Il Belize è un angolo di mondo lontano, sconosciuto ai più, in quella regione dell’America centro-meridionale in cui prosperò una delle civiltà precolombiane più monumentali, quella dei Maya. Gli scienziati dell’Università del Texas di Austin lo hanno scelto per “testare” algoritmi di intelligenza artificiale applicati al monitoraggio dell’ambiente naturale, dell’uso del suolo e delle foreste.
Come quasi sempre in questi casi, i dati preoccupano per la velocità e gli effetti della deforestazione, spinte dalle esigenze dell’uomo, che hanno portato alla perdita di vaste aree un tempo occupate da foreste e paludi, con ripercussioni sul prezioso lavoro di rimozione della CO2 in atmosfera e quindi sui cambiamenti climatici. Ma c’è anche qualche buona notizia, che riguarda principalmente l’efficacia delle misure di protezione di siti di grande valore storico e della riforestazione
La Terra in divenire. In uno studio pubblicato sulla rivista Remote Sensing, il team dell’Università del Texas ha esposto le conclusioni sul monitoraggio di una regione del Belize, il distretto di Orange Walk, usando dati della costellazione della Nasa Landsat, che ormai da decenni (il primo, Landsat-1, fu lanciato quasi mezzo secolo fa, nel 1972) osservano i cambiamenti al suolo in tutto il Pianeta creando un “gemello digitale” della superficie terrestre, un “film” che ne ha immortalato le modificazioni e che possiamo studiare per sapere, a partire da quello che è successo, anche cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro. Il periodo di raccolta dati va dal 1984 al 2017, scelto per i profondi cambiamenti di utilizzo del suolo, soprattutto da parte dello sfruttamento agricolo.
“Studi globali su larga scala mostrano che la deforestazione nelle zone tropicali e la distruzione di aree umide (paludi e acquitrini ndr) stanno avvenendo in maniera rapida, il che contribuisce in molti modi al cambiamento climatico, come nell’incremento dei gas serra - ha sottolineato Timothy Beach, dell’Università del Texas, coautore dello studio - e questo porta a un maggiore deflusso e inquinamento dell'acqua in gran parte del Sud del mondo. Il Belize è stato il nostro laboratorio di ricerca ambientale a lungo termine per questo dilemma globale”.
Il Belize come banco di prova, dunque, per testare tecnologie, come quelle che utilizzano il machine learning, che su basi enormi di dati (parliamo di immagini scattate lungo un periodo di tempo di oltre tre decenni) restituiscono un’analisi approfondita di come un territorio viene usato, sfruttato o rispettato.
Foreste perdute. L’algoritmo è stato dunque in grado di capire come era ricoperta una data zona, se da foreste, paludi o acquitrini, oppure utilizzata per l’agricoltura. Ne è emerso che nel periodo più recente (2014-2016) si è avuta la perdita maggiore di area naturale. Tasselli di foresta (-7,5%) e zona umida (-28,2%) strappati dall’intensificarsi dell’agricoltura industriale. Questo nonostante il maggior incremento della popolazione si fosse manifestato non in quest’ultimo periodo, ma in quelli precedenti. Slegando così (almeno in parte) lo sfruttamento del suolo dalla domanda, col sospetto che si tratti di un fenomeno che ha origini nella richiesta globale del mercato (canna da zucchero, agrumi, banane) e non da necessità interne.
Foreste ritrovate. Ma c’è anche qualche buona notizia. Il resto delle aree studiate è coperto da foresta che, per il 76%, secondo i ricercatori, è protetta. Questo ha contribuito a preservarla e, in alcune zone, al suo ristoro, con benefici sia per la conservazione di flora e fauna, che per la stessa popolazione: “Questi ecosistemi forniscono molti servizi come per esempio il sostegno al ciclo dell’acqua e la prevenzione dalle inondazioni - nota Colin Doyle, prima firma dello studio - mentre la conversione a pascolo e all’agricoltura industriale è un importante contributo all’incremento delle emissioni di gas serra ai tropici”. Senza dimenticare che, come uno scrigno, queste stesse foreste preservano e proteggono al loro interno alcuni siti archeologici monumentali, piramidi Maya come quelle di Caracol e Altun Ha.