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Dal Garda alla Valvestino, pedalando tra due (o tre) laghi

Lungo le curve scavate nella roccia della Valvestino. G. Pellizzari
Lungo le curve scavate nella roccia della Valvestino. G. Pellizzari 
Un itinerario, breve, facile e per tutti (interamente su asfalto), incastonato tra laghi di rara bellezza
3 minuti di lettura

Qui si pedala tra le cime di roccia dolomitica del parco dell'Alto Garda Bresciano, vicino al confine con il Trentino, e i limoni mediterranei della riviera. Il Benaco (questo l'altro nome del Garda, il maggiore dei laghi italiani) gode di un microclima raro, forse unico al mondo: temperature miti anche in inverno, quasi da Mezzogiorno. Questo fa delle sue coste un magnifico luogo, pedalabile tutto l'anno: ormai celeberrimo il bellissimo tratto di pista ciclabile (seppure molto breve) che collega Limone con il confine trentino. Una passerella spettacolare a sbalzo sul lago, sospesa sulle acque: secondo alcuni la più bella ciclovia d'Europa.

Ma tornando al nostro percorso, si monta in sella a Gardone Riviera, a due passi dal celebre Vittoriale, dimora per lungo tempo del poeta Gabriele D'Annunzio e oggi museo: una visita alla lussureggiante e opulenta villa-parco è imprescindibile.

Il Vittoriale. Getty
Il Vittoriale. Getty 

I primi 10 chilometri dell'itinerario sono tutti lungo la Gardesana Orientale (la litoranea che risale il Garda dal versante lombardo), tra ulivi, limonaie e ville liberty. Periodo ideale, e meno trafficato dell'anno, sono proprio questi mesi tardo-autunnali. Si pedala tranquilli, soprattutto nei fine settimana, e si gode ancora di belle giornate tiepide.


Nei pressi del piccolo borgo di pescatori di Gargnano, a metà lago circa, sempre sulla sponda bresciana, si prende una deviazione sulla sinistra e si inizia a salire.

Il paese di Gargnano. G. Pellizzari
Il paese di Gargnano. G. Pellizzari
 

Niente paura: sono solo 7,5 chilometri con una pendenza media del 5% e diversi tratti in cui rifiatare. In più, aggiungeteci che questa - verso Navazzo e Valvestino - è una strada decisamente panoramica, con diversi scorci da cui è possibile ammirare tutta la superficie e le insenature del Benaco. Giunti nei pressi dell'abitato di Navazzo si seguono le indicazioni per Valvestino e Lago d'Idro. E si entra qui, letteralmente, in un altro mondo. Se l'avete già vuotata, però, fermatevi prima, a riempire la borraccia alla generosa fonte del paese: da qui in avanti non ne incontrerete più. Si va nelle terre selvagge: la Valvestino, in particolare il suo versante occidentale, la Val di Vesta, è un'area wilderness (come la già citata Valgrande, in un precedente itinerario).

Lago di Valvestino. G.Pellizzari
Lago di Valvestino. G.Pellizzari 

Si costeggia un invaso artificiale, creato da una diga più a valle. È il lago, appunto, di Valvestino, il secondo specchio d'acqua del nostro itinerario. Da qui si dipana una strada spettacolare, fatta di curve e controcurve spesso incastonate nella roccia. Siamo a circa 500 metri d'altezza, ma a guardare le montagne e i boschi che ci circondano si potrebbe credere di essere prossimi ai duemila metri. Dal Mediterraneo del Garda siamo passati a un paesaggio tipicamente alpino, nell'arco di soli 10 chilometri.

Diga di Valvestino. G. Pellizzari
Diga di Valvestino. G. Pellizzari
 

 

Una targa, seminascosta, proprio nei pressi di un lungo ponte panoramico che taglia in due il corso del torrente Toscolano (quello che dà vita al lago), ci ricorda che siamo nei pressi dell'antico confine tra l'Italia e l'Austria-Ungheria. E, nei periodi dell'anno in cui l'acqua viene prelevata in maggiore quantità dall'invaso (per alimentare la vicina centrale idroelettrica), è possibile vedere affiorare dalle acque anche l'edificio della vecchia dogana. Un'epifania. Qui val la pena accostare un attimo, ascoltare il prezioso silenzio, cui siamo ormai così poco abituati. In Valvestino, fuoristagione, non passa nessuno. Quasi solo ciclisti.

Un breve tunnel ci conduce verso la fine del nostro itinerario, nei pressi di un antico mulino, da cui anche il nome della località: Molino di Bollone. Da qui, per chi lo volesse, è possibile proseguire fino a raggiungere un terzo lago, quello d'Idro in Valle Sabbia, dopo aver valicato il passo di Capovalle (1000 metri circa). Oppure, seguendo una deviazione sulla destra, raggiungere i suggestivi fienili con tetto in paglia di Cima Rest (1250 metri: salita ripida e impegnativa).

I fienili con i tetti di paglia di Cima Rest. Getty
I fienili con i tetti di paglia di Cima Rest. Getty 

Prima di concludere il nostro viaggio nei microcosmi nascosti del Garda, però, ancora due parole sui 7 comuni di cui si compone la Valvestino.

Leggenda vuole che siano stati fondati da sette fratelli, ognuno geloso della propria identità. Erano difensori di una Vestale custode del sacro fuoco della dea. Quando la sacerdotessa lasciò il tempio, donò ai fratelli la valle, a condizione che costruissero le loro case in modo che dal comignolo di una non si vedesse il fumo delle altre. E i sette comuni della Valvestino (Moerna, Persone, Armo, Turano, Bollone, Magasa e Cadria) sono in effetti così: ciascuno nascosto agli altri, quasi pudico. Abbarbicato su un colle, e visibile solo all'ultimo momento, dopo l'ultimo tornante. Quasi in disparte, e fiero della propria diversità. Se avete tempo e voglia, è vivamente consigliato perdercisi.

In fondo, la password per la felicità quale altra è se non smarrire la (presunta) retta via?
Sul Garda e in Valvestino si può.

 

 

  • Distanza: 30 km ca.
  • Dislivello: 500 m ca.
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Dove: da Gardone Riviera (Bs) a Molino di Bollone (Bs); altitudine massima: 540 metri
  • Livello: facile
  • Bici: da corsa o da turismo