La Terra come la conosciamo oggi non sarebbe la stessa senza la foresta amazzonica.
È il più vasto polmone verde tropicale e contiene la più alta densità di specie animali e vegetali esistente. Unica sul nostro pianeta per complessità, dimensioni e diversità, svolge un ruolo cruciale nella stabilizzazione delle precipitazioni nel mondo intero, influenzando i cicli atmosferici e idrici. Produce più del 20% dell'ossigeno mondiale e contribuisce a mitigare il cambiamento climatico assorbendo enormi quantità di anidride carbonica. Dunque, non è qualcosa di cui si possa fare a meno se non a prezzo di conseguenze devastanti, non solo a livello locale ma anche su scala globale. La sua scomparsa sarebbe irreversibile, ma anche la sua riduzione rappresenta un pericolo, perché potrebbe innescare un corto circuito tale da compromettere il ciclo dell’acqua che l’alimenta.
L’economia circolare che la governa è semplicissima ma fragile, si basa infatti sull’incessante fluire tra il fiume, l’evaporazione che forma le nubi e la pioggia che alimenta la foresta. Non c’è una fase che può essere saltata, non ci sono equilibri che possono essere alterati, perché gli ingredienti di questo ciclo sono connessi in un unico processo armonico.
Il progetto si muove in due ambiti: protezione e reintegrazione. Da un lato si promuove la conservazione del patrimonio forestale esistente, attraverso un presidio diretto da parte delle comunità indigene, “guardiane della foresta” da tempo immemorabile. Parallelamente, Fondazione Lavazza, Cesvi e i loro partner locali si occupano della piantumazione di nuovi alberi nelle aree degradate. Tra le specie arboree chiave c’è la noce amazzonica (Bertholletia excelsa), una risorsa ambientale preziosissima in grado di raggiungere i 50 metri di altezza, vivere fino a 700 anni e immagazzinare circa 64 000 chilogrammi di CO2 nel corso della propria vita.
Alla diffusione delle buone pratiche agricole che favoriscono la miglior qualità del caffè il e rispetto per l’ambiente, si affianca il supporto ai produttori per permettere loro di costituire e gestire organizzazioni proprie, promuovere la gender equality all’interno dei nuclei familiari e nelle comunità, valorizzare il lavoro dei giovani attraverso programmi di formazione che li motivino a non abbandonare le terre e a diventare imprenditori del caffè. Ad oggi, il bilancio complessivo delle iniziative è positivo. Sono stati preservati oltre 30.000 ettari di foresta vergine, rimboscati 295 ettari di terra, migliorate le condizioni alimentari, sociali ed economiche di 570 abitanti della zona, grazie all’installazione di 25 ettari di sistemi agroforestali.
Ma tutto questo sforzo sarebbe vano se non ci stimolasse personalmente. Possiamo a nostra volta scegliere di vivere privilegiando, ad esempio, mezzi di mobilità sostenibile e consumare responsabilmente, anche prestando attenzione a quello che acquistiamo e consumiamo.
Lavazza ha a cuore il centro della propria attività: il caffè e le terre dove questo viene coltivato. Per coordinare, gestire e realizzare in modo efficace i progetti di sostenibilità economica, sociale e ambientale nei Paesi produttori di caffè, con la Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza Onlus, sostiene progetti in 3 continenti coinvolgendo 130.000 persone.