L'estinzione di numerose specie e la perdita della biodiversità sono fra le principali piaghe ecologiche del nuovo millennio. Le strategie per mitigare il problema a volte possono comprendere anche lo spostamento delle specie a rischio verso nuovi habitat, un intervento che fra l'altro può aiutare gli ecosistemi degradati a ritrovare l'equilibrio. Ma questa strategia, adottata dai biologi e dagli scienziati conservazionisti, può avere degli effetti collaterali, secondo uno studio condotto dal dipartimento di Zoologia dell'Università di Cambridge. I ricercatori spiegano sulle pagine della rivista Conservation Letters che nel riallocare le specie animali e vegetali spesso non si tiene conto del rischio di favorire involontariamente la diffusione di patogeni e dell'emergere di epidemie. Lo studio richiama l'attenzione sulla necessità della massima cautela e di misure precauzionali - inclusa la quarantena - quando si opera uno spostamento.

Le cozze d'acqua dolce. Gli autori hanno considerato un tipo di mitili (cozze) d'acqua dolce, appartenenti all'ordine dei molluschi bivalvi Unionidi, a rischio e spesso spostati dai conservazionisti; tuttavia, come precisano i ricercatori, i risultati possono essere estesi a molte altre (praticamente a tutte) specie traslocate. Le cozze d'acqua dolce sono come degli spazzini acquatici, dato che aiutano a tenere pulite le acque di vari fiumi e laghi, ma allo stesso tempo sono fra le specie a rischio. Ben il 50%, infatti, rientra nelle specie minacciate o quasi minacciate, secondo la classificazione dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), percentuale che sale al 70% nell'America del Nord. Per questo le popolazioni di bivalvi d'acqua dolce vengono spesso trasferite all'interno di nuove comunità ospitanti in altri ambienti dove la probabilità di sopravvivenza è ritenuta maggiore.

Anche le cozze in quarantena. In generale, la ricerca mette in luce il rischio della diffusione di vari patogeni, spesso difficile da stimare, e fornisce degli strumenti per una valutazione più accurata. Inoltre gli autori diramano alcune raccomandazioni per far sì che lo spostamento delle specie sia quanto più possibile oculato, cioè svolto quando strettamente necessario, e con tutte le precauzioni del caso, inclusa una quarantena iniziale calibrata sugli eventuali patogeni presenti - un po' come avviene per noi adesso con il coronavirus. Un patogeno pericoloso per le cozze è ad esempio il verme parassita Rhipidocotyle campanula, che si ciba delle ghiandole che producono i gameti e può rendere sterili i molluschi. Basta un solo animale infettato per causare la diffusione dell'infezione a tutti gli altri, spiegano gli autori, e nei casi più estremi il collasso di un'intera popolazione di mitili.

Valutare l'immunità dei molluschi. Insomma bisogna evitare che per fare del bene e proteggere una popolazione dall'estinzione si faccia peggio, causandone la decimazione e il collasso. I ricercatori forniscono una guida per valutare meglio i pericoli e soppesare il rapporto fra rischio e beneficio. I parametri da considerare sono 4. Bisogna considerare la percentuale di animali contagiati nella popolazione d'origine e in quella che si vuole importare, la densità della popolazione finale, la risposta immunitaria e l'eventuale presenza di un'immunità a un dato patogeno, e la storia e le caratteristiche del patogeno.
Le linee guida fornite dagli autori ricalcano le 4 indicazioni per la valutazione dei rischi. In più si aggiunge la raccomandazione di limitare i trasferimenti dei molluschi unionidi - come delle altre specie animali e vegetali - e calibrare la durata dell'isolamento e della quarantena cercando di individuare i patogeni presenti. In qualche caso si può anche considerare se il trasporto dei mitili ancora al loro stadio di larva attraverso i pesci possa essere un approccio valido e che riduce i rischi.