"Chi semina tramanda" è lo slogan di Coltivatori di Emozioni, la prima piattaforma di social farming italiana che attinge alle nuove tecnologie per salvaguardare il patrimonio agricolo nazionale. Il progetto è nato in Puglia nel 2016 e mira a creare una rete sostenibile per recuperare zone a rischio di abbandono e rilanciare tradizioni contadine in via di estinzione, riattivando le microeconomie locali e riqualificando le realtà rurali.
"L'Italia abbonda di eccellenze - dice Biagio Amantia, co-fondatore e responsabile marketing del progetto - ma oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali attualmente sono coltivati da poche aziende agricole di cui una su 4 è a rischio scomparsa". E poiché l'Italia abbonda anche di terreni agricoli abbandonati e, ultimamente, di giovani aspiranti agricoltori che tuttavia non trovano i mezzi e le occasioni per intraprendere un'attività nel settore, ecco l'idea: mettere in contatto queste realtà attraverso un modello che permetta di "adottare a distanza" i coltivatori custodi di questi patrimoni di conoscenza e tecnica. Un sistema rivolto tanto ai privati quanto alle imprese che tramite il sostegno a piccoli produttori selezionati possono contribuire a preservare le eccellenze del Made in Italy e partecipare a un nuovo processo di rivalutazione territoriale.
"Un tempo - osserva Amantia - si faceva materialmente, conservando semi preziosi in piccoli fagotti di carta o di tessuto che venivano passati da una generazione all'altra. E così avveniva per i terreni. Ora che la terra non si coltiva più, o comunque sempre meno, cresce, soprattutto fra i giovani, la voglia di recuperare e preservare quel patrmonio. E farne un futuro".
Nel paese con la più grande biodiversità agroalimentare della Terra - 55 siti patrimonio Unesco, oltre 5.000 prodotti alimentari tradizionali censiti, 299 specialità DOP e IGP riconosciuti a livello comunitario e più di 400 vini DOC l'agricoltura continua incredibilmente a perdere terreno minacciata dall’urbanizzazione, che solo negli ultimi vent’anni ha divorato 2 milioni e mezzo di ettari coltivati e dala fuga verso le città (circa 6000 borghi sono a rischio abbandono).
Ma come si fa, in pratica, a partecipare al progetto? Sul sito si trovano elencate tutte le aziende che partecipano all'iniziativa, dal Piemonte alla Sicilia, con le loro caratteristiche e i loro prodotti. Si può "adottarne" una a distanza scegliendo quale piccolo produttore e quale coltivazione sostenere. Ma si possono anche donare ore di lavoro e ricevere direttamente prodotti tipici di alta qualità restando sempre aggiornati sullo stato dell’azienda agricola sostenuta e sui raccolti futuri. Il sito ha anche un blog di informazione e divulgazione su temi agricoli e uno spazio dedicato alle aziende.
"L'Italia abbonda di eccellenze - dice Biagio Amantia, co-fondatore e responsabile marketing del progetto - ma oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali attualmente sono coltivati da poche aziende agricole di cui una su 4 è a rischio scomparsa". E poiché l'Italia abbonda anche di terreni agricoli abbandonati e, ultimamente, di giovani aspiranti agricoltori che tuttavia non trovano i mezzi e le occasioni per intraprendere un'attività nel settore, ecco l'idea: mettere in contatto queste realtà attraverso un modello che permetta di "adottare a distanza" i coltivatori custodi di questi patrimoni di conoscenza e tecnica. Un sistema rivolto tanto ai privati quanto alle imprese che tramite il sostegno a piccoli produttori selezionati possono contribuire a preservare le eccellenze del Made in Italy e partecipare a un nuovo processo di rivalutazione territoriale.
"Un tempo - osserva Amantia - si faceva materialmente, conservando semi preziosi in piccoli fagotti di carta o di tessuto che venivano passati da una generazione all'altra. E così avveniva per i terreni. Ora che la terra non si coltiva più, o comunque sempre meno, cresce, soprattutto fra i giovani, la voglia di recuperare e preservare quel patrmonio. E farne un futuro".
Nel paese con la più grande biodiversità agroalimentare della Terra - 55 siti patrimonio Unesco, oltre 5.000 prodotti alimentari tradizionali censiti, 299 specialità DOP e IGP riconosciuti a livello comunitario e più di 400 vini DOC l'agricoltura continua incredibilmente a perdere terreno minacciata dall’urbanizzazione, che solo negli ultimi vent’anni ha divorato 2 milioni e mezzo di ettari coltivati e dala fuga verso le città (circa 6000 borghi sono a rischio abbandono).
Ma come si fa, in pratica, a partecipare al progetto? Sul sito si trovano elencate tutte le aziende che partecipano all'iniziativa, dal Piemonte alla Sicilia, con le loro caratteristiche e i loro prodotti. Si può "adottarne" una a distanza scegliendo quale piccolo produttore e quale coltivazione sostenere. Ma si possono anche donare ore di lavoro e ricevere direttamente prodotti tipici di alta qualità restando sempre aggiornati sullo stato dell’azienda agricola sostenuta e sui raccolti futuri. Il sito ha anche un blog di informazione e divulgazione su temi agricoli e uno spazio dedicato alle aziende.