, per non essere schiava degli standard o degli input che arrivano da fuori. Ti aiuta a scegliere quello che valorizza te, non quello che dovresti portare”.
“Quando ricevo messaggi che mi dicono ‘grazie, attraverso i tuoi libri ho imparato a valorizzarmi’, o ‘prima odiavo il mio corpo’, a volte mi commuovo”, confessa. Di origini partenopee ma milanese di adozione, Rossella Migliaccio ha scoperto a Londra il mondo della consulenza d’immagine. È lì che ha capito “il potenziale sulle persone. Non solo dal punto di vista banalmente estetico ma inteso come percorso di valorizzazione, per migliorarsi e stare bene con sé stessi”. All’epoca, una decina di anni fa, il concetto di consulenza d’immagine in Italia era agli albori, racconta. Dopo aver lavorato per vari enti privati e aziende, e aver fatto delle docenze presso accademie, ha deciso di fondare l’Italian Image Institute e dedicarsi soprattutto alla formazione: “È una delle parti che mi piace di più, che mi dà più soddisfazione”.

L’intuizione era giusta, ma per lei, giovane donna laureata in economia aziendale alla Bocconi, l’inizio di questa avventura è stata una scommessa: “Tutti mi dicevano armo-che? In tanti pensavano che fossi pazza, che mi stavo mettendo a fare una cosa che in Italia non avrebbe mai funzionato”. E invece, meno di dieci anni dopo, Rossella Migliaccio è a capo di un piccolo impero nel mondo della consulenza d’immagine.
L’Italian Image Institute si occupa principalmente di formazione professionale e aziendale, con corsi aperti a privati e professionisti che vogliono imparare o approfondire tutte le materie che riguardano l’immagine (i colori, le forme, il guardaroba, il make-up, il personal branding, il portamento). Ma è soprattutto negli ultimi due anni, grazie alla divulgazione di questi argomenti via social, che Rossella Migliaccio è diventata una star. Eppure, non è solo il suo successo personale a renderla felice, è tutto il settore ad averne guadagnato, ci tiene generosamente a precisare: “La visibilità ha dato un grande input a questo mondo, quindi sono felice che ne abbiano beneficiato innanzitutto le persone che hanno studiato presso il mio istituto, e che lavorano in ogni parte d’Italia. È bello quando le cose vanno bene per tutti”.
L’Armocromia è la filosofia stilistica secondo cui a ogni persona corrisponde una palette cromatica, ma, sottolinea, non l’ha "inventata" lei: “L’analisi personale dei colori è uno studio che ha quasi un secolo”. Le prime vere consulenti di immagine, spiega, sono state le costumiste di Hollywood degli anni 30 e 40, che nel momento di passaggio dal cinema in bianco e nero al colore hanno cominciato a studiare i toni di un attore o attrice per valorizzarli a favore di cinepresa. “Quello che ho fatto io rispetto all’analisi del colore è stato studiarla e soprattutto rielaborarla, schematizzarla, dotandola di un procedimento più logico-matematico, perché ci sono tante variabili. Il mio contributo è stato dare delle regole che non la rendessero aleatoria ma precisa e logica, e il merito di averla fatta conoscere. 'Di che palette sei?’ è diventato il nuovo ‘di che segno sei?’”, scherza. “È buffo perché certe persone mi chiedono ‘ma tu cosa facevi prima?’ e io rispondo ‘facevo sempre lo stesso!’ però una volta era un argomento di nicchia, adesso ha appassionato tante persone che magari mi seguono sui social ed è diventata una cosa un po’ più pop, quindi anche un po’ più divertente”.
Forme, il secondo libro, pubblicato nell’autunno 2020, è stato il naturale prosieguo di Armocromia, racconta Migliaccio. “Quello delle forme è un argomento complementare”, spiega: l’obbiettivo è suggerire come utilizzare a nostro vantaggio le proporzioni in un’ottica body positive. “La moda storicamente è stata poco inclusiva. Un tempo se non entravi in certe taglie o non avevi alcune caratteristiche, pazienza, non indossavi quel capo. Quello che mi piace del mio lavoro è l’aver dato (o almeno avere l’ambizione di dare) a tutti la possibilità di giocare con le forme e i colori. Tante volte, anche nelle stories di Instagram”, prosegue, “parlo di corpi, spesso sdoganando alcuni temi su cui purtroppo ci sono ancora dei tabù: questo fa sentire le persone meno sole. Nel momento in cui fai vedere l’addome gonfio e dici ‘questo è normale’, chi legge capisce che non ha nulla che non va, nessuno di noi è ‘sbagliato’. Il concetto di normalizzazione è una cosa bellissima”.

A proposito di social, Rossella Migliaccio segue personalmente la sua pagina Instagram, ma non pubblica contenuti che riguardano la sua vita personale: “Non trovo interessante parlare di me, di cosa ho mangiato o bevuto. A volte sono tentata, mi chiedono di condividere di più, ma io sono un po’ riservata”. Comunque “il lavoro e la vita privata sono per me intrecciati. Più che un lavoro è sempre stata una passione, gli argomenti di cui mi occupo mi interessano sempre, quindi per esempio quando vado a una mostra o sfoglio un magazine, sto facendo delle cose piacevoli ma allo stesso tempo mi arricchisco professionalmente”. A volte lavoro e vita privata si intrecciano anche troppo, specifica: “Mi rendo conto che lavoro più di quanto dovrei, però in generale sono una persona abbastanza organizzata, quindi riesco a creare una routine che mi permette di ritagliarmi piccoli ma piacevoli spazi di riposo o di svago”.
La sua pagina viene invece usata per lanciare messaggi importanti di self-love: “La bellezza è una cosa a cui non dobbiamo rinunciare: a volte sull’onda della body positivity o del femminismo, che mi sta tanto a cuore, si pensa che questi concetti siano incompatibili. Ma non è così, il problema non è la ricerca della bellezza, anzi, quella è insita nell’essere umano, è normale che vogliamo sentirci bene con noi stesse. La bellezza è un problema quando le diamo un nome e un cognome, uno standard unico. Quello è esclusivo, e frustrante”.
Per rimanere in tema di femminismo, in un post dedicato all’8 marzo scrive che assume solo donne. “Sì, e mi hanno risposto ‘ah ma allora vedi fai discriminazione?’”, scherza. “Ma il tema è semplice: siccome per tanti anni, secoli, siamo partite svantaggiate, se io nel mio piccolo posso compensare un pochino lo faccio. E poi onestamente mi trovo meglio, ci troviamo meglio. Come scritto nei ringraziamenti di Forme, noi non facciamo squadra, facciamo famiglia. Siamo in otto, più collaboratori e docenti. E stiamo cercando la nona!”, accenna sorridendo.