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Il fiume Colorado è a secco, allarme nelle terre sconfinate dell'Ovest americano

Il fiume Colorado è a secco, allarme nelle terre sconfinate dell'Ovest americano

Il fiume che nei millenni ha scavato il monumento naturale del Grand Canyon ha sempre meno acqua. Una risorsa preziosissima per un'area in cui vivono 40 milioni di persone

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C'era una volta il West. Poi, si sa, bisonti e indiani sono stati confinati nelle riserve e il mito della frontiera è rimasto appannaggio del cinema e delle serie tv. Ma il colpo di grazia, al non più selvaggio ma pur sempre sconfinato Ovest americano, potrebbe arrivare dall'emergenza climatica: le precipitazioni calano di anno in anno e la desertificazione incombe. C'è poi un protagonista dell'epopea western che rischia addirittura la sopravvivenza: il fiume Colorado, quello che nei millenni ha scavato il monumento naturale del Grand Canyon, ha sempre meno acqua.

Secondo l'ultimo allarme ha perso il 20% della sua portata rispetto al secolo scorso e nel 2050 tale calo potrebbe persino raddoppiare. Ma il dimezzamento del Colorado non ha tanto a che fare con l'immaginario collettivo: la sua acqua è una risorsa preziosissima per un'area in cui vivono 40 milioni di persone. Il fiume attraversa sette stati americani e 29 nazioni indiane, prima di raggiungere il Messico e sfociare in mare.

Molte metropoli dell'Ovest attingono alle sue acque che soddisfano il 90% del fabbisogno idrico di Las Vegas, il 50% di quello di Phoenix e Denver, il 25% nel caso di Los Angeles. Nel 1922 fu firmato un accordo tra gli Stati attraversati, in cui a ciascun sottoscrittore veniva garantita una quota di acqua del Colorado. Ma erano altri tempi, nessuno aveva mai sentito parlare di riscaldamento globale e la portata del grande fiume era almeno il 20% più abbondante di oggi.

L'acqua del Colorado, proprio come in un vecchio western, è stato oggetto di scontro tra colonizzatori e nativi americani. E ancora oggi un terzo dei 350 mila residente della Riserva Indiana Navjao non hanno accesso all'acqua corrente. Ma non è che i cowboy oggi se la passino meglio: finora il 70% dell'acqua prelevata dal Colorado era usata l'agricoltura e l'allevamento. Proprio quell'allevamento di bestiame finalizzato al consumo di carne che sappiamo essere tra le attività più onerose dal punto di vista delle risorse idriche.

Ora che il Colorado sta dimagrendo a vista d'occhio, cominciano a preoccuparsi anche i proprietari dei grandi ranch, consapevoli di gestire un business non più sostenibile. C'è già chi parla di incentivi da dare agli allevatori perché costruiscano serbatoi o innovino le loro aziende in modo da risparmiare acqua. E chi preferisce attendere il 2026, quando scadranno gli accordi sulla spartizione del Colorado, firmati più di un secolo fa.