I grandi e piccoli corsi d’acqua dell’Amazzonia registrano un alto tasso di inquinamento da mercurio. Soprattutto il Rio delle Amazzoni e il Rio Negro. Ma anche fumi che scorrono in Paraguay, Bolivia, Ecuador e Perù. Non è una novità che questo metallo neurotossico sia largamente usato dai cercatori d’oro illegali. Ma quello che ha scoperto un’indagine svolta dal Ministero Pubblico Federale (MPF) con la collaborazione dell’Università del Minas Gerais va oltre: conferma ufficialmente la diffusione allarmante di mercurio in fiumi e torrenti e indica il governo e le diverse istituzioni di controllo come responsabili. Lo riporta il sito Brazil del Pais.
La politica tollerante e spesso addirittura di stimolo - con norme compiacenti, scarsa vigilanza, multe inflitte e poi cancellate - nei confronti delle industrie minerarie ha spinto l’esercito dei garimpeiros a varcare i confini delle aree sottoposte a vincolo e a distruggere ettari di verde.
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I risultati della ricerca sono illuminanti. Nel biennio 2019-2020 sono state utilizzate circa 100 tonnellate di mercurio per estrarre l’oro, minerale che è stato poi spedito in paesi come il Canada, il Regno Unito e la Svizzera. L’indagine, scrive il quotidiano spagnolo, ha rilevato una quantità di 49 tonnellate di oro “lavato”, cioè di oro estratto illegalmente ma fatto apparire come legale, da agenti commerciali e industrie che operano in Amazzonia, con la collaborazione attiva dei clan criminali. Il metallo esce dalla foresta, viene immesso nel circuito e grazie a documenti contraffatti non subisce alcuna verifica. Una frode in piena regola.
Delle 49 tonnellate, 17 sono state “lavate” nel Pará, soprattutto nella zona cetrale di Tapajós, l’area dove vivono gli indigeni della tribù Munduruku. Il danno, osserva il rapporto, non è solo economico con milioni di dollari (9,8 miliardi di reais, secondo il MPF) che sfuggono a controlli e tasse. Ha pesanti effetti sull’ambiente: si stima che l’estrazione di oro con il mercurio abbia provocato la deforestazione di 21 mila ettari di verde. Quando si apre una miniera clandestina si devono abbattere alberi e creare ampi spazi di terreno libero. L’inquinamento diventa maggiore quando i garimpeiros si buttano sulle sponde di fiumi e dei torrenti e iniziano a scavare, filtrare, dividere l’oro dal terriccio che si trova sui fondali usando appunto il mercurio, un metallo neurotossico.
La deforestazione, gli incendi e soprattutto l’estrazione mineraria rilasciano particelle che aumentano la sua concentrazione nell’atmosfera. Il danno può essere grave e permanente. Brucia i terreni circostanti, si infiltra nei suoli, contamina le falde acquifere, raggiunge anche distanze notevoli. I pesci e altri animali dei fiumi ne vengono contagiati e trasmettono a loro volta questo veleno all’uomo che li mangia.

In Brasile non esiste un controllo ufficiale sulla quantità utilizzata. Ma gli ambientalisti stimano che per ogni grammo di oro estratto siano utilizzati tra i 1,3 a 1,5 grammi di mercurio. Nel paese sono attivi almeno 2.500 punti di “lavaggio” dell’oro. La maggior parte si trova nelle terre indigene. Nel confinante Perù, che comprende parte dell’Amazzonia, la quantità di metallo utilizzata raggiunge le 185 tonnellate l’anno, secondo i dati del WWF-Brasil. L’organizzazione ha stretto un rapporto di collaborazione con il Centro de Innovación Cientifica Amazónica (CINCIA).
Insieme a Fiorucruz lancerà una piattaforma georeferenziata in grado di localizzare le miniere, registrare il livello di contaminazione della fauna e la presenza di mercurio nei territori delle tribù. Si chiama Osservatorio Mercurio e raccoglierà anche un’ampia letteratura scientifica su questo importante tema. Farà quello che dovrebbe fare lo Stato. “A causa della mancata attuazione dei controlli sulle certificazioni all’origine e la tracciabilità della filiera dell’estrazione e della circolazione dell’oro”, si legge nel rapporto del MPF, “lo Stato brasiliano promuove ed è direttamente responsabile delle minacce e delle violenze contro le popolazioni indigene, in particolare contro il popolo Munduruku”.
