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Opi e Nemonte Nenquimo
Opi e Nemonte Nenquimo 

Tre banche Ue fermano i fondi per l'estrazione petrolifera nell'Amazzonia ecuadoriana. E gli indios applaudono

Un rapporto aveva denunciato il trading petrolifero di 19 banche europee. Adesso tre di queste si sfilano annunciando lo stop dei finanziamenti. È un primo passo verso una gestione degli affari più attenta all'impatto ambientale. E di certo, annotano gli attivisti, "crea un precedente su cui fare leva per azioni future"

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"Finalmente alcune corporazioni hanno ascoltato le nostre voci che per anni hanno rivendicato il  rispetto della foresta amazzonica, dove viviamo". A parlare è Opi Nenquimo, fratello di sangue e di lotta di Nemonte, l'indigena a capo della nazionalità Waorani che è riuscita a proteggere la sua terra dalle mire dei grandi investitori e per questo ha ricevuto il Goldman Environmental Prize. Le corporazioni a cui si riferisce Opi sono le tre banche europee, BNP Paribas, Credit Suisse e ING che nei giorni scorsi hanno annunciato lo stop ai finanziamenti destinati ad incentivare l'estrazione petrolifera nell'area amazzonica dell'Ecuador.

Da anni infatti le popolazioni della foresta si battono contro l'inquinamento causato dall'estrattivismo minerario e petrolifero che nel tempo ha trasformato parti delle loro terre ancestrali in piscine di rifiuti inquinanti e avvelenato l'aria con il gas flaring.

Il vento, seppur ancora brezza, sta cambiando. Quella dei tre colossi del credito non sembra solo una mossa simbolica in odore di greenwashing, ma un primo passo verso una gestione degli affari più attenta all'impatto ambientale. E di certo "crea un precedente su cui fare leva per azioni future", come spiega Tyson Miller, direttore dei programmi sulla foresta amazzonica della ong Stand Earth.

La stessa associazione assieme alla statunitense Amazon Watch in agosto aveva pubblicato un report che denunciava aspramente il trading petrolifero di 19 banche europee responsabili, secondo le organizzazioni, del disastro ambientale nelle aree della foresta e la necessità di proteggere le "Sacre sorgenti" del Rio delle Amazzoni minacciate dall'espandersi del mercato minerario.

Le banche del vecchio continente sono state accusate di foraggiare le compagnie estrattive attive nella foresta amazzonica con investimenti a nove zeri. Secondo il report, nel decennio 2009-2019, gli istituti di credito europei avrebbero finanziato per oltre 10 miliardi di dollari l'estrazione di circa 155 milioni di barili di oro nero poi trasportati in gran parte nelle raffinerie statunitensi, soprattutto in California. Per capire la portata dell'annuncio fatto nei giorni scorsi, basti sapere che responsabili di più della metà di questo giro d'affari sono le tre banche europee che hanno annunciato la sospensione del business estrattivo in Amazzonia.  

La foresta da tempo è sotto attacco su diversi fronti. Dagli incendi al land grabbing, in Ecuador negli anni ha mostrato le ferite di una gestione poco attenta alla salvaguardia dell'ecosistema. Le prime a farne le spese, anche durante la pandemia di Coronavirus, sono state le popolazioni indigene che hanno guardato inermi all'avanzata delle grandi compagnie. "Il petrolio ci ha portato malattie e morte - sottolinea Nenquimo intervistato da Green&Blue - l'arrivo del petrolio sulle nostre terre ha solo portato distruzione e inquinamento. Ogni volta che i pozzi e le strade vengono ampliate, una parte di foresta muore. Noi indigeni resistiamo giorno dopo giorno per proteggerla e salvare il mondo donandogli ossigeno".

La salvaguardia del territorio ha dei risvolti sempre più politici oltre che economici. Il 23 febbraio è prevista una lunga marcia delle popolazioni indigene fino a Quito per protestare contro i risultati delle ultime elezioni. A inasprire il clima anche la mala gestione della pandemia nelle aree della foresta che ha ignorato le necessità dei popoli amazzonici e lasciato che le attività estrattive continuassero. Ma per la prima volta, dopo secoli di buio, sembra che alcune voci stiano arrivando al vertice della piramide e che qualcosa stia cambiando davvero. "Gli indigeni in Ecuador stanno guidando l'iniziativa Amazon Sacred Headwaters - conclude Miller - un modello per la protezione del territorio su larga scala replicabile in altre regioni del bacino amazzonico. Va da sé che più i diritti e i territori delle popolazioni indigene in Amazzonia verranno ampliati, maggiori saranno le possibilità che l'estrattivismo industriale rallenti o si fermi".