Simon Croux, il ragazzo che non può stare lontano dalle montagne
di GUIDO ANDRUETTO
La storia de giovane campione e sciatore freeride, scalatore e arrampicatore, erede di una storica famiglia di guide alpine
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Simon Croux
Simon Croux è uno degli sciatori freeride italiani più quotati a livello internazionale. Ventenne valdostano, originario di Courmayeur, è l'erede di una storica famiglia di guide alpine. Con l'emergenza sanitaria e il lockdown anche lui è bloccato da oltre in un mese in casa. Per il momento si limita a guardare le sue montagne da lontano, nella speranza di tornare presto a scalarle. Amante della montagna in tutte le sue diverse espressioni, dall'alpinismo all'escursionismo, dall'arrampicata allo sci, Simon è il nipote di Enrico Croux, una persona molto conosciuta per la sua attività nella baita Chez Croux al Col Checrouit. Il bisnonno, Eliseo Croux, grande guida alpina, è ricordato per la prima salita della Cresta di Tronchey sulle Grandes Jorasses completata nel 1936 con Titta Gilberti. "La montagna è il mio mondo fin da piccolo. Pur stando per la maggior parte del tempo in paese, continuavo a guardare le cime, a interrogarmi se sarei potuto arrivare lassù, mi chiedevo che cosa ci fosse su in vetta, avevo voglia di scoprirlo. Vivere in questo luogo, alle pendici del Monte Bianco, mi ha portato a scoprire e praticare tutti gli sport legati a questo ambiente. Sono partito dallo sci, la mia passione di sempre. Poi Anna Torretta, guida alpina e cara amica, mi accompagnò una volta ad arrampicare in palestra indoor a Dolonne. Scoprii l'arrampicata, che è un grande amore anche oggi. Sono poi passato a scalare le montagne. Escursionismo ed alpinismo sono tutte attività integrate nel nostro ambiente. Non vedo l'ora di tornare a camminare e a scalare in montagna". Simon scia fin da piccolo, ha fatto lo sci club e da ragazzo è passato al freestyle e al freeride. Poi sono arrivate le gare di freeride e il Freeride Junior Tour, i risultati, l'ottavo posto alla finale mondiale a Big Sky negli Stati Uniti. Quando questa emergenza per l'epidemia sarà archiviata o quasi, tornerà ad andare in montagna. Magari andrà fino in cima all'Aiguille Croux, per festeggiare.
"Nel agosto del 1900 Joseph Croux e Hugo Croux realizzano la prima ascensione dell'Auguille Croux per la parete sud ovest e la cresta sud - scrive Mauro Opezzo del Rifugio Monzino - l'Aiguille Croux è una montagna perfetta per l'avvicinamento all'alpinismo di alta montagna. Situata nel cuore del massiccio del Monte Bianco gode di un panorama spettacolare sul suo versante più selvaggio. La via Cheney, una delle più ripetute, presenta difficoltà classiche su roccia fino al V grado. È percorribile con gli scarponi e con 3-4 friend, rinvii ed un paio di fettucce. La discesa avviene in corda doppia. Di solito, fino a metà stagione è consigliato avere con sé anche un paio di ramponi leggeri. Per i meno esperti è consigliabile farsi accompagnare da una guida alpina. Consigliamo di salire il primo giorno al Rifugio Monzino e pernottare lì e il mattino seguente salire la via con molta tranquillità". La speranza di schiarite dopo questa tempesta è un piccolo segno della vita che non si spegne, ma va avanti, in modo diverso ma continua. La montagna ci aspetta, hanno scritto in tanti in queste settimane. Anche Simon Croux lo sa e per questo guarda le sue amate montagne tutte le mattine dalla finestra di casa.