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Siberia, scoperto un nuovo cratere gigante nella tundra

Una voragine di 30 metri dovuta forse al metano sotto il permafrost. Da tempo il fenomeno dei "sinkhole" viene monitorato dai climatologi che studiano un nesso con i cambiamenti climatici

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Una nuova voragine profonda 30 metri e larga circa 20 metri si è aperta nella tundra siberiana. Il buco è stato scoperto quest'estate da una troupe televisiva russa che ha sorvolato l'area, dove dal 2013 se ne sono avvistati altri otto. Il primo era stato individuato nei pressi di un giacimento di petrolio nella penisola di Yamal, nel Nord-ovest siberiano.

Accade sempre più spesso che con lo scioglimento dei ghiacci emergano crateri (in inglese, sinkhole) formatisi sotto il permafrost, sui quali fioriscono da anni ipotesi e leggende tra le più fantasiose, dalla caduta di meteoriti fino all'atterraggio di Ufo. Gli scienziati ritengono in realtà che le voragini siano conseguenza dell'esplosione di bolle di metano intrappolate nel ghiaccio che, una volta sciolto, rivela le profonde aperture nel terreno. Un fenomeno noto da tempo ma in buona parte ancora avvolto nel mistero, che gli studiosi ritengono possa essere favorito dall'aumento delle temperature. A preoccupare gli esperti è anche il rilascio del gas nell'atmosfera che va ad aggiungersi alle emissioni di gas serra, contribuendo di conseguenza al global warming.

Ma non è dato sapere per certo come si formino questi crateri né quanti ne esistano, ha spiegato alla Cnn Evgeny Chuvilin, esperto di permafrost del Skolkovo Institute of Science and Technology. Anche perché spesso vengono individuati per caso ma non sempre segnalati dai pastori che portano le mandrie al pascolo dopo il periodo invernale. I buchi si riempiono poi d'acqua diventando laghetti nel giro di uno o due anni. Secondo Chuvilin "il gelo che precede un cratere di solito si forma abbastanza rapidamente e quindi è difficile che si possa osservare il fenomeno in atto. Quasi tutti i crateri sono stati scoperti quando la voragine ormai si era già aperta".