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In più della metà dei fiumi di tutto il mondo la biodiversità è minacciata dalle nostre attività

Il fiume Odra, a Gozdowice (Polonia)
Il fiume Odra, a Gozdowice (Polonia) (ansa)
A livello globale nel 53% dei bacini fluviali varie specie sono messe a rischio da attività umane come la creazione di dighe e l'introduzione di specie non native. Ma la minaccia alla biodiversità è un rischio per l'intero ecosistema, anche per noi
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Sono pochi gli angoli del globo dove non abbiamo messo piede, spesso modificando in peggio l'ambiente e al clima. Questo vale anche per i corsi d'acqua, spesso trascurati nel computo dei danni: più della metà dei fiumi in tutto il mondo subiscono un forte impatto negativo dovuto alle attività umane mostrando una marcata riduzione della varietà delle specie. Lo afferma uno studio internazionale, cui ha preso parte l'Università di Tolosa, sulle minacce alla biodiversità delle acque dolci prodotte dall'essere umano, complici l'introduzione di animali non autoctoni e modifiche dell'ambiente come la creazione di dighe. I risultati sono pubblicati su Science.

Chiare fresche e dolci acque. Fiumi e laghi coprono meno dell'1% della superficie del nostro pianeta. Se sembra poco bisogna pensare che le loro acque ospitano ben un quarto dei vertebrati terrestri e che i bacini idrografici che li contengono – le aree che convogliano le acque al fiume o al lago – occupano invece il 40% della superficie terrestre. I fiumi favoriscono la stabilità di un ampio  numero di ecosistemi, che supportano anche il nostro benessere, fornendoci alimenti freschi come il pesce e rappresentando una valida fonte di attività ricreative e culturali.

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Tanto amati e tanto trascurati. Ma tanto ne beneficiamo e tanto li trascuriamo, dimenticandoci di preservare la loro naturale ricchezza. Nonostante i danni causati dalle attività umane siano sotto gli occhi di tutti, ci sono ancora poche ricerche che ne quantificano l'impatto. Per colmare questo buco di informazioni, i ricercatori hanno considerato quasi 2.500 bacini fluviali in tutto il mondo e hanno analizzato i cambiamenti nella biodiversità misurati attraverso sei specifici indicatori con punteggi da 0 a 12. Un punteggio pari a 6 o più segnala una variazione in atto su alcune specie (fauna e flora) locali. I risultati hanno mostrato che il 53% dei bacini fluviali (i territori che raccolgono le acque confluenti nel fiume), soprattutto nelle regioni temperate, hanno subito cambiamenti che si riflettono in un danno alla biodiversità locale, con un indice superiore a 6. Invece i bacini meno colpiti – il 13,4% del totale – sono soprattutto quelli di piccole dimensioni, dove vivono complessivamente poco meno di 4mila diversi animali, una fetta pari a soltanto circa il 22% delle specie di pesci.

Le attività umane più pericolose. La progressiva industrializzazione di queste aree ha portato cambiamenti climatici e ambientali del territorio. Fra le attività a maggiore impatto, nei fiumi più colpiti, c'è la frammentazione dei corsi d'acqua con barriere come dighe, rampe e guadi che ostacolano il naturale fluire delle acque e minacciano la fauna locale. Ad esempio, un recente studio su Nature ha mostrato che in Europa ci sono circa 1,2 milioni di barriere fluviali, in media quasi 1 (0,74 per la precisione) per ogni chilometro di fiume e che è necessario agire quanto prima per riconnettere questi fiumi. Un altro problema rilevante, sempre nei fiumi delle zone temperate, è l'introduzione di specie non native del luogo, un fenomeno storico che consiste nell'inserimento di pesci trasportati da una zona a un'altra, ad esempio per ragioni economiche. Le nuove specie, però, minacciano quelle autoctone cacciandole oppure a causa della competizione per le stesse risorse. Altri fenomeni che concorrono al rischio per la biodiversità sono la sovra-pesca e le attività industriali nelle zone vicine ai fiumi che inquinano e causano danni al clima e all'ambiente.

"Agire ora". Per difendere i fiumi e far sì che i rischi non aumentino bisogna agire adesso. Preservare la biodiversità nei corsi d'acqua più e meno intaccati rientra fra gli impegni internazionali, stabiliti da un'ampia coalizione di paesi a livello globale, per proteggere completamente il 30% delle terre del nostro pianeta e per gestire in maniera sostenibile un altra fetta pari al 20%, il tutto entro il 2030.