RABAT - Dall’altro lato delle montagne di Marrakech, verso il deserto, la prima città che si incontra scendendo lungo la superstrada RN9 è Ouarzazate, detta anche la Hollywood del Marocco. La roccia e la sabbia color ocra ne fanno uno scenario naturale, perfetto per i grandi set degli Atlas Studios, che hanno visto girare colossal come Cleopatra o i Dieci comandamenti. Ouarzazate è una tappa obbligata nelle escursioni verso il Sahara sui fuoristrada o in groppa dei dromedari. Ma da quest’anno è anche meta di visitatori attratti da un gioiello di tutt’altra natura, tecnologica. Sedici chilometri a Nord del centro abitato si leva una torre alta 250 metri, quasi come la Tour Eiffel, scintillante. E’ il cuore della terza fase del gigantesco impianto solare Noor, “luce” in lingua araba, destinato a proiettare il Regno sceriffiano all’avanguardia nelle energie rinnovabili.
Entro vent'anni anche il sud dell'Europa avrà il suo deserto

Il Noor è il primo al mondo a concezione ibrida, in parte fotovoltaica e in parte a concentrazione solare. L’idea deriva dagli specchi usati da Archimede per incendiare la flotta nemica davanti a Siracusa. Attorno alla torre ci sono 7400 superfici riflettenti, piazzate su piattaforme alte dieci metri, ognuna grande come un campo da tennis, e in grado di inclinarsi per dirigere i raggi del sole con la giusta angolazione. Il campo solare si estende per 550 ettari. Il calore concentrato viene nella parte superiore della torre e produce vapore acqueo che a sua volta mette in moto le turbine per ottenere elettricità. La sezione a concentrazione solare, Noor III, ha una potenza di 150 megawatt, all’incirca un sesto di una centrale a gas standard. La sua particolarità è che può immagazzinare energia per sette ore dopo il tramonto del sole e quindi continuare ad alimentare al rete elettrica anche di notte.

In questo modo viene superato uno dei principali limiti degli impianti solari, e che cioè possono funzionare soltanto di giorno. L’intero complesso Noor, che quando sarà completata la quarta fase arriverà a 800 megawatt complessivi, è concepito proprio per ovviare a questo inconveniente e abbassare il costo per kilowattora. Lo stoccaggio termico dell’energia prodotta, in recipienti di sale fuso, è utilizzato sia nella sezione fotovoltaica che in quella a concentrazione solare. Il sito specializzato SolarPace ha calcolato che “il solare ibrido” potrà fornire elettricità a 7 centesimi di dollaro a kilowattora, un prezzo competitivo rispetto alle fonti fossili. Altri impianti fotovoltaici nel mondo usano batterie per conservare l’energia e poterla distribuire nelle ore notturne, ma i costi sono molto più elevati.

Il Noor III è il più grande impianto a concentrazione solare al mondo, situato in una delle regioni più adatte a questo tipo di fonte energetica. Il deserto attorno a Ouarzazate riceve una quantità di raggi solari impressionante, pari a 2635 kilowattora al metro quadrato all’anno, uno dei coefficienti più alti sul Pianeta. Questa esposizione è favorevole anche agli impianti fotovoltaici, il Noor I e il Noor II, che hanno di conseguenza un rendimento ottimale. L’intero parco solare coprirà, al termine della quarta fase, 2500 ettari di superficie. Il governo acquista il kilowattora, in base ai contratti, a 15 centesimi. L’investimento è quindi redditizio ma è un buon affare anche per tutto il sistema industriale ed economico del Marocco, privo di significativi giacimenti di idrocarburi e quindi costretto a importare gas e petrolio.

Il costo complessivo dell’energia prodotta con fonti fossili è stato calcolato in 30 centesimi al kilowattora. Anche per questo il Regno è deciso a portare la quota delle rinnovabili al 52% entro il 2030, dal 34% di oggi. Il solare e l’eolico giocheranno un ruolo decisivo, mentre l’idroelettrico è già ampiamente sfruttato. Ma il piano è ancora più ambizioso e punta a vendere elettricità anche in Europa, attraverso la connessione alla rete spagnola, al di là dei 14 chilometri dello Stretto di Gibilterra. Secondo uno studio dell’Universidad Autónoma di Madrid le rinnovabili “permetteranno al Marocco di esportare il suo surplus verso l’Unione europea” e fornire una spinta allo sviluppo. Nel rispetto dell’ambiente.