
Trentino, in volo sul ghiacciaio Presena: senza teli termici la neve è scomparsa

"L'idea dei teli - spiega il presidente della società Carosello, Davide Panizza - è nata a partire da un programma sperimentale con le università di Trento e di Milano per ridurre o comunque diminuire l'ablazione. Hanno la funzione di mantenere una temperatura inferiore al di sotto, riflettendo la luce solare e riducendo così la temperatura della neve: li stiamo applicando dal 2008 con ottimi risultati".
Teli e cannoni sparaneve
Di solito i teloni vengono stesi al termine della stagione sciistica, a fine maggio, ma quest'anno il coronavirus ha ritardato tutto. La strategia anti-scioglimento non si limita però ai soli teli estivi. A partire dall'autunno, non appena le temperature lo permettono, viene attuata l'altra fase del programma con la superficie nevosa che viene incrementata attraverso cannoni sparaneve di ultima generazione. L'innevamento programmato utilizza l'acqua di un adiacente bacino idrico naturale. Il processo dura fino a marzo inoltrato e serve a proteggere il ghiaccio sottostante. Lungo tutto il ghiacciaio vengono collocati dieci cannoni sparaneve con una portata oraria di 220 metri cubi. La spese media annua tra gestione e manutenzione, supera i 420 mila euro.

Il progetto, nato grazie alla collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento che finanziava i teli e la produzione della neve, dal 2015 prosegue per iniziativa della società Carosello che ha progressivamente esteso, negli anni, la superficie di ghiacciaio coperta dai teli. Erano 40.000 m² nel 2014 e poi 46.700 m² del 2015, 60 mila m² del 2016, 65 mila m² del 2017, 80 mila m² nel 2018 e addirittura 100 mila m² nell’estate 2019. In media, lo spessore di ghiaccio che rimane sotto i teli alla fine dell’estate si aggira sui 2,5/3 metri.