
Lipari, capodoglio intrappolato in una rete da pesca: le immagini subacquee del salvataggio

"Erano quattro - ci spiega al telefono - proprio come quando abbiamo liberato Spike. Ecco perché pensiamo che lì in mezzo ci possa essere anche lui, e che magari stia bene. Ora guarderemo le foto e capiremo" dice.
Quando gli esperti del Filicudi Wildlife Conservation si sono imbattuti nel giovane maschio di capodoglio di circa 11 metri, c'erano infatti "altri tre capodogli poco distanti che lo aspettavano. E' stato bellissimo: noi lavoravamo per liberarlo e loro aspettavano che lui li raggiungesse".

Il tuffo per salvare Spike
La scorsa settimana i biologi del Filicudi Wildlife Conservation, partner del progetto Life Delfi, stavano facendo monitoraggio nelle acque delle Eolie quando all'improvviso hanno avvistato il giovane capodoglio che aveva la coda "quasi immobilizzata da una grande massa creata dalla rete spadara attorcigliata" spiega Blasi. Lei stessa, nel tentativo di liberarlo, si è tuffata in acqua "per cercare di tenere alta la coda". Un primo tentativo in apnea, poi un altro dalla barca, ma il danno è subito apparso più complesso del previsto: "Non potevamo liberarlo senza aiuto: abbiamo chiamato la Guardia Costiera di Lipari e successivamente il Lipari Diving con esperti sommozzatori che ci hanno aiutato, lavorando con piccoli coltellini, a tagliare la rete senza far male all'animale".

L'operazione di salvataggio
L'operazione è durata quasi due ore. Il capodoglio intrappolato aveva un respiro con intervalli regolari di un paio di minuti. La rete probabilmente lo aveva trattenuto a lungo sott'acqua senza dargli la possibilità di emergere a prendere aria. "Questi grandi mammiferi devono farlo, hanno i polmoni come noi". L'esperta spiega che "il capodoglio era docile, calmo, sembrava collaborare - racconta Blasi - e soltanto un paio di volte ha dato piccoli segni di agitazione". Una volta liberato dalla massa della rete l'animale ha aspettato a lungo continuando a respirare in superficie, poi ha fatto perdere le sue tracce. "Era affaticato e la coda portava i segni della spadara", dice Blasi."Reti fantasma come muri per gli animali marini"
In questo periodo, spiega la presidente del Filicudi Wildlife Conservation, al largo delle Eolie stanno avvistando diversi cetacei: "Potrebbe essere dovuto al fatto che durante il lockdown il traffico marittimo è diminuito. Oggi abbiamo avvistato appunto quattro capodogli e ora dovremo capire se sono il gruppo di qualche giorno fa, Spike compreso. Sarebbe davvero splendido".Costiera amalfitana, a tu per tu col capodoglio: l'incontro è mozzafiato

Tra tursiopi e tartarughe marine, questo periodo dell'anno nelle acque siciliane è uno spettacolo, ma resta il terrore per le spadare e le reti fantasma, nasse che uccidono migliaia di animali e che, come nel caso di Spike, sono in grado mettere in pericolo la vita di qualunque organismo marino, dal più piccolo al più grande. "E' una maledizione - dice Blasi - perché sono come dei muri, muri illegali che bloccano e uccidono. L'Europa le ha messe al bando le spadare dal 1999. In Italia invece ci sono voluti decreti vari per vietare queste reti per spada e tonno, oggi finalmente del tutto illegali. Il problema è che i pescatori continuano ad usarle".
Lipari, capodoglio impigliato in rete illegale salvato da volontari e guardia costiera
Capodoglio intrappolato nella morsa di una rete da pesca illegale al largo dell'isola di Lipari in Sicilia. L'esemplare, un maschio giovane, è stato rintracciato dai volontari di Filicudi Wildlife Conservation, partner del progetto Life Delfi, nel corso di una delle uscite di monitoraggio delle acque. Il team della nota associazione siciliana ha subito allertato la macchina dei soccorsi, e per salvare il capodoglio sono intervenuti i militari della Guardia Costiera di Lipari. Il primo tentativo di liberare il cetaceo tagliando le reti che bloccavano la pinna caudale non è stato risolutivo, solo successivamente con il supporto del Lipari Diving il capodoglio è stato liberato dalla rete derivante illegale usata per la pesca del tonno e del pesce spada, il cui utilizzo è vietato severamente. L'obiettivo principale del progetto europeo Life Delfi, coordinato dal CNR (Consiglio Nazionale Ricerca) e tra cui i partner c'è Legambiente, è proprio quello di ridurre le interazioni tra i cetacei, in particolare i delfini costieri (Tursiops truncatus) e la pesca professionale. Spesso questi esemplari restano vittime di catture accidentali con gravissime conseguenze. Dai dati raccolti sono in media 200 i delfini spiaggiati ogni anno in Italia. Life Delfi, cofinanziato dal programma Life dell'Unione Europea, mira a coinvolgere i pescatori in attività di formazione con l'obiettivo di implementare tecniche di pesca meno impattanti per l'ecosistema marino. "Gli altri membri del gruppo sorvegliavano a distanza il capodoglio Spike nella speranza di vederlo muoversi e immergersi. Dopo circa un'ora sono spariti - dichiara Monica Blasi, presidente di Filicudi Wildlife Conservation, presente all'intervento -. Il capodoglio intrappolato aveva un respiro con intervalli regolari di circa due minuti, dopo la sua liberazione la respirazione è migliorata. Crediamo abbia bisogno di riposare parecchio a galla prima di immergersi. Non abbiamo la certezza che se la caverà purtroppo. La rete derivante è una trappola mortale per cetacei e tartarughe marine. Trattiene l'animale sott'acqua senza consentirgli di venire a galla a respirare. Si ringraziano tutti quelli che hanno contribuito a salvare questa vita, la Guardia Costiera di Lipari e Lipari Diving in primis, un grandissimo lavoro di squadra".
Le calano di notte e le riprendono all'alba. Enormi reti in cui a volte vengono ritrovate caretta caretta, delfini, perfino capodogli intrappolati, appunto. "Questa zona purtroppo non è ancora un Area marina protetta e qui, a causa della sovrapesca, ormai c'è poco pesce. Contiamo una comunità di appena 42 tursiopi e senza dichiarare quest'area protetta potremmo perdere anche loro, visto che il pesce scarseggia. Adesso grazie al nuovo progetto europeo Life Delfi speriamo di avere più risorse per portare avanti incontri di dialogo con i pescatori, per far capire l'importanza della conservazione".

Il problema è che spesso "se ne infischiano delle multe per l'uso delle spadare. Una multa si aggira sui duemila euro: se riescono a pescare un paio di tonni rossi di almeno 300 chili, si sono già ripagati la multa e ci hanno pure guadagnato. Servono regole più severe per chi usa le spadare o altrimenti altri Spike resteranno intrappolati nelle reti, rischiando la vita".